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E' la vita, Joy
di Nell Dunn

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    Casa Editrice: Sonzogno - 128 pagine
    Disponibile in formato ebook




  • Genere: Narrativa straniera

    Trama:
    Londra, anni Sessanta. Joy, detta Fiorellino, porta una finta coda di cavallo bionda, ha gambe magre su scarpe di camoscio dai tacchi alti, il corpo esile, i seni grossi. Non esce di casa senza le sue ciglia finte e i riccioli alla Cleopatra sistemati dietro le orecchie. A vederla passeggiare per strada guardando le vetrine, scherzando con le amiche, facendo battute sugli uomini, non si direbbe che la sua è una vita di stenti, costellata di guai. Si è sposata presto, Joy, con un rapinatore, attratta dall'avventura e dai soldi facili. Invece i soldi un giorno ci sono e quello dopo no. E quando suo marito finisce in prigione lei, rimasta incinta del piccolo Jonny, è costretta a crescerlo da sola. Eppure Joy non si arrende, anche perché a ventidue anni è ancora troppo giovane per rinunciare all'amore. Allora arriva Dave, di nuovo un poco di buono, così più affettuoso e divertente del marito da farla sentire una regina anche quando se ne stanno soli tra quattro mura a fumare, suonare la chitarra o ascoltare le hit preferite alla radio. D'altra parte, poco importa che sia Dave il vero amore: quando le cose si mettono male anche per lui, povero cristo, ancora una volta Joy non intende rassegnarsi. E ora, più di prima, dovrà imparare ad arrangiarsi da sola, tra lavoretti precari, storie di una notte, sogni a occhi aperti, scelte difficili, ma anche la forza e la testardaggine di imparare

    Commento:
    Leggere "E' la vita, Joy" è stato come scartare e gustare una caramella agro-dolce.
    Joy, Joysy, è la protagonista del romanzo ed è raffigurata al lettore attraverso la descrizione degli abiti che veste, delle acconciature posticce con cui si agghinda, della femminilità che emana il suo corpo; appare appariscente, svolazzante, fluttuante, colorata e frivola, è soprannominata Fiorellino, Campanellino, o Raggio di sole. Dolce e deliziosa, ma per tutto il romanzo avrei voluto fosse diversa.
    Conduce una vita disagiata, all'insegna dei guai, delle ristrettezze, delle delusioni. Ha ventuno anni e un figlio neonato, Jonny, cui badare da sola. Per il piccolo e per se stessa sogna un'esistenza agiata, con un'auto, un cottage, bei vestiti; vorrebbe una bella casa, vorrebbe calore. Joy s'impegna nel perseguire i suoi traguardi, cerca di cambiare, reinventarsi, emanciparsi, autoaffermarsi, ha un gran cuore e tanta bontà d'animo, ma sogna ad occhi aperti. Insegue desideri sostanzialmente effimeri, attraverso mezzi altrettanto superficiali e ingenui, talvolta anche spregiudicati e illeciti, ma soprattutto oscilla: combatte per la propria felicità e per trovare il suo posto nel mondo, rivendica la sua indipendenza e la sua libertà, ma poi si affida, dipendendone del tutto, agli uomini della sua vita o a quelli che incontra lungo il suo cammino, e ne diventa vittima.
    L'oscillazione di Joy tra dubbi e desideri è magistralmente sviluppata attraverso la narrazione del testo che procede alternando la voce dell'autrice alla voce della stessa Joy. Joysy si esprime nel flusso dei suoi pensieri semplici e innocenti, attraverso le lettere che scrive, un concentrato di errori grammaticali e slang, e le canzoni che ascolta, romantiche e cult anni Sessanta. Tramite una scrittura diretta, scorrevole e asciutta, la protagonista risulta un personaggio ben costruito, accuratamente dettagliato nelle sue sfaccettature di donna, ma stereotipico, sia a livello psicologico che nel susseguirsi delle vicissitudini in cui intercorre. Del romanzo, non ho, infatti, trovato avvincente Joy in se stessa o la trama, quanto l'amarezza e la desolazione che le scelte della protagonista mi hanno fatto insorgere. Il senso di disagio, la voglia di rivalsa e il sentimento di abbandono non mi hanno lasciato neppure per una pagina.
    Ho capito, così, che la bellezza del libro sta nel suo contrappeso: la lettura leggera e scorrevole del racconto nasconde la drammaticità dell'esistenza. E' un romanzo che fa riflettere. Apparentemente retrò, si svela moderno nel farci porre davanti ai nostri sogni con un atteggiamento più consapevole e sicuramente differente e scostante rispetto quello di Joy. Permette al lettore di soppesare meglio i propri desideri e di domandarsi se il modo in cui li persegue e la natura di cui sono pervasi siano futili e frivoli, perché l'esistenza non è fatta di sogni, non è solo felicità priva di sofferenza: "E' la vita, Joy".
    (Valentina Macor)



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