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MUSSOLINI finto prigioniero al Gran Sasso
di Vincenzo Di Michele


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  • Genere: Storia

    Trama:
    Ai primi degli anni Sessanta in un'Italia assorta da ben altre problematiche, una sensazionale rivelazione pubblicata dalla rivista «Storia Illustrata», passò del tutto inosservata.
    "Che tutto il servizio di sicurezza e di sorveglianza intorno a Mussolini funzionasse bene e severamente - lassù a 2130 metri d'altezza - non si può certo dire. Quelle giornate tra il 28 agosto e il 12 settembre hanno avuto anche alcuni strascichi giudiziari per cause intentate dal tenente Faiola contro Alfonso Nisi, un grosso armentiere di Bracciano ed ex amico dell'ufficiale, il quale ebbe a dichiarare che Mussolini a Campo Imperatore: poteva fare quel che gli pareva e piaceva, vedere gente, ricevere e inoltrare lettere clandestine, e che, insomma, la sorveglianza non era né stretta né efficace. Sta di fatto che il Nisi, tanto per dirne una, si trovò presente al momento della liberazione di Mussolini, e che la sua presenza lassù era certamente indebita". Nei fatti, in quel 12 settembre del 1943, gli agenti di custodia non opposero alcuna resistenza all'esercito tedesco atterrato con gli alianti a Campo Imperatore per liberare il Duce. Eppure, il tenente Faiola - comandante dei carabinieri al Gran Sasso - fu encomiato per la sua piena aderenza alle disposizioni impartite.
    E ancora, sussisteva concretamente la possibilità di intraprendere la via di fuga verso il versante teramano giacché nello stesso albergo erano ospiti, e per di più da alcuni giorni, dei personaggi - grazie a un invito del Faiola - in grado di portare Mussolini verso luoghi più sicuri.
    Addirittura, a soli 30 minuti di marcia, c'era anche un altro rifugio ancor più strategico e affidabile, tra l'altro proprio in uso all'Aereonautica Militare. Infine, un'analisi di Alvise Valsecchi, su un ponderato dimensionamento storico dell'intervento delle forze germaniche.

    Commento:
    Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso: un titolo che non può non destare immediata curiosità.
    Tutti abbiamo infatti studiato a scuola che Mussolini, dopo la sua destituzione, fu imprigionato nell'albergo di Campo Imperatore, ad oltre 2000 metri di quota sul massiccio del Gran sasso, da dove fu liberato la mattina del 12 settembre 1943 con una audace azione ad opera di un commando di militari tedeschi che decollarono con un piccolo aereo portandolo via verso la Germania.
    E allora perché si parla di "finto prigioniero"?
    Ce lo spiega Vincenzo Di Michele, scrittore e giornalista romano, dopo aver scrupolosamente esaminato tutta la documentazione esistente sull'avvenimento, e le testimonianze delle tante persone che, anche casualmente, erano presenti quel giorno in quei luoghi. Fra questi, in particolare, Alfonso Nisi, cugino del padre dell'autore, originario di Fano Adriano, paese del versante teramano del Gran Sasso e residente a Roma, dove aveva avuto modo di conoscere e frequentare sia il Duce, sia il tenente dei Carabinieri Faiola, che si occupava della sua sorveglianza durante la prigionia.
    Così, grazie alle tante preziose informazioni raccolte, Di Michele demolisce la tesi ampiamente precostituita e propagandistica dell'impresa eroica del commando, diffusa immediatamente dai tedeschi con dovizia di particolari per motivi politici e militari, considerata attendibile per molti anni anche dopo la fine della guerra.
    Questo volume, corredato da una notevole quantità di foto d'epoca e riproduzioni di documenti originali, costituisce quindi un pregevole esempio di come la conoscenza degli avvenimenti storici, anche quelli più importanti, possa e debba essere approfondita mediante l'esame di ogni elemento utile, fino a svelare, a volte, una verità alternativa rispetto a quella ufficialmente riconosciuta fino a quel momento.
    (A.S.R.)

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