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Genere: Spettacolo

Trama:
"Ecco - diceva Cesare Garboli - quello che a volte ci manca quando si sente parlare di Carmelo Bene in maniera dotta e molto impegnata, oggi, è quell'esperienza degli anni '60 che, per chi andava a teatro, vedeva non solo qualcosa di straordinario un attore geniale, ma la risata (non perché faceva il comico), una risata liberatoria, di uno che faceva piazza pulita, distruggeva montagne di carta in un colpo di mano. Non solo prendeva in giro i critici o le persone che pensavano di avere cultura (avendone dieci volte di più lui), stralciando soprattutto il resto dell'intellettualità italiana, ma faceva proprio piazza pulita di forme, valori, pseudovalori culturali. Per questo è importante tornare a riflettere sull'operato di Carmelo Bene, il quale è da considerare un fenomeno culturale del XX secolo."

Commento:
Un giovane ricercatore del DAMS, Antonio Zoretti, ha prodotto un importante e originale studio sul rapporto fra l'azione teatrale di Carmelo Bene e la sua voce, spiegando come quel suo timbro e la sua risata assumessero una funzione liberatoria.
Si tratta in questo senso di uno studio inconsueto sulla sonorità "de-pensata", sul rapporto tra parola scritta ed emissione fonetica. Allegando al volume un gruppo di testi finora inaccessibili, Zoretti riesamina nel suo insieme quella che potrebbe essere definita la summa theologica di Carmelo Bene, una "filosofia poetata sposata sulla ritmica".
Già dalle pagine introduttive del volume si ha netta la sensazione di essere di fronte a un lavoro di altissimo livello, che riesce a soddisfare lo specialismo culturale di lettori attenti e le curiosità biografiche del personaggio-attore.
Non è casuale ricordare a questo punto l'amicizia di un filosofo singolare come Gilles Deleuze, il suo rapporto con lo stile di Carmelo Bene e con il percorso che si compie attraverso le critiche della forma. La voce è il medium tra il corpo dell'attore e lo sguardo dello spettatore, una voce eidetica, e il libro ne ripercorre i passaggi chiave.
Come non ricordare la presenza di quella cultura dell' "eccesso" che riconosciamo attraverso Sade e Lacan? Davvero il lettore è invitato ad addentrarsi in una foresta e a saper trovare la sua strada.
(Attilio Mangano)



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