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Genere: Storia e Informazione

Trama:
"Il 27 gennaio 2012, in occasione del "Giorno della Memoria" della Shoah (ovvero dello sterminio del popolo ebraico), alcuni autori del sito letterario NetEditor.it, aderendo all'iniziativa online lanciata dal collega Piero Partiti, hanno inviato racconti, poesie e riflessioni per commemorare non solo il tragico eccidio nei campi di concentramento ma anche (come recita la legge italiana n. 211 del 20 luglio 2000 che ha istituito la storica ricorrenza) "le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati."
Dall'iniziativa, che ha riscosso una notevole partecipazione, è nato poi questo libro: un'antologia di opere destinate alla "testimonianza". Opere che, una volta di più, nel loro piccolo, ci rammentino quel che è accaduto dietro i cancelli e i fili spinati di Auschwitz e degli altri purtroppo famosi campi di sterminio. Perché non se ne perda mai il ricordo. Perché le generazioni future sappiano a cosa è potuto arrivare l'uomo in uno dei periodi più bui della storia dell'umanità".

Commento:
E' un libro che inizia spiegando che la Repubblica italiana riconosce il 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, come Giorno della Memoria, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
Nella pagine successive 15 racconti e 30 poesie celebrano questo giorno. Sono racconti di sopravvissuti, di parenti, di amici, di chi ha conosciuto qualcuno che è stato in un campo di concentramento, sono racconti di dolore: "forse il sole non era più il sole di una volta, e non riusciva più a scaldarci. Forse la gente non era più gente, e aveva dimenticato di essere gente. Avevano dimenticato di essere uomini e donne. Forse Dio si era dimenticato di noi e non aveva più voglia di occuparsi dei propri figli" (Bruno Panebarco).
In ogni storia è molto evidente quanto l'essere umano sia stato privato della propria dignità, pur mantenendo accesa la speranza di poter tornare alla propria vita. Molto forte è anche la voglia che rimanga la memoria di ciò che è stato vissuto, l'idea che raccontando e testimoniando il dolore e le atrocità dell'olocausto, le generazioni future possano davvero evitare il ripetersi di una tragedia di tale portata.
Allo stesso modo, le poesie parlano di dolore ma anche di speranza in un mondo migliore, in un'umanità più bella; sembra quasi un coro rivolto al lettore, una preghiera per non dimenticare, non soltanto nel Giorno della Memoria, ma mai più:
"Ho visto.
Io che non conoscevo
ho visto.
Io che non sapevo
ho visto.
Io che non immaginavo
ho visto."
(Max Poncina)

(Benedetta Gigli)



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