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Genere: Romanzo storico

Trama:
Un antico manoscritto viene ritrovato nel caveau della Banca d'Inghilterra. Si tratta delle memorie di Francesco Claudio Maria Bonetti, avventuriero siciliano tra realtà e leggenda vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento. Personaggio dalle mille identità, scaltro e dotato di una parlantina che stordisce, dopo aver navigato come pirata su due oceani conquista il trono del Madagascar, al termine di una incredibile, eppure storica, catena d'eventi.
Dalla Sicilia a Gibilterra, dal Capo di Buona Speranza alla corte di Tananarive, le sue gesta rocambolesche lo portano ad accumulare una fortuna che, si dice, ammonterebbe a 75 milioni di sterline. Una favolosa eredità che i discendenti del "re bianco", oggi sparsi in tutto il mondo, aspettano ancora di riscuotere.

Commento:
Recensione di Aldo Di Leo

La vicenda narrata in questo romanzo può essere letta a vari livelli. Ci si può divertire seguendo le rocambolesche avventure di Francesco Claudio Bonetti (il presunto "re bianco del Madagascar", un cialtronesco anti-eroe post-salgariano), sorridere delle sue rutilanti trovate, compiacersi delle colossali mistificazioni con cui egli affronta, e puntualmente sbaraglia, i suoi nemici su due oceani e tre continenti.
Più in profondità, tra le pagine di questo "Re bianco" si possono intravedere squarci di un mondo misterioso ed esotico, il Madagascar tra il XVIII e il XIX secolo, con le sue mille etnie, le stravaganti credenze religiose e le complicatissime culture, una terra talmente remota e lontana dalla narrazione storica occidentale da configurarsi quasi come un pianeta alieno.
Infine, soffermandosi sul alcuni passaggi del romanzo, è anche possibile cogliere riflessioni su temi "alti" quali i meccanismi e il fardello del Comando, le abiezioni secolari del Colonialismo, ma anche il misconosciuto potere della Parola e la liceità di cambiare, con essa, il mondo.
Per stile e ambientazioni, il romanzo ricorda le opere di Wilbur Smith, del già citato Emilio Salgari, ma anche di classici scrittori d'avventura quali Conrad e Coloane. La tecnica narrativa utilizzata dall'autore è il Diario, o meglio le Memorie, scelta che consente di imbastire una struttura "circolare" (le ultime pagine riconducono con precisione da compasso alle prime) e soprattutto di caricare la voce dell'io-narrante di un fatalismo e di un'amarezza quasi cosmica.
Notevole a questo proposito il passaggio in cui il protagonista, tirando le somme dei suoi settant'anni, mette in bocca al Fato questo epitaffio: "Io sono la forza, sono la volontà e il destino, e me ne sbatto di tutto ciò che hai fatto illudendoti di comandare la tua vita. Per quanto tu abbia sofferto, costruito, ansimato e combattuto, quando io giungo cancello tutto, e delle tue grandi imprese lascio solo fango informe sulla piana della Storia."
Tirando a mia volta le somme, Il Re bianco del Madagascar è una lettura che consiglio ai cultori dei romanzi storici, agli appassionati d'avventura, e a tutti coloro che in un libro vogliono trovare un momento d'evasione ma anche un'occasione per emozionarsi e per vivere un sogno. Buona lettura.
(Recensione fornita dall'autore)



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