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Genere: Saggi

Trama:
"Tra i pregi e i punti più importanti della ricerca direi che Andrea Muni è riuscito a entrare nella logica dell'ermeneutica della Ducci, nella comprensione del suo accostarsi e rapportarsi sia ai filosofi antichi menzionati, sia a filosofi medievali come S. Tommaso e Boezio, che a filosofi moderni e contemporanei come S. Kierkegaard, M. Buber, F. Ebner e C. Fabro. In merito di A. Muni, devo anche dire che poche volte ho trovato una tesi così ricca di spunti e di confronti critici, positivi e costruttivi. Inoltre, A. Muni fa leva della sua erudizione nel dimostrare con padronanza la conoscenza di filosofi di ogni tappa storica".

Commento:
Il saggio di Andrea Muni - tesi di dottorato presentata a Roma nel 2012 presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Antonianum - ci introduce al pensiero di un'autrice sconosciuta ai più: Edda Ducci. Ed in particolare analizza due temi ducciani ricorrenti, quello di libertà e quello di legge, poiché, come sostiene l'autrice, lo scopo dell'educazione è rendere liberi. L'unica finalità della filosofia deve essere, infatti, quella di difendere e promuovere la libertà interiore dell'uomo da qualunque cosa possa appesantirne, abbrutirne o modificarne la sua bellezza interiore, vale a dire con l'unico compito di "umanare" l'uomo, di liberarne l'anima dalle cattive seduzioni del mondo sensibile, dalle tante tentazioni di rivolgersi, anziché al bene infinito, ai beni finiti... In questo modo tutta la pedagogia verrebbe ad essere filosofia, senza nessuno spazio per le scienze dell'educazione. Libertà, quindi, come rispetto degli altri e legge, come insieme di regole morali che ogni individuo sviluppa nel suo interno (la legge è dentro di noi).
Il lavoro di Muni - particolareggiato, approfondito e ben documentato nonostante la difficile reperibilità di molte pubblicazioni ducciane - dopo una breve nota biografica che si propone di contestualizzare il pensiero della Ducci (con attenzione particolare agli anni Sessanta), procede all'analisi di esso con un lungo viaggio attraverso le fonti antiche (Sofocle, Aristotele e Platone) e moderne (Corallo, Tincani e Fabro) alle quali la Ducci ha attinto in continuazione.
Un obiettivo ambizioso, dunque, quello di descrivere in maniera sistematica un pensiero che sistematico non è, offrendo un percorso di lettura della filosofia dell'educazione di Edda Ducci (1929-2007), prima donna a ricoprire in Italia la cattedra di Filosofia dell'Educazione.
Spaziando da Sofocle ad Aristotele, dalla Tincani a Fabro, Muni traccia un filo conduttore all'interno del pensiero della Ducci, dimostrando un lavoro certosino nel recuperare fonti che spesso l'autrice (forse anche per la sua formazione ed ispirazione fortemente cateriniana) tace e dimostrando altresì la capacità estrema di spaziare senza difficoltà (ed anzi con indiscutibile padronanza) da Boezio a Sofocle, da Platone a Kierkegaard.
Tutta la filosofia dell'educazione ducciana risulta essere un continuo alludere e rimandare ad alcuni maestri del pensiero, primo fra tutti Platone. Particolarmente avvincente e ricca di spunti di riflessione e approfondimento è l'interpretazione che l'autrice fa del mito della caverna platonico, letto come processo di attivazione dell'umano... L'uomo, senza una adeguata accensione, non tende alla visione del sole e al veder l'uomo alla luce di esso, ma a diventare un grande esperto di ombre. Un maestro, Platone, che la Ducci conosce profondamente. Come scrive lei stessa, per comprendere la sua filosofia dell'educazione, bisogna intendere Platone, e per intendere Platone serve conoscere il greco e le linee del suo pensiero e questo costituisce probabilmente il limite più grosso della filosofia ducciana, che risulta essere estremamente élitaria e destinata solo a chi ha gli strumenti per poterla leggere e comprendere in toto. Un glossario ed una ricca bibliografia completano un volume, già di per sé denso di spunti di approfondimento, destinato tuttavia solo ad addetti ai lavori o ha chi ha effettuato studi classici.
(Raffaella Galluzzi)

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