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Un'eredità imbarazzante
di Domenico Cocozza Francesca Chiesa

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    Casa Editrice: Brè Edizioni - 162 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Humor / per adulti

    Trama:
    Un'eredità imbarazzante è il titolo di un romanzo umoristico che ha come fulcro della narrazione l'epopea che quattro fratelli si trovano ad affrontare dopo aver scoperto, con loro grande sorpresa, di essere stati nominati per voce del notaio Attilio Brambilla, quali unici eredi della fortuna della defunta zia Emy, donna dalla personalità forte e sensuale, ma ancor di più arguta, ironica, salace e dall'animo buono. Zia Emy, stupisce i nipoti con un lascito imbarazzante, che altro non è che l'epilogo di una vita totalmente vissuta sopra le righe: l'eredità consiste in una preziosa lucerna d'oro con una forma alquanto inconsueta, impreziosita da brillanti, rubini, zaffiri e smeraldi. Un bizzarro manufatto del valore di quattro milioni di euro, ma per un uso invero imbarazzante, e che porterà i quattro giovani: Gennaro, Michele, Totò e Barnaba, in un caleidoscopio di avvenimenti grotteschi dai toni parossistici e maliziosi, pur di aggiudicarselo. Quattro uomini, quattro caratteri, quattro debolezze, ma anche personalità ben distinte che mostreranno al lettore come di fronte ai soldi anche il più integerrimo è disposto a calarsi le braghe. Si ride, si piange, si suda in un susseguirsi di emozioni grazie alla surreale caccia al tesoro alla quale zia Emy, tramite il fidato amico notaio Brambilla, ha invitato a partecipare gli amati nipoti.

    Recensione:
    Un libro ironico e licenzioso, dove il sesso offre lo spunto per riflettere su vari temi, anche importanti, oltre che a divertire.
    "Un'eredità imbarazzante" è un'opera per adulti, che colpisce per la sua profondità, per i ganci che offre in modo da essere testo di denuncia sociale e che non si può ritenere avere uno scopo erotico.
    E' uno schiaffo alle idee antiquate, al perbenismo, a chi giudica, condanna e magari in segreto fa di peggio.
    La scrittura a quattro mani degli autori funziona: è scorrevole, incuriosisce, fa sorridere. Magari si potevano evitare determinate ripetizioni, per fare un esempio pratico, mi riferisco alla descrizione dell'oggetto lasciato in eredità. L'idea mentale si forma subito, ed è irriverentemente simpatica, soprattutto confrontata ai destinatari del dono. Insistere sulla sua forma dopo un po' stanca e non aggiunge nulla, perché lo scopo era stato concretizzato con la giusta chiarezza, da subito. L'uso poi di parole non proprio elevate, sebbene, purtroppo, facciano parte della lingua corrente, è a mio parere un altro neo: si può scegliere una forma più corretta, che risulta elegante, in ogni contesto, senza togliere forza alla frase.
    Particolarmente apprezzata è la caratterizzazione dei personaggi: c'è cura, attenzione, e le figure descritte assumono identità e spessore. Alcune sono imperdibili, come la zia Emy, la cara estinta che si dimostra molto presente grazie all'impostazione della trama che ci permette di incontrarla in gioventù e ripercorrerne le tappe fondamentali di vita. Emy è avanti in tutti i sensi: moderna, intelligente, sagace. Sa sfruttare le occasioni e i suoi talenti, tutti. Vuole raggiungere una meta e va avanti con fierezza. Possiede cuore, non è arida o gretta, è una protagonista che si ama, alle sue gesta si applaude, con orgoglio altroché.
    Attraverso lei, il romanzo fa una disanima della società maschilista, dei comportamenti che sono ritenuti giustificati, in alcuni ambienti anche incoraggiati e considerati giusti, segnale di decisione, virilità, carattere, da maschio alfa votato al successo. Impensabili in una donna, disdicevoli. Basti pensare che un uomo con molte conquiste è un acclamato Casanova, se lo fa per mestiere un edulcorato gigolò; se è la donna ad avere avventure, per volontà, occasione, divertimento o altro è solo e sempre una disprezzata puttana (e qui la parola è volutamente diretta, perché così viene usata).
    Emy riesce a fare anche della morte un'occasione: rendendo eredi di una fortuna i suoi quattro nipoti maschi. Da una parte un regalo, una caccia al tesoro, dall'altra un modo inusuale, ma efficace di dare una lezione, infondere insegnamenti ed ottenerne, si spera, dei cambiamenti positivi.
    Un testo con un ritmo sostenuto, boccaccesco, con evoluzioni a tratti grottesche e surreali, che non stonano, ma danno un'imprevedibilità deliziosa. Tante le sorprese che fanno venire voglia di sapere come andrà a finire, chi si aggiudicherà l'eredità e cosa guadagneranno tutti, se non in denari, in emancipazione e crescita personale.
    "Un'eredità imbarazzante" va letto nella sua ottica di particolarità, con la sua leggerezza, per coglierne il messaggio che è portato avanti fino in fondo e meritorio di essere assorbito.
    (Tatiana Vanini)

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