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MIA MADRE E' UN FIUME
di Donatella Di Pietrantonio


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  • Genere: Narrativa

    Trama:
    Il racconto poetico e indimenticabile di un amore tra madre e figlia "andato storto da subito". Un romanzo potente e vitale, in cui le vicende personali si uniscono alla storia corale di un'Italia contadina, ritratta dagli anni di guerra fino ai nostri giorni. Quando Esperia mostra i segni di una malattia che le toglie la memoria, è tempo per la figlia di prendersi cura di lei e aiutarla a ricostruire un'identità smarrita. Inizia così, giorno dopo giorno, il racconto di un passato dal quale riaffiorano ricordi dolcissimi e crudeli, riprendono vita le figure dei familiari e degli abitanti della piccola comunità montana che le ha viste nascere e crescere entrambe. In un Abruzzo luminoso e aspro, che affiora tra le pagine come una terra mitologica e lontana, le fatiche della campagna, l'allegria dei matrimoni, la ruvidezza degli affetti, l'emancipazione dall'analfabetismo e la fine della sottomissione femminile si intrecciano al racconto di una lenta metamorfosi dei sentimenti in un indissolubile legame madre-figlia che oscilla tra amore e odio, nostalgia e rifiuto.

    Commento:
    Ambientato in Abruzzo, terra natia dell'autrice, Mia madre è un fiume rappresenta il romanzo d'esordio di Donatella Di Pietrantonio che, con una scrittura semplice, fine e molto poetica, riesce immediatamente a farsi notare. La trama è molto intensa e va a toccare temi difficili, riuscendo però a parlarne con dolcezza e senza alcuna superficialità.
    Esperia, a causa dell'atrofia cerebrale, inizia ad accusare vuoti di memoria con conseguente perdita dei ricordi, delle conoscenze acquisite e addirittura di se stessa, non più memore nemmeno di chi era e di qual era prima la sua vita. L'evolversi della sua malattia la riavvicina però alla figlia, quella figlia con cui ha sempre avuto un rapporto conflittuale. In un periodo storico durante il quale la vita è difficile per tutti, Esperia trascorre le sue giornate presa dal duro lavoro e dai gravosi impegni quotidiani, senza trovare tempo da dedicare alla figlia, desiderosa di un po' di attenzione; tale mancanza non è, forse, nemmeno percepita dalla madre, legata ad esperienze familiari diverse. Il rapporto di amore-odio che ne consegue genera conflitti nella figlia che si vede, a causa della malattia, improvvisamente "costretta" a starle vicino molto più di quanto abbia mai fatto ma, mentre racconta alla madre la sua stessa vita, ecco che qualcosa pian piano cambia: quei ricordi, necessari ad Esperia per non perdersi, si rivelano importanti anche per la figlia, per ritrovarla, imparando finalmente a capirla ed accettarla.
    Tra il ricordo di un ballo e quello di una giornata nei campi, attraverso una narrazione delicata, struggente, l'autrice fa uno splendido affresco della vita contadina del periodo, riportando il lettore al primo dopoguerra, con scene bucoliche e ricche di poesia, in un susseguirsi di immagini vivide trasudanti nostalgia.
    Un esordio davvero notevole, un'autrice da tenere d'occhio!
    (Maria Guidi)



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