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Genere: Narrativa

Trama:
Diciannove racconti in differenti situazioni spaziotempo, ambientati in Italia, Germania, Stati Uniti, America Latina. Sorte che disegna il destino. Casualità buffe. Vita metropolitana sognata, vita campestre nel borgo come dimensione felice, dimenticata dalla pena. Ridondanza di colori, suoni, danze. Mitezza condannata dalla prevaricazione, infamia che deprime gli oppressi e i deboli. L'insidia del male anche nell'anima dei normali. Una costante narrativa quasi sempre presente: l'amore dei protagonisti. Altro ancora. In sintesi: tante storie, personaggi, mondi spesso diversi, sospesi fra la realtà e l'incanto, per dirci di noi e dell'universo in cui corre la nostra esistenza.

Commento:
Un testo che raccoglie storie sparse, come frammenti di esistenza, apparentemente slegate, ma unite da una magica atmosfera. Mi è sembrato di vivere dentro un sogno, in una realtà sospesa tra reale e immaginario, sia che si parli di amore, che di Male, che di guerra. Frammenti di emozioni, che messi insieme compongono il grande mosaico della vita. Racconti frammentati, quale è la nostra esistenza, relazioni lontane che cercano di ricucirsi, donne bellissime, come Juliana Lideara, che si innamorano di uomini eterei, come il biondo Mitedo, che vuole rimanere casto.
Credo che il livello frammentato sia un simbolo della nostra esistenza persa, impazzita, di fatto frammentata, dove il soggetto ha smarrito la sua dimensione più autentica: frasi spezzate, voci stonate, parole che rimangono in bocca nell'atto stesso di essere proferite. Uomini che si guardano dentro uno specchio spezzato e sono felici.
Gianluca che rifiuta un amore a pagamento mentre la ragazza se ne va mogia con il prezzario sotto il braccio, gli innamorati adolescenti, la signora Giovanna, i ricordi delle nonne, i molti personaggi rincorsi con una penna felice e abile che penetra negli anfratti del cuore. Un funambolismo di parole che insieme parlano di noi, dei nostri ricordi che sono "frammenti di emozioni", rincorse senza lena nel desiderio di riappropriarci di noi stessi, perché, come già insegnava Platone, "essere è ricordare"; ma i ricordi sono schegge di vita che non torneranno mai più. Un libro dalla prosa modernissima, che ricorda tanto la poesia del "frammento" del primo Novecento, dove anche l'ironia, come dice Gianluca, è un arma per allontanare l'ansia del quotidiano.
Il tema dell'ironia è presente nel testo ed è uno strumento utile ad allontanare le incomprensioni nelle quali viviamo, un'ironia non sempre gradita, in un mondo che, sotto questo profilo, avvicina l'antico al moderno; basti pensare al greco "gelào" che significa ridere ironicamente per annientare l'avversario. Il riso, specie ironico, è ciò che, secondo i Greci, avvicina all'eterno, perché gli dei piangono e ridono come gli umani; il riso è ciò che veramente distingue l'uomo dalla bestia, perché le bestie hanno un linguaggio, ma non sanno ridere.
In questo libro si ride e si piange dentro una dimensione onirica, dove le immagini si rincorrono, dove i molti personaggi appaiono frantumati come i ricordi, perché le nostre storie sono i nostri orti, ma anche i nostri ghetti; il ricordo emozionale ci dà sostanza umana, ma anche frantumazione, per cui camminiamo come acrobati delle parole sospesi nell'attesa.
Mi sembra che il punto forte del testo, il filo rosso che lega sia il linguaggio, un linguaggio che si fa anche lirico: "Sedette sotto il banano obliquo, prossimo alla risacca, e guardò a lungo il tumulto delle onde che gli avevano rivelato il profilo della splendida creola che da subito l'aveva incantata. Stette così per ore, a pescare nella stanza della memoria i ricordi della loro breve storia... finché ogni sua fibra restò permeata dalla solitudine che l'appressava all'infinito".
Trovo molto toccanti queste parole che delineano lo stato d'animo di Jonata sulla spiaggia nello stesso punto dove secoli prima aveva visto Flora per la prima volta; parole ricercate che ci spingono in una dimensione irreale, fuori delle coordinate tradizionali, in una dimensione da sogno.
Ecco perché mi sento dire che la componente onirico-immaginativa è il dato pregnante di un libro che ti travolge con i suoi molti personaggi che si guardano dentro "frammenti di emozioni".
(Giovanna Albi)



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