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Genere: Thriller

Trama:
"In quale migliore location poteva essere ambientato Phobia se non la Milano dei palazzi, delle strade e dei Navigli, la Milano delle luci della ribalta e delle periferie anonime, la Milano della nebbia grigia e quella brulicante di vita? La scrittura è frizzante, gli ingredienti ci sono tutti: il disturbo ossessivo compulsivo che caratterizza l'efferata mano omicida del killer, un commissario con la sigaretta penzoloni dalle labbra (in perfetto stile noir), il fedele assistente profiler di origine statunitense, il colpo di scena che fa capolino dietro l'angolo e che fa decollare la storia, rendendo il lettore coinvolto emotivamente e partecipe a pieno titolo nelle indagini poliziesche che assumono sempre di più una vera e propria lotta contro il tempo (dalla prefazione di Alessandro Ciampi)"

Commento:
In una mescolanza di thriller, horror e poliziesco, Marco Pezza, che si proclama appassionato lettore di celebri autori americani, mette al centro della storia Kevin Foster, abile profiler statunitense arrivato in Italia per amore.
Il racconto ha come sfondo una città di Milano "americanizzata" secondo lo stile dei più classici film d'oltreoceano che hanno invaso il nostro panorama televisivo. Troviamo quindi il sindaco che va sul luogo del delitto, gli enigmi che fanno riferimento alla Bibbia, i poliziotti che anche per spostarsi di pochi chilometri usano l'elicottero, ed altri particolari che nel nostro Paese risulterebbero assolutamente fuori luogo e poco credibili.
A chi volesse avventurarsi nella lettura, consigliamo di leggere solo alla fine la prefazione di Alessandro Ciampi, che ha la pecca di scendere troppo nei particolari rischiando di rovinare alcune sorprese.
La lettura risulta intralciata da uno stile di scrittura quasi giornalistico, con troppe parentesi che distraggono e rendono sconnesso il filo del racconto, il tutto colorito dalla presenza, nei dialoghi, di un linguaggio scurrile di cui spesso non se ne sente la necessità.
I personaggi risultano poco caratterizzati e di alcuni non si conosce altro che il nome, fatta eccezione per il profiler statunitense del quale si trovano descrizioni della vita personale anche superflue e assolutamente slegate dal racconto.
L'esordio dell'autore in questo genere letterario è interessante dal punto di vista delle idee, ma carente per quanto riguarda lo stile e la narrazione. La storia è comunque scorrevole, con molti colpi di scena e con un giallo dentro un giallo. I pezzi del puzzle si compongono prendendo ciascuno il proprio posto e riuscendo a incuriosire il lettore che viene guidato fino alla fine anche degli otto disegni di Bianca Baldasseroni che rimarcano la drammaticità delle scene.
(Angela Diturco)



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