Genere: Poesia

Trama:
L'amore è un linguaggio universale, ma qual è la lingua che parliamo quando parliamo d'amore? In Cronache del '22 la risposta è nel canto, ironico, lirico, struggente al tempo stesso, di un canzoniere amoroso dove Roma, la Sicilia e Marsiglia fanno da sfondo ai sospiri del cuore del poeta. Una topografia del sentimento che attraverso il dialetto, il dolce stil novo, il lessico contemporaneo dà forma ai ricordi d'una vicenda amorosa che va dai primi appuntamenti adolescenziali ai più maturi percorsi affettivi, raccontati in un diario in versi in cui si rievocano proprio quei luoghi interiori in cui non cessa di risuonare l'eco della donna amata. Ogni storia d'amore ha la sua voce e Andrea Carvelli ne scandisce le sonorità, i toni, i ritmi in un'appassionata cronaca emotiva che mette a nudo un'anima del tutto maschile ma non immune da un coraggioso e intimo sentimentalismo nella poesia di un amore quotidiano, immaginato, desiderato, perduto.

Recensione:
Recensire "Cronache del '22 (tre storie d'amore)" di Andrea Carvelli, dopo aver letto la bella presentazione di Arianna Salatino, non è cosa semplice, soprattutto per non incorrere nel "già detto".
Ci troviamo di fronte a un "gioiellino" proteiforme, nonostante le tre sezioni affrontino un argomento, l'amore, che è essenza di vita, condizione di senso cui la vita resta aggrappata e a cui il verso dà voce: voce di gioia, voce di amarezza, voce di passione, voce di dolore, voce di abbandono, voce di accoglienza, voce di distacco, voce di nostalgia, voce di desiderio, voce di seduzione, voce di sbaglio, voce di abbaglio, voce di comunione, voce d'ombra, voce di poesia.
Dicevo, proteiforme in quanto le tre sezioni sono stilisticamente differenti: la prima richiama lo stornello romanesco, la seconda riprende lodevolmente lo stilnovismo e la terza è decisamente crepuscolare.
Le tre parti, inoltre, sono ben strutturate per descrivere tre diverse fasi dell'amore che nel titolo sono indicati come "tre amori"; in realtà si percepisce un unico amore che, nell'arco di dodici anni, passa dall'attrazione all' idealizzazione e infine alla scoperta che l'amata non è così perfetta e viene smitizzata, le aspettative si ridimensionano e il Poeta torna a prendere contatto con la realtà, anche dolorosamente.
Carvelli è in aperta adesione alla vita di cui l'amore è il legame, il comburente. Ed ecco che l'amore vive delle stesse vicissitudini che il mare della vita squaderna, vive nei rapporti che esultano, negli animi che condividono, in quelli che si attraggono, in quelli che si respingono, in quelli che si ingannano, in quelli che si annusano, in quelli che si sfiniscono, in quelli che non durano, in quelli che si disilludono, in quelli che protestano, in quelli che resistono e sperano.
Una casistica amorosa vissuta dentro un io che non si cela, ma si mette in gioco e che della propria storia amorosa fa confessione e denuncia, segnando tanto la sua energia quanto la sua pochezza e il suo errare: ancora il suo andare in una riflessione spietata, lontana - se non per eccezione – dall'incanto e dall'elegia, entro cui peraltro annettere gli esiti di un amore vagheggiato ma a senso unico.
Il Poeta scandaglia il pozzo dell'io con la consapevolezza di non poterne attingere il mistero, ma anche sa cogliere, nel gioco drammatico delle parti, il segnale di quella musica distante che di tanto in tanto può affiorare con i concreti colori di una gioia d'anima, di un silenzio che parla, di una luce di speranza che viene dall'ombra, di una voce che sa cantare.
Complimenti ad Andrea Carvelli per averci guidato in un percorso che si sviluppa con una abilissima costruzione dei versi e con l'uso di parole di una semplicità piacevole, ma accostate in modo così armonico e fluido da, oserei dire, tirare su poesia dalla quotidianità del vivere, fatta di situazioni e contesti che tutti conosciamo e abbiamo esperienza, toccando anche avvenimenti che caratterizzano il nostro tempo.
E' un libro che si sente molto vicino proprio per quel profondo senso di umanità di cui è pervaso, la scrittura di Carvelli riesce ad evocare le necessità più impellenti del vivere estraendole da quella sorta di ripostiglio dove qualche volta sono relegate e ne tratta in egual misura sia i tratti gioiosi sia quelli amari. Un libro che mi sento di consigliare vivamente, sia per il calibrato connubio di stili compositivi, sia per la capacità di scuotere il pensiero e smuovere lo spirito dalla molle assuefazione in cui talvolta si immerge quando si parla d'amore.
(Luisa Debenedetti)

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