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Anime perse
di Jay J.

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    Casa Editrice: Mondi (di)versi - 97 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Poesia

    Trama:
    C’è stato un momento
    In cui si è spento il fuoco
    L’istante in cui
    Ho sentito il vuoto.
    Avrei dovuto prendermi cura di te
    In questa vita avversa:

    Perdonami
    Mia piccola anima persa.


    Recensione:
    Definire un poeta "bravo" è pari ad un insulto.
    Essere giudicati bravi nel descrivere i sentimenti di dolore, pianto, gioia o felicità, in cui sono racchiusi frammenti della propria anima, e meritare giudizi scarni ed asettici, giustifica sicuramente la cripticità e l'ermeticità di noti vati.
    Chi affronta una lettura poetica, come me ora, non si dovrebbe porre come mero lettore spettatore, ma ricercare quella via parallela, nel contempo intrinseca, che permetta di avvicinarsi al poeta, ma se fallisse sarebbe precluso ogni contatto. Un'impresa non da poco.
    Io con Jay.
    Ho bevuto in un sorso tutte le sue poesie, contenute in questa raccolta "Anime perse".
    Unico denominatore: l'amore disperato, costantemente senza soluzione, corrisposto (forse) ma non vitale, autodistruttivo, un amore irraggiungibile, adolescenziale.
    Lei, sempre in prima persona, permette al suo amore di vivere anche senza di lei, dice "le anime belle meritano solo amore" ma poi si esprime in un'alternanza di vita e di morte inesauribile, autodistruttiva.
    Sepolcri di amore malato, "macerie" come le definisce, a volte si intravvedono spiragli di destino ma sono sempre speranze già vissute e sepolte, ineluttabili. C'è una forte idealizzazione della morte, contrapposta alla bambina bisognosa che si scusa di stare male.
    Le suggerirei di cambiere il titolo in "Anima persa" perché è lei, solo lei, sempre lei.
    Ora avrei alcuni elementi per comprendere quello che accade quando lei idealizza l'amore non vissuto, se non nella fantasia, non realizzato e magari solo idealizzato.
    Ecco: l'equivalente della propria morte interiore, che vive da viva, ma che respira senza vita.
    Nulla di nuovo, la maggior parte dei poeti o dei cantapoeti (come io chiamo i cantautori) celebra l'amore difficile, contrastato, non corrisposto, lontano, mortale... ecco la parola magica. Se non è mortale un amore non vale.
    Dietro di noi una scia di poemi, saghe, sonetti o semplici righe che fanno rima con dolore/amore/morte, dove la componente di autocompiacimento fa spesso capolino.
    Anche Jay non è da meno, forse l'età giovanile, forse la propria indole, non mi è dato sapere, ma attribuire egoisticamente ad altri la propria morte interiore non equivale al significato che io tributo all' "Anima persa". Forse non capisco, forse UN'ANIMA CE L'HO.
    (Mariaeleonora Ratti)



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