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Gocce d'infinito
di Monia Pin

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    Casa Editrice: Publimedia - 106 pagine
    Formati disponibili: cartaceo




  • Genere: Poesia

    Recensione:
    "Gocce d'infinito" di Monia Pin è una raccolta di poesie che definirei essere il prolungamento di una carezza alla vita.
    La delicatezza delle liriche si unisce con una "levitas" della creatività che, con semplicità ma efficacia di immagini, si presenta al lettore. E dai grovigli dell'inconscio scaturiscono mani tese a cercare punti fermi e dialogo, per eliminare schegge di solitudine, albe e lune dipinte d'amore e anche "pause di silenzi".
    In questi versi l'indicibile, l'inesprimibile, grazie alla lirica, diviene pulsione viva che percorre i versi di Monia in cui tutto è più volte sfumato, accennato, atteso, sognato, voluto. E allora il desiderio della libertà, che porta con sé le composizioni, ci racconta non un'anima in pena all'Ungaretti, per intenderci, piuttosto un canto dolce, che a tratti richiama qualche passo pascoliano o un vago segno crepuscolare o, meglio ancora, la classica compostezza dei lirici greci.
    In questo viaggio nell'universo creativo vi sono tenuità di slanci, emotività d'amore per la vita, armonia con il creato. Quest'ultimo riferimento mi riporta il profumo delle terre umbre e francescane dove ho la fortuna di vivere.
    Un altro tema importante presente è il tempo che l'Autrice, con la stessa agilità di una amazzone, con la poesia dei suoi versi cavalca sulla terra di mezzo di opposte esistenze, o di uguali ma divise, si approssima a ponti (che qualche volta attraversa) tra sentimenti opposti, talvolta sono ponti temporali tra ricordo e vita attuale, tra partenza e ritorno, tra una stagione e l'altra, tra la notte e il dì.
    C'è un'intensità di sguardi e di affondi nella vita sospesa delle cose e di sé, in un reciproco dirsi, in un reciproco svelarsi che rende particolarmente cara quest'opera che riporta a una sensualità del sentire che tende all'apertura, come è naturale, ma che pure, come è altrettanto naturale, nella tensione dell'incontro vive di ritrosie ed ombre, di sottoesposizioni, di piccole ferite che la luce più che guarire può ulteriormente allargare o tutt'al più, nel bene di una scrittura che non ammette infingimenti, dar voce.
    La suggestione di questa poesia è tutta in un pudore di interrogazione che ha dapprima in sé, nella direzione della freschezza di uno spirito, verso la natura e la terra, di una grazia raccolta e preservata nella fragilità della propria, personale, bellezza e di qui poi sprigionata entro il sogno e la speranza finalmente liberati da quel centro nero cui ogni vita sa di avere nel destino la propria spina.
    Se Monia volge l'attenzione, stupita, al volo delle farfalle, o insegue "il piacevole chiacchiericcio del torrente" che "accompagnò il volo degli aironi", o gira un occhio su "petali così leggiadri da sembrare nuvole", poi trattiene l'altro occhio - e qui il risultato stilistico molto emoziona e letterariamente convince - dove "Il passero festoso annuisce/e il giorno inizia,/mentre si consuma lento/l'ultimo capitolo della notte/e il sole scrive/il primo paragrafo di luce."
    Simbolicamente la solitudine assume un'aspirazione più elevata alle intese profonde, alle amicizie, perfino a quelle che sembrerebbero impossibili. Un messaggio dunque di unione e di pace, che è uno dei contenuti più significativi di questo libro.
    Un'ulteriore osservazione riguarda la forma, che è musicale espressione di un'interiorità che, pur tra i residui delle inquietudini, che anche Monia avverte, svela fremiti d'armonie, un "altrove" rispetto alle varie concitazioni esistenziali che troppo ci amareggiano e ci deludono: tra fanciullezza, gioventù, maturità e ogni autunno.
    Mi sento di definire questa raccolta di Monia Pin, un'opera che resta aperta accanto a noi posata su un leggìo.
    (Luisa Debenedetti)

    Citazioni da questo libro:
    "Non potrei scrivere dell'amore
    se non avessi mai guardato
    dentro ai suoi silenzi,
    né potrei parlarne
    senza prima aver udito le sue verità."
    da "Amore ed eternità"

    "Cammino sola nella mia notte,
    scortata da pensieri che danzano
    sul filo esile di speranze
    rimaste a vegliare la luna,
    contando i miei passi nel silenzio,
    come fossero segreti
    sopravvissuti all'avanzare delle tenebre."
    da "Cammino nella notte"

    "Ecco chi è il poeta,
    un viaggiatore smarritosi
    nei travagli dell'anima,
    capace di vedere spiragli di luce
    laddove dove tutti scorgono tenebre."
    da "Il poeta"



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