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La terra degli uomini integri
di Antonio Gentile

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    Casa Editrice: La Corte Editore - 356 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Biografia

    Trama:
    Alto Volta, 1961. Per il suo compleanno il piccolo Thomas Sankara riceve una bicicletta rossa, scintillante come i carboni ardenti. Raggiante, la prova subito, ma un gruppo di ragazzini bianchi lo aggredisce e tenta di portargliela via. La sua reazione mostra da subito la sua tempra e quanto, fin da giovanissimo, siano radicati in lui gli ideali di uguaglianza e libertà. Inizia così la storia, in chiave romanzata, della vita del carismatico Presidente del Burkina Faso, che, a soli 37 anni, venne assassinato per le sue idee antimperialiste e anticolonialiste. Celebre per il discorso che tenne nel 1984 all'ONU, Sankara fu un fervente pacifista, che si batté in prima persona per i diritti degli ultimi e delle donne del suo Paese. Uomo di rara cultura, era diretto, detestava la diplomazia e rinunciò a tutti i privilegi personali che il suo incarico poteva offrirgli. In soli quattro anni fece costruire centinaia di scuole, strade, ospedali e riuscì nell'impresa di garantire due pasti e un litro di acqua al giorno a ciascuno dei burkinabè. La definì: la Rivoluzione della felicità. "Avremo avuto successo solo se, guardando intorno a noi, potremo dire che la nostra gente è un po' più felice." Il giorno del primo anniversario della sua Rivoluzione, Sankara cambiò il nome alla sua Nazione, retaggio della spartizione europea dell'Africa: la chiamò Burkina Faso, che in lingua locale significa La terra degli uomini integri.

    Recensione:
    "La terra degli uomini integri" di Antonio Gentile è la biografia romanzata di Thomas Sankara, l'uomo che, nei quattro anni in cui ne fu presidente, rinominò l'Alto Volta in Burkina Faso, ne cambiò la bandiera e l'inno e si impegnò fino alla morte per liberare la sua gente dalla corruzione, dal neocolonialismo, dalla bramosia del potere (anche economico) di paesi africani, come la Libia di Gheddafi, e dagli abusi dei leader tradizionali e maschilisti che imponevano alle donne sottomissione e mutilazioni.
    Questo scritto è una difesa appassionata di una dignità che la politica non può abbandonare, e che trova il suo alimento in grandi idealità, in passioni profonde, in opportunità concrete perché la persona riesca a esprimersi pienamente come Uomo.
    Sankara è il "rivoluzionario" per antonomasia, irriducibile sognatore di un mondo più giusto, espressione attenta e sensibile di una coscienza politica e morale che raccoglie l'eredità ideale paterna e diviene interprete dei bisogni e delle contraddizioni di un Paese in ginocchio davanti al potere di chi intende esclusivamente soddisfare interessi propri e della nazione che rappresenta (in questo caso soprattutto la Francia). Non ebbe timore ad esporre la "sua rivoluzione" nelle varie assemblee dell'ONU, del Movimento dei Paesi non Allineati, dell'Organizzazione dell'unità africana e raccolse i consensi di vari leader politici, tra cui Marco Pannella.
    Thomas Sankara fu uomo tra gli uomini, non speculò mai sul suo ruolo, che interpretò e visse con umiltà, il suo carisma si affermò senza spargimento di sangue; in contrasto coi suoi omologhi non abitò palazzi né si spostò mai con auto di lusso o viaggi aerei in prima classe, abolì privilegi e ridusse stipendi, creandosi in tal modo degli oppositori, ma il suo popolo lo amava e anche dopo oltre trent'anni dalla morte "per cause naturali" continua ad amarlo e ad onorarlo.
    Luoghi, avvenimenti e personaggi della vita di Sankara sono definiti da Gentile con efficacia e abilità narrativa, per quanto riguarda sia le descrizioni degli "esterni" sia i vari aspetti psicologici, attraverso una scrittura essenziale, ritmata, e con opportuni adeguamenti di registro nei dialoghi rispetto alla diversità delle situazioni (private e pubbliche).
    Il filo che lega le vicende storiche a quelle individuali di Thomas e dei personaggi che via via gli sono intorno, è quello della tensione ideale, misurata attraverso un impatto tra utopia e storia, miraggio e realtà, che alla fine lascia ai personaggi e agli stessi lettori un sapore amaro di sconfitta, compensato tuttavia dalla necessità di credere in una prospettiva migliore; perché se da un lato si dovrà ammettere tragicamente che la già agonizzante rivoluzione morì suicida, dall'altro si potrà affermare illusoriamente che verrà il tempo che gli uomini torneranno liberi e padroni di sé. Fra tali posizioni e sentimenti emerge una contraddittorietà, non solo concreta e tangibile, ma pure di natura poetica, che in rapporto all'autore si potrebbe interpretare con le parole di Cechov: "Lo scrittore è una persona che non risolve problemi, ma li pone". In questo senso va visto l'impegno di Gentile a presentare Sankara come un uomo sempre intento a interrogare e interrogarsi. A tal proposito mi hanno molto colpita le parole scritte nella nota finale dell'Autore: "Mi piace pensare che le sue mani abbiano spinto le mie dita sulla tastiera le volte che ho avuto la tentazione di mollare. (...) Per dirla con le sue parole: non potevo cominciare a vivere se lui non mi avesse insegnato per cosa morire. (...) parlava, semplicemente, di felicità. E io, oggi, sento di essere più felice."
    Gentile si fonde col suo personaggio senza cadere nella trappola del mito, strizza l'occhio al romanzo storico (sebbene il periodo di riferimento sia molto vicino al nostro) e in certa misura al romanzo di formazione, in particolare verso la suggestione letteraria della conradiana "linea d'ombra" (intesa quale confine e passaggio esistenziale verso una maggiore consapevolezza). I fatti, insieme ai personaggi reali nella loro collocazione temporale, si sommano all'invenzione suggerendo associazioni, riflessioni e interrogativi che riportano al vissuto dell'oggi, ed è in questo senso che il romanzo può definirsi "storico".
    Chiedersi se c'è giustizia sociale tra i popoli significa chiedersi come si distribuiscono le cose a cui si dà valore: il reddito e la ricchezza, i doveri e i diritti, il potere e le occasioni, le cariche e gli onori. Una società giusta distribuisce questi beni nel modo giusto, dando il dovuto a ciascuno e a ciascuna; le difficoltà sorgono quando cominciamo a chiederci che cosa sia dovuto ai vari popoli e nazioni e perché.
    Così l'Autore chiede ai lettori di mettere sotto esame le proprie convinzioni e di trovare le risposte giuste alle scelte cui sono chiamati come membri di una comunità. Quali obblighi hanno l'uno verso l'altro come cittadini del mondo? I diritti del singolo Stato possono essere in conflitto con quelli del bene comune?
    Un libro che fa riflettere, il cui scopo non è di mostrare che cosa ha influenzato chi nella storia di una particolare area geografica, in questo caso l'Africa, ma di invitare i lettori a un esame critico delle loro idee sulla giustizia e di chiarire a se stessi cosa pensano e perché.
    Non mi resta, quindi, che ringraziare Gentile per aver proposto un emozionante viaggio in vicende che sono poco conosciute e per aver lasciato, tra le righe, quel qualcosa di necessario che, dopo la caduta della speranza in un'ideologia, potrebbe essere definito come l'irrinunciabile speranza in un ideale.
    (Luisa Debenedetti)

    Citazioni da questo libro:
    Thomas allora si voltò verso il Colonnello. Non si fece intimidire dal suo sguardo severo. "Se lei si trovasse di fronte a una belva che minaccia di saltarle addosso, non le scaricherebbe subito addosso il fucile?" chiese, sprezzante. Il Colonnello lo guardò indispettito. "I miei figli non sono animali" ribatté. "Certo" continuò Thomas. "Ma neanche io lo sono, anche se, su questo, lei forse ha qualche dubbio."

    La vita di un uomo ha senso solo se lascia il mondo un po' più felice di come l'ha trovato.

    "Va' da lei, Allassane. Restituiscile la dignità, falla sentire rispettabile, onesta. Chanika deve sapere che vuoi sposarla non per l'imposizione della tua famiglia, ma perché sei tu a volerlo. Devi farle capire che, se il vostro matrimonio non la rende felice, non sarà obbligata a sposarti. I sentimenti sono essenze nobili. Non possono essere oggetto di scambio." "Tu non sai di cosa parli, Thomas." "Sono le donne che permettono la grandezza di un uomo. Sono le energie di una donna la fonte della sua virilità. Credi di essere un vero uomo, Allassane? Allora, per prima cosa, onora la tua donna."

    Battersi per rendere migliore la vita del prossimo era l'unica ispirazione in grado di placare l'irruente fervore di Thomas. Era stato così fin da quand'era bambino, dal giorno in cui, per la prima volta, si era trovato di fronte alla statua del Cristo crocefisso: di un uomo, gli spiegarono, che si era lasciato uccidere per la felicità degli altri.

    Se è vero che vi siete arruolati per difendere il vostro Paese, io oggi vi dico che i nostri nemici non si combattono più con le armi ma con lo spirito e la mente, perché i veri nemici del nostro popolo sono coloro che vogliono tenerlo nell'ignoranza.

    (...) lui se ne andava in caserma con la sua modesta due ruote. "E' un Capitano dell'esercito, ma sembra uno di noi" mormoravano i cittadini che lo vedevano passare.

    Thomas si chinò sul bambino e gli accarezzò la testolina. "E' bellissima, vero?" gli chiese, indicando la bicicletta. Il piccolo fece di sì con la testa. "Ne avevo una uguale, all'incirca alla tua età. Non me ne separavo mai. Quando andavo a dormire, la parcheggiavo accanto al letto. Mi faceva sentire libero e potente come il vento." "Tu sei buono" gli disse il bambino. "Ah sì? E perché?" "Perché hai cambiato il mio mondo." Thomas spalancò gli occhi. "Cosa vuoi dire?" "Non mi hai regalato una bicicletta. Tu hai cambiato il mio mondo" ripeté il bambino.

    Quando una stella muore, il nucleo implode in un corpo minuscolo e intorno a quella massa si espande un'aureola di una luminosità accecante, che risplende per intere galassie.



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