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Donna Brigantia e altre storie
di Rocco Familiari

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    Casa Editrice: Marsilio - 249 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Narrativa

    Trama:
    'Il nome, Firmato, gli era toccato in sorte alla fine della Grande guerra, a lui come a tanti altri neonati di famiglie contadine analfabete, le quali interpretarono il "Firmato Diaz" del bollettino della vittoria come nome e cognome del generale che aveva condotto le operazioni militari. Il soprannome invece se l'era guadagnato da solo, appena venuto fuori dal ventre materno.'
    Chi sono Arzabandera, Donna Brigantia, il Lupo e Giuditta? Nomi, soprannomi, ma soprattutto caratteri. C'è chi è buono, chi se ne approfitta, chi ha una caratteristica fisica che, in fondo, è una virtù morale, o un difetto. Tutti abitano in un paesino calabrese, tutti sono usciti - se addirittura non l'hanno fatta - dalla guerra. Le loro vite, segnate - alleggerite o aggravate - dal destino del soprannome, si intrecciano le une con le altre così come le ossa dei loro avi si avvinghiano alle radici dell'edera sotto le mura del camposanto. Queste storie sono una galleria di persone e cose, un affresco del dopoguerra nel Sud Italia, il racconto incantato di un tempo perduto che permane intatto e vivido nel ricordo.
    Con una scrittura energica e ironica, erotica e colta, Rocco Familiari compone il suo personale Spoon River, dove il paese stesso, oltre ai suoi abitanti, è un personaggio al quale chi legge si affeziona.

    Recensione:
    "Donna Brigantia e altre storie" di Rocco Familiari è la raccolta di 27 storie di varia umanità, tessere di un mosaico di esperienze, di vite, anche minute, piccole e grandi vicende familiari, i tempi che cambiano, ricchezze che vacillano, sospetti di "corna" e via spigolando, di un paese calabro di qualche decennio passato, vicende di gente allo stesso tempo straordinaria e comune, narrate con un gusto unico e avvincente, capace di far sorridere e di meditare. Leggere questo libro è stato come fermarsi una sera al bar tra amici, a "contarla su un po'" liberando fantasie, ascoltare chiacchiere e arrampicarsi su avvenimenti in bilico tra realtà e fantasia.
    Le storie raccontano di un microcosmo paesano ed escono di netto dal panorama delle banalità per gettare uno sguardo fermo e ispirato su quei momenti in cui la vita prende un binario inaspettato, quando nel concatenarsi di un'esistenza improvvisamente un anello cede creando un deragliamento capace di mettere a nudo l'anima dei protagonisti.
    La raccolta si legge con estremo piacere e coinvolgimento, l'Autore non fa mistero della sua erudizione, anzi la usa a piene mani, sia disseminando nel testo citazioni e rimandi classici, sia nell'uso di una lingua cristallina e inusualmente elegante. Lingua che, anziché sottolineare un certo autocompiacimento, è utilizzata per dare tinte poetiche e dal sapore classicheggiante a testi che potrebbero essere ruvidi per quanto a volte viene narrato.
    In queste storie, l'Autore fa trasparire, a mio avviso, una certa dose di sdegno oltre a una grande ironia per le miserie e le facezie del genere umano. Ma non vi è traccia di condanna o di un giudizio, tutt'altro, è sufficiente rendere evidenti determinati atteggiamenti narrati con il gusto tipico dell'epoca, accentuandoli con intelligenti iperboli così da renderli grotteschi. Un grottesco che nasce anche dall'accostare vicende private, sentimenti domestici che, presi nel loro insieme, ci danno un'idea vivida della vita della gente di quel periodo, uno spaccato di storia minima e sociale, all'attualità con vari e frequenti riferimenti agli anni '80 e ai giorni nostri.
    Il linguaggio di Familiari costruisce una sorta d tridimensionalità linguistica cesellando su vari piani la scrittura, creando prismi perfetti in cui ai lati dialettali si congiungono perfettamente quelli creati con la lingua moderna.
    Familiari crea personaggi che si imprimono nella memoria del lettore, già a partire da Donna Brigantia, "statuaria, leonina, puttana" e potente come la divinità di cui portava il nome; e poi Giuditta, Rocco 'u Ruzzo, 'U partiggianu, 'U Gnarru, Cacasuci, l'Aspettatiore o il Necrologista.
    Le donne hanno però un ruolo particolare rispetto alle figure maschili: assurgono al ruolo di eroine riscattandosi da quello di merce usata dai maschi, secondo una tradizione radicata nei secoli e per questo giustificata, finché non decidono di sfruttare la possibilità di scegliere la propria vita con testardaggine, fierezza e orgoglio.
    Un'ultima, personale, considerazione che mi sento di fare è questa: terminata la lettura ho avuto la sensazione di aver percorso le strade di un'anonima cittadina calabrese, scrutata dalla gente silenziosa e magari sorridente, dopo aver chiuso il cancello arrugginito del piccolo cimitero in cui, come ne "L'Antologia di Spoon River", i morti superano i vivi in quantità e qualità, perché i "fu" perdendo tutto hanno lasciato andare la paura e hanno raccontato come sono andate le cose, come vanno e come sempre andranno.
    Un libro che vi consiglio di leggere.
    Buona lettura.

    "Sentivo la mia terra
    vibrare di suoni, era il mio cuore
    e allora perché coltivarla ancora,
    come pensarla migliore." (F. De Andrè - Il suonatore Jones)

    (Luisa Debenedetti)



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