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Il mondo fuori
di Andrea Carria

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    Casa Editrice: PSEditore - 522 pagine
    Formati disponibili: cartaceo




  • Genere: Narrativa

    Trama:
    Il professor M. vive una vita in una vuota e struggente sequenza di scatti, talmente aggrappato alle proprie abitudini da non essere più capace di modificarle. Ma la sua esistenza di ex professore di italiano e scrittore fallito cambierà quando, per aiutare la famiglia, dovrà iniziare a dare lezioni private a domicilio. Conoscerà così Stefano, un diciassettenne ermetico, fragile, spaventato per la sua identità sessuale. Fra il professore e il ragazzo nascerà un amore sincero e pericoloso, in grado di riportare a galla, dopo venticinque anni di oblio, ricordi e ferite profonde, mai rimarginate.

    Recensione:
    Un romanzo che si accosta al reale e che del vero vuole essere testimonianza. Dalla nota del curatore all'inizio, "Il mondo fuori" nell'intento dell'autore, è da intendersi come una sorta di diario, di lascito del protagonista, il professor M.
    Parlando di fatti veri e di persone esistenti, per rendere la loro identificazione difficile, se non impossibile, i cognomi sono indicati solo con le iniziali, oltre ad altri accorgimenti.
    La narrazione avviene di conseguenza in prima persona, e sebbene la scrittura sia fluida, ci sono elementi che lasciano perplessi. M. è un uomo che si lascia vivere, apatico, immobile, fermo in una palude che ha tanto il sapore della depressione. Sembra un vecchio, una persona così avanti negli anni e con così tanto passato alle spalle, da avere energia bastante solo per restare inerte nel suo studio. Scoprire che ha 52 anni, che a causa di un infarto non può più lavorare, è il primo elemento disturbante. Che lavoro faceva M? Il muratore, lo scaricatore di porto, un'occupazione che necessita di sforzi fisica importanti? No, M. era professore di italiano e storia.
    Oggi siamo abituati a vedere persone che, dopo un infarto, si riprendono e hanno una vita più attiva e sana di prima, un'alimentazione più attenta, maggiore attività sportiva. Solo la concomitanza di problemi psicologici, potrebbe spiegare l'opposto atteggiamento del protagonista, che ha pure una situazione famigliare dissonante e affatto armoniosa. Una figlia che appena ha potuto, è letteralmente fuggita dalla prigione di finzione che era la sua casa, una moglie in completa antitesi con lui, una sensazione rafforzata da Carria tramite un espediente letterario che impatta subito col lettore. Lui un uomo colto, a suo modo raffinato, gentile e remissivo, che parla in italiano corretto e a volte forbito; lei imponente di corpo e dispotica di carattere, i suoi discorsi sono espressi in dialetto dove non mancano scurrilità e bestemmie. Se nelle favole esiste la bella e la bestia, qui incontriamo il buono e l'orco.
    Due caratteri in contrapposizione, due personaggi su sponde opposte dell'essere. Una situazione, la loro, dove il malessere è preponderante. C'è un momento nel libro dove M. fa leggere alcuni capitoli di un suo scritto ad un collega per averne un'opinione. Il collega lo stronca, segnalando, tra le altre cose, una mancanza di verità per esperienze dirette non fatte, di ciò che era stato narrato.
    A fronte della lettura, ne scaturisce una riflessione: può un autore non ancora trentenne entrare nei panni di un uomo maturo, sposato, con responsabilità e una situazione sanitaria ed economica certo non tranquilla, depresso, apatico, che per definire se stesso usa il termine etholìmico, può, mi chiedo, questo autore essere credibile nei pensieri, nelle riflessioni, nelle considerazioni, di un simile protagonista? O quel centinaio di pagine fin'ora lette risultano ampollose e supponenti, scollegate dalla realtà per mancata esperienza diretta?
    La perdita del lavoro della moglie tiranno, è terreno fertile per un cambiamento. Il protagonista deve trovare il modo di contribuire alle spese e gli sembra una soluzione reinventarsi come insegnante dando ripetizioni. Una decisione presa suo malgrado, senza convinzione, che si riflette in un annuncio generico, che difetta di precisione, risultando poco incisivo. Un dettaglio perfettamente in linea con quanto è stato tracciato fin'ora del carattere di M, come se stesse dimostrando impegno celando la sua reale intenzione di rimanere fermo nelle sue posizioni stagnanti.
    Da questo annuncio malfatto scaturirà l'incontro con Stefano, segnando un punto di svolta per la trama, che passerà dal trattare un tema, ad affrontarne un altro, più "giovane", ma difficile sia da esporre che da trattare con le dovute accortezze: l'accettazione della sessualità quando essa esce dai canoni prestabiliti e giudicati giusti ed accettabili. Si entra nell'ambito dell'omosessualità, passando attraverso un intermezzo di abusi tra professori e studentesse. Tutto un altro film, o in questo caso, tutto un altro libro.
    Il registro cambia, il colore muta. Dal grigio vuoto della parte iniziale, al rosa e al rosso dell'amore, da quello adultero a quello tra un allievo e un maestro, una storia saffica, piena di dubbi, di non posso, di non si deve, di sentimenti altalenanti e contrastanti, di situazioni pericolose, attraenti e proibite.
    Il protagonista subisce una metamorfosi: è attivo, propositivo, anche se la situazione nella quale si sta infilando con Stefano fa nascere paure e riflessioni. La narrazione continua accostando al filone principale ricordi che sembrano tante stanzette che si dipartono dal salone principale, finestre sul passato, che danno uno spessore a M., chiarificando momenti e decisioni della sua vita. E' una parte che risulta più vera ed autentica rispetto all'inizio, meno artefatta e maggiormente libera, onesta.
    Ci si aspetterebbe da parte di M. il ruolo di guida verso Stefano, per aiutarlo ad accettarsi, invece è l'opposto, sarà il protagonista a doversi riscoprire, riconsiderando sé stesso e il suo passato, prendendo coraggio e consapevolezza. Ascoltare un cuore malato e debole per rinascere ad una nuova vita, come la crisalide che muta in farfalla, giungendo a compimento nella sua natura finalmente in atto e non solo in potenza e chiusa tra le mura delle convenzioni.
    Le difficoltà non mancano in questa trama. In amore ci sono sempre degli scogli da superare, ma quello che può scaturire da una relazione fuori dagli schemi trasforma gli scogli in montagne. M. e Stefano poi, appartengono a mondi differenti: a uno appartiene la giovinezza e il futuro, all'altro la depressione in agguato e una vita che ormai ha la maggior parte degli anni alle spalle. Cosa può scaturire di buono da questo incontro? La svolta agognata o un viaggio circolare che riconduce al punto di partenza? Le risposte giungeranno con la fine dell'opera.
    "Il mondo fuori" è un romanzo con tanta carne al fuoco, forse troppa. Ci vuole un focus maggiore su quello che si ha intenzione di trasmettere, snellendo quelle parti che servono ad avvicinare ai personaggi, ma che con un'esposizione troppo prolissa, risultano ridondanti e finanche un po' respingenti, permettendo alla mente di vagare oltre la trama. Anche se la scrittura è fluida, elementi esplicitamente didattici, con l'uso di parole complesse alle quali segue la spiegazione, fanno allontanare il lettore dal climax della narrazione. E' un romanzo, non un libro di testo, la cultura va benissimo, ma esibita in maniera eccessiva esprime freddezza andando ad influire in maniera negativa anche sul ritmo dell'esposizione, quando invece, attraverso un libro, gli animi andrebbero scaldati, avvinti in un luogo accogliente. Una regola che vale per qualsiasi genere, dalla narrativa al fantasy.
    In conclusione posso dire che ho trovato cose buone e altre che andrebbero riviste. Ad M. e al suo malessere in fondo ci si affeziona, alla sua storia si potrebbe davvero guardare con benevolenza. E' un libro con una sua profondità, una sua speciale alchimia, un bruco che attende il momento giusto, o il lettore adatto, per divenire farfalla.
    (Tatiana Vanini)



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