Genere: Narrativa

Trama:
Una vicenda autobiografica, toccante e poetica, l'incontro casuale o forse no, con una bambina morta nel 1883, che avrà l'effetto di un terremoto, prima nella vita di un adolescente, poi dell'uomo e del professionista.

Recensione:
"La casa di Henriette - Lontano. Fino alle tue radici", di Domenico Barrilà è un romanzo che fa della parola forza, filosofia e psicologia, in quanto, durante la lettura, emergono passaggi che sono frammenti di uno studio psicologico, uno scandaglio vivo, curioso e mutevole sull'animo e sulla psiche umani. Frammenti che sono vere e proprie particelle di psiche che affiorano, vedono la luce e illuminano, da angoli inattesi, le pulsioni, le reazionie le attese umane.
La vicenda è autobiografica, narrata dalla voce dell'Autore-protagonista che vive la vicenda e la filtra, dapprima attraverso il suo animo di orfano di un padre tanto amato e costantemente presente, poi attraverso il suo essere attento spettatore della Natura, emanazione visibile nonché rappresentazione arcaica e totemica del divino che mantiene un equilibrio costante tra il dare e il prendere per proteggere l'uomo, suo figlio, cosa che Barrilà dimostra scientificamente provata dalle mutazioni genetiche avvenute a seguito del devastante terremoto che colpì Messina nel 1908.
E' proprio a Messina che l'Autore, poco più che adolescente, nel far visita alla tomba del padre, inciampa in quella abbandonata di Henriette, una bambina di quattro anni, morta nel 1883. Da quel momento è attratto da una forza ignota che lo scuote dal dolore per la perdita del padre, finora sentita come ingiusta, e lo restituisce alla vita creando un anelito di sapere, un desiderio di verità che è purezza, concretezza, rifiuto per i compromessi e i mezzucci dell'uomo contemporaneo. Restaurerà e curerà quella tomba dimenticata, la casa di Henriette, e nei decenni a seguire si impegnerà in un'indagine storica e metafisica per scoprire e conoscere il più possibile su quella bambina. La ricerca porterà l'Autore attraverso luoghi lontani e vicini, in tempi presenti e remoti, gli farà ricostruire l'albero genealogico, conoscere le vicende dei parenti della bimba e una casa che, forse, vide giocare la piccola Henriette.
Anche se in alcuni capitoli Barrilà si attarda, forse più del necessario, nel dettagliare nomi, date ed eventi storici, il suo scrivere è di per sé la ricerca di qualcosa che si è perduto, che potrebbe non tornare più, come Henriette, una bimba portatrice dell'innocenza che è racchiusa dentro di noi e che riporta alla luce domande che credevamo sepolte, antichi ricordi, arcaiche paure che si pensava di avere sconfitto. La ricerca, "ossessiva" e costante, è avvincente e travolgente per il lettore, è una continua attenzione al mondo circostante per trovare o ritrovare qualcosa che ci è sfuggito, ma è comunque utile per renderci conto che siamo il risultato di intrecci di accadimenti, scambi e contaminazioni dimenticate. Le migrazioni ci hanno fatto quello che siamo: Europei.
Il lettore che si trova coinvolto in questa ricerca, si pone a sua volta delle domande personali e intime: "Anch'io sono in continua ricerca ma cosa cerco? Cosa voglio trovare? Sono sicuro di volerlo trovare?" Barrilà lo conduce, attraverso la sua esperienza, con mano salda, accenti eleganti ed una lingua precisa e stabile, sulle tracce di un sentiero che lo porterà a misurarsi coi propri fantasmi, paure, abbandoni, illusioni fino a trovare la propria Henriette: l'anima.
Un libro che mi sento di consigliare vivamente, che richiede forse più di una lettura per essere colto appieno nelle sue mille sfaccettature e per raccogliere gli indizi di cui è disseminato, che nascondono più di quello che le parole dicono.
(Luisa Debenedetti)

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