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Genere: Poesia

Trama:
Una raccolta di liriche sognanti, luminose e malinconiche al tempo stesso. Con poche, soavi pennellate, Gabriele Zanini ci immerge negli echi della sua infanzia e giovinezza, lontane ma mai veramente perdute; nelle gioie e nelle trepidazioni del suo presente; nell'incertezza e nel timore per il futuro. Diverse stagioni della vita, ma ugualmente filtrate dall'occhio di un cantore che, in ogni dettaglio dell'esistenza - l'immensità del mare, la benedizione della pioggia, il sorriso di una figlia, un momento condiviso con una persona amata, il ricordo di chi non c'è più -, riesce a vedere (e a ritrasmetterci intatta) tutta la sfolgorante e dolorosa bellezza dell'esistenza.

Recensione:
"Oro, luce e miele" è una silloge di Gabriele Zanini che sin dal primo componimento, Consapevolezza, ha catturato la mia attenzione. La citazione dell'alicanto, figura della mitologia cilena rappresentato come un uccello notturno dalle ali splendenti, evoca stratagemmi esistenziali per mantenersi in vita.
Questa è poesia, raccoglie dall'ovunque i pensieri di chi legge, nel momento in cui legge, come se le parole e i loro significati così ben articolati componessero, con chiarezza di scrittura, un mosaico di importanti e variegate sfumature.
La lingua è trasparente e per questo universale.
La poesia Attimo (pag.19), due versi che riporterò al termine di questa scrittura, mi ha letteralmente convinta sulla poesia di Zanini, avrei potuto fermarmi lì, quella poesia valeva già tutto il libro: una poesia da sola può giustificare un'intera raccolta poetica, se non addirittura l'intera ricerca poetica di un autore. Credo, infatti, che la scrittura di un poeta non sia rappresentata soltanto una somma di versi e di poesie ma dalla sua singolarità, che talvolta può esprimersi anche in una sola poesia, quella che sembra scritta proprio per me lettore, quella che mi rassomiglia, quella che avrei scritto se avessi saputo-potuto-intuito. Ecco, quella è la poesia che giustifica tanta scrittura e ricerca poetica; se un lettore non trovasse una sola poesia per se stesso, quel poeta non avrebbe giustificazione nella sua scrittura, perché la poesia è universale e un poeta deve avere anche una sola parola che significhi qualcosa per ognuno dei suoi lettori.
Leggere questa silloge è stato come indossare un paio di guanti caldi e confortanti che non conservano i ricordi di tutto ciò che è stato toccato, trattenuto e abbracciato; tengono i ricordi di casa.
La poesia di Zanini ci ricorda questo, così come il nostro impegno per la parola naturale e l'esperienza di vita, sa prendere il lettore, sa affascinare e coinvolgere perché apre finestre sulla vita del poeta sulla modalità stessa della sua scrittura. Le poesie assumono, via via, una componente diaristica importante, in alcune addirittura diventa prosa, pagina di diario; l'accento al tempo è costante, Zanini vi associa parole che lo connotano di volta in volta in modo diverso, come se esso fosse il gran nemico sotto il quale si sfalda l'esistenza ma dal quale il poeta ha trovato scampo nel rifugio dell'essere, verso cui conduce la propria esistenza. Il tempo lascia solchi profondi, spezza frasi riannodate dallo sguardo di un volto amato; il tempo ha anche rari silenzi, pause, dove avvengono incontri; il tempo ha pieghe anguste dalle quali sgusciano, di nascosto, frammenti della vita che si ricompongono fuori dalla sua morsa; il tempo incalza e non dà tregua; il tempo ha forme sfumate con le quali l'anima bambina gioca; il tempo rapisce i volti amati, ma nulla può nel rifugio dell'essere, luogo atemporale, dove tanti volti hanno il loro respiro vitale.
Le poesie sfilano come fotogrammi, scavano nel senso del mondo, tracciano e seguono un percorso esistenziale che affiora dall'anima che ferve sotto la responsabilità di una chiamata all'esistenza e di quest'ultima, fatta di azioni, fatti e oggetti; l'Autore cerca di trovare motivazioni e rendere conto a un Sé interiore profondamente legato al buon senso del mondo che indietro nel tempo, nella trama intessuta sul pensiero del poeta, rivela oscillazioni e tagli, sovrapposizioni e incertezze.
Nella poesia di Zanini non c'è nulla di nuovo, ma allo stesso tempo è tutto nuovo, bello, godibile, inquieta e rasserena come l'onnipresente natura coi suoi elementi, colori e forme, sensazioni di colori e di forme, poesia che improvvisamente degenera implodendo: grattando, sotto sotto, c'è qualcosa che dà ragione a tanta bellezza, all'esistenza e al fluire dei giorni. Nel processo di lettura, il lettore prova quella sensazione che un bambino ha quando cerca di dare un senso al mondo degli adulti e ciò conferisce alle poesie quel senso vitale che cela l'attenzione su ciò che si perde nel tempo o sul processo di guardare indietro.
La linea fluida è un segno distintivo di questa silloge e contribuisce alla sensazione che l'Autore non perda il controllo sul suo materiale pur non nascondendo le proprie intime incertezze e trepidazioni.
Complimenti a Zanini per il buon lavoro.
Come anticipato, concludo con i versi di Attimo:
Il mio umore oscilla;//sono come acqua a terra smerigliata dal vento.
(Luisa Debenedetti)



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