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Genere: Poesia

Trama:
Soter (2013-2019) è una silloge di poesie e flussi di coscienza in versi che attinge direttamente dalle esperienze di vita e dalle inquietudini dell'autore. Le tematiche affrontate sono molteplici e varie: dal legame con la terra di origine, la Sabina, all'importanza degli affetti presenti e passati; dal disagio di vivere in una società che non si comprende appieno, a una sempre più forte necessità di riconciliazione con la Natura. I disagi adolescenziali delle poesie più datate si affiancano alle preoccupazioni per gli stravolgimenti ecologici e sociali dei versi più recenti, delineando così un percorso personale dell'autore che, in conclusione, approda al sentimento di speranza per un avvenire migliore, che è il tema della poesia che presta il nome alla raccolta.

Recensione:
"Soter (2013-2019)" è una silloge di Angelo Panunzio. Le composizioni sono poesia di un viaggiare verso una liberazione, come richiamato dal titolo, che coglie i dettagli dell'esistenza nel suo farsi e che ne percepisce, in questo presente, un bagliore, forse quello che Roland Barthes definisce il punctum. Una freccia che ci tocca e ci sorprende all'improvviso, un segno lasciato da uno strumento puntuto che ci marca irrimediabilmente, che ci segna a vita.
Questo segno nasce da una parola, da una coincidenza, da un ricordo e si tramuta, fissandosi per sempre come cicatrice sulla pelle.
Questo punto è spesso un dettaglio, una reminiscenza mitologica, un evento temporale, tradotti in forma di parole, che hanno attirato l'attenzione dell'Autore e a partire dai quali proietta un po' di sé, della sua storia, della sua memoria creando un forte potere d'attrazione carpendo la nostra di attenzione e portandoci nel suo mondo che, a questo punto, si confonde, si sovrappone, si coniuga con il nostro e ci apre una finestra sulla "liberazione" dai mali che siano personali o universali.
Il suo tempo è come una struttura ad anello dove si ritorna ai punti di partenza, sempre gli stessi ma sempre diversi, senza inizio né fine, dove ricordo e presente coesistono.
Poeta sapiente dalle molte sfaccettature, Panunzio incanta con questo suo lavoro, capace di evocare multiformi percezioni e consapevolezze: con versi strutturalmente liberi, tratteggia relazioni che dal reale si innalzano verso spazi figurativi in cui cerca rappresentazioni del presente, definendo una sorta di relazione biunivoca tra lo spazio empirico e quello della conoscenza o, dell'intuizione intellettuale e visiva delle essenze delle cose ricondotte alle loro pure essenze obiettive attraverso i fenomeni presenti nella coscienza per comprendere-interpretare la storia personale e globale. Panunzio è un tessitore di istanti, la sua mente è guizzante.
La raccolta è una porta d'ingresso a un climax di pensiero che, a cavallo di versi snelli calcanti sentieri di montagna che culminano su vette poetiche, porta a ridurre la distanza tra la scrittura e i multiformi significati dell'esistenza, dove si acquieta, in qualche modo, la sofferenza del poeta.
Nel gioco di questa scrittura sono rilevanti i suoni e, di conseguenza, le distanze dalle quali essi giungono; modulati in volume e timbro, depositano suggestioni e memorie, oltreché nostalgie, che nutrono la voglia di scrivere o leggere.
Paesi e paesaggi, delineati in modo esplicito o implicito, sono vivificati dalla memoria e dai sentimenti, passati o attuali, talvolta scoloriti o sfocati da variabilità meteorologiche inserite ad hoc nella composizione poetica; tali mutevolezze paesaggistiche sono adeguate alla ricerca dell'artista di un portale d'ingresso al mondo delle relazioni perfette, al quale il poeta sembra anelare: "Se riemergo da quest'Erebo// Nemmeno il sole darà luce// Più di me." (Pag. 10).
I testi sono resi attraenti da un lessico forbito e aristocratico che dà l'impressione che l'Autore conceda i suoi versi, troppo belli e lucidi, a noi lettori solo perché questa è la necessità dello scrittore.
Una raccolta che mi sento decisamente di consigliare, elegante nei suoi richiami ai miti classici, alla scienza, all'amore, in una evoluzione che ha le sue ere, come sono le percezioni dello spirito umano, quasi veggente davanti al formarsi dell'attimo, o ere di giorni-mesi-anni in cui gli attimi si uniscono come cellule a formare la creatura che è la vita umana e il suo fine.
(Luisa Debenedetti)



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