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Genere: Poesia

Trama:
Delicata e vibrante allo stesso tempo, "Le pantofole della solitudine" è una raccolta di poesie che narra dell'animo umano, di legami impossibili da spezzare, di sentimenti e ricordi che danno forma e senso alle nostre vite. La prima parte del libro, intitolata "Il passato è un fantasma", raccoglie una serie di componimenti giocati sul pi rouge della nostalgia, fra il dolore per il distacco dal paese d'origine e il desiderio di rifugiarsi in un luogo lontano dal caos della quotidianità. La seconda parte, invece, intitolata "In debito con l'amore", è un viaggio nelle molteplici sfumature del sentimento che più di tutti sconvolge, in bilico fra gioia e tristezza, fra la magia di un istante e lacrime che il tempo non sa asciugare.

Recensione:
"Le pantofole della solitudine" di Irma Kurti, è una raccolta di poesie che mi ha colpito per diversi motivi: innanzitutto per la semplicità dei versi, l'assenza di virtuosismi letterari e di metafore difficilmente comprensibili. Il lessico è semplice, tuttavia i versi hanno una potenza notevole: quella di trasmettere al lettore mostrando l'anima, i desideri e soprattutto la sofferenza dell'autrice, una sofferenza dietro alla quale si nascondono gli abissi della disperazione.
La prima parte è imperniata sul fantasma del passato.
La disperazione per l'allontanamento dalla patria, la perdita del proprio tempo, dell'arbitrio di sé, delle persone più preziose nella vita di Irma.
Ciò che risalta è una donna che ha solo se stessa da abitare e da trascinare oltre la propria frontiera per sopravvivere.
E' una poesia che non ha bisogno di essere interpretata perché nasce da come l'autrice ha dovuto interpretare la vita vivendola, vivendo le cause di forza maggiore e di legittima difesa.
La luce, il buio, il mare, il vento, la natura sono attori non protagonisti ma pur sempre presenti.
Lontana dalla sua terra, non per scelta, per Irma ci sono pochi luoghi sacri che rimangono familiari: il luogo fertile, solitario, della scrittura - balsamo anche per la solitudine radicale e l'isolamento
"Raccoglierò gli stralci dell'anima,
Dispersi ovunque dal furioso vento,
è difficile trovarli tutti, alcuni giacciono lontano, nel mio paese." (Pag. 36)

- e della parola poetica che argina lo squarcio dell'urlo atroce del silenzio e l'interiorità, unico campo in cui coltivare una libertà spirituale.
"Dentro di noi siamo ancora bambini,
Vogliamo le ali, sogniamo di volare.
Ma nella notte il vello della follia
Cade e nel buio ascoltiamo i lamenti
del nostro corpo vecchio e spossato." (Pag. 23)

I tre spazi non sono così separabili, sono piuttosto sfumature della stessa notte. Il fiammifero per vedere e per riscaldarsi quando il pianto e il freddo ci ricordano che siamo orfani.
"L'anima perde la purezza quando si macchia
di bugie e di falsità. I sogni sono orfani,
non trovano un rifugio in quel nido oscuro." (Pag. 29)

La seconda parte della raccolta ha come tema conduttore l'amore: un amore non corrisposto, che non comprende, un amore nei confronti del quale Irma sembra frenarsi come se rinunciasse a viverlo fino in fondo...
"Non lasciarti calpestare dall'amore,
negli occhi - un velo di tristezza,
sei così fragile, anima tormentata,
ti agiti nel vento, un filo d'erba." (Pag. 54)

Vi sono inoltre poesie struggenti che riguardano la mamma defunta:
"Ti ho sognata di nuovo mamma,
ti stringevo tra le braccia,
avevo timore che mi sfuggissi
e non ti avrei più ritrovata" (Pag. 74)
"Ma lei non c'è più."(Pag. 75)

E ancora tenere poesie nei confronti di un riavvicinamento al padre che aveva eretto alte mure per limitare la libertà della figlia:
"Le mura sono state abbattute adesso,
Le rughe celano il peso del passato,
ci teniamo per mano mentre riempiamo
le nostre domeniche di amore e pace." (Pag. 68)

In conclusione, una lettura emozionante da cui emergono una grande dolcezza, la voce dell'anima dell'autrice, la sua tristezza, la nostalgia, i ricordi lontani, le assenze di chi dovrebbe o vorrebbe avere vicini, il tutto sublimato dalla scrittura poetica.
(Luisa Debenedetti)



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