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Luci in lontananza. Storie di migranti ai confini d'Europa
di Daniel Trilling

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    Casa Editrice: Marsilio - 270 pagine
    Disponibile in formato cartaceo




  • Genere: Informazione

    Trama:
    La geografia dei flussi migratori che stanno ridisegnando il Vecchio continente raccontata attraverso le storie di chi sfida la sorte nella speranza di una vita migliore, per portare in superficie ciò che etichette come "richiedenti asilo" e "migranti economici" non sono in grado di restituire. Alla ricerca di risposte su una questione così complessa, emergono soprattutto domande: "Vogliono raggiungere l'Europa perché ci vive uno zio. E voi, non lo fareste? Ne hanno bisogno per guadagnarsi da vivere. Perché nel loro paese non possono farlo? Perché in Europa invece potrebbero riuscirci? Che rapporto c'è tra il posto da cui provengono e quello in cui sono diretti? Perché dovrebbero tollerare queste condizioni? A chi conviene regolare i loro spostamenti? E quante probabilità ci sono che gli Stati che trattano i migranti con tanta insensibilità si comportino allo stesso modo anche nei confronti dei loro cittadini?". Mettendo al centro le singole testimonianze dei migranti e seguendone gli spostamenti attraverso città, Stati e continenti, Daniel Trilling traccia una cartografia della migrazione e dell'Europa chiusa da confini nazionali, dove il mito dell'Unione europea garante di pace tra le nazioni e prosperità si sta sfaldando di fronte all'incapacità di tutelare quei principi di tolleranza e rispetto per i diritti umani su cui è stata fondata. In questo percorso l'autore include la sua stessa famiglia, scappata prima dalla Russia scossa dalla guerra civile e poi dalla Germania nazista. Perché ogni identità, ogni senso di appartenenza è frutto di un dislocamento precedente, del desiderio di approdare, un giorno, a un porto sicuro.
    Prefazione di Marco Damilano.

    Recensione:
    "Luci in lontananza" di Daniel Trilling, redattore della rivista britannica New Humanist, è un reportage raccontato in prima persona che affronta quella che, da diversi anni, è stata definita la "crisi dei rifugiati" in Europa. E' una raccolta di storie frutto di cinque anni di ricerche e viaggi, è un tentativo di rovesciare quella spuria distinzione tra un esiliato che ha scelto, o ha dovuto lasciare la casa, e un rifugiato o un richiedente asilo. E' una lettura scioccante, toccante e dolorosa, in cui l'autore parla dei rifugiati in Europa con passione e civile rispetto: scioccante perché ritrae con calma la realtà della vita delle persone che cercano di entrare in un'Europa che in gran parte non le vuole, una realtà che può essere brutale, sia acutamente che cronicamente. Civile e rispettosa perché, attraverso l'attenta narrazione, queste persone, diventano proprio questo: persone, non una massa.
    Trilling racconta la storia di alcuni sfollati a causa dei vari conflitti scoppiati in Africa e in Asia e la loro difficile situazione di rifugiati; lo fa visitando campi e centri di detenzione. Visita famiglie e individui per ascoltare e raccontare le loro storie. Storie di fame, abusi, privazioni, sofferenze e morte ma anche storie di speranza. Riesce a mantenere i contatti con molti, mentre si spostano da un paese all'altro, mentre alcuni scompaiono senza lasciare traccia.
    Trilling ha tracciato le sue frontiere europee: Calais, Catania, Siracusa, Atene, Sidiro, confini che, ovviamente, possono cambiare a seconda di chi delimita l'Europa. Il sistema dei rifugiati ha un'unica certezza: si tratta, generalmente, di un'élite che controlla il movimento di tutti gli altri. E' difficile decidere se sia la natura o siano gli esseri umani a costituire la barriera più ostile.
    Leggendo, scopriamo che il fiume Evros, tra la Turchia e la Grecia, è così rischioso che c'è un cimitero di circa un migliaio di migranti su una collina sopra il villaggio musulmano greco di Sidiro. Il Mediterraneo, naturalmente, contiene molte migliaia di morti, uccisi dalla mancanza di cuore o dall'inadeguatezza di natanti che hanno esaurito il carburante, che non erano proprio barche. Fatima, una donna fuggita dalla Nigeria che vuole diventare un'attivista per i diritti delle donne, un organizzatore culturale, qualcosa di meglio di un migrante che vive nel limbo della società, quando arrivò in spiaggia in Libia, vedendo un gommone esclamò: "Mio Dio, ma è un pallone!" Trilling non si reca in Libia, ma il lettore viene trascinato lì dai terribili racconti di stupri, violenze e morte. La rotta dei migranti dell'Africa occidentale verso l'Europa attraversa il Sahara, tra le cui dune sarebbero morti almeno tanti quanti sono annegati nel Mediterraneo.
    L'autore ci sbatte in faccia come la violenza nella vita degli sfollati si manifesti in tutte le forme - sistemiche e organizzate - in un'Europa in cui molti paesi stanno cercando disperatamente di sottrarsi agli impegni assunti tramite la Convenzione sui rifugiati del 1951: tra i quali che le persone vengano trattate come individui e che non siano costretti a tornare nel pericolo da cui sono fuggite. Tutte le testimonianze rivelano una sorta di ostilità e disprezzo da parte della politica, riconoscibile come una combinazione di caos e insensibilità, intesa come deterrente, gli stati sono autorizzati a imprigionare le persone per "convenienza amministrativa", forniscono centri di accoglienza pericolosi o sporchi: così pericolosi che i loro "ospiti" cercano la morte bevendo shampoo o tagliandosi con il vetro, perdono documenti, consigliano ai migranti di trasferirsi in un'altra città, senza menzionare che ciò significa iniziare nuovamente il processo di richiesta di asilo. Nello stesso periodo in cui l'Europa ha speso 2 miliardi di euro per la sicurezza delle frontiere, scrive Trilling, ha speso circa 700 milioni di euro sulle condizioni di accoglienza dei rifugiati. L'attenzione di Trilling è sulle persone che si muovono, non sulle persone che li aiutano. Caesar, un giovane maliano con la giusta furia, dice, attraverso Trilling: - Cosa stanno combinando in Europa? Non possono dividerci così. Non è che la gente ha scritto in fronte "rifugiato" oppure "migrante economico". - Chi giudica chi può muoversi? Cambiamenti climatici, povertà: perché non sono ragionevoli motivi per ritirare le proprie cose e spostarsi meglio? Trilling non fa distinzione tra le persone che incontra, non giudica. Eppure le persone cacciate dalle loro case dal cambiamento climatico o dalla povertà non sono coperte dalla Convenzione sui rifugiati. "Quella di 'rifugiato' è una definizione politica, e il suo significato è continuamente soggetto a una battaglia per decidere chi vi rientra e chi no", scrive Trilling (che è nipote di rifugiati). Se la conoscenza è il fondamento dell'azione, allora l'autore ci ha fatto un grande servizio trasformando le masse e i numeri in persone che possiamo vedere tali e quali a noi. Certo, la libertà di movimento è consentita all'interno dei confini, ma se sei nato fuori da queste linee, non hai il passaporto giusto o, purtroppo, non hai la pelle del colore giusto, è molto più difficile muoversi all'interno. Con vari conflitti in corso in tutto il mondo, c'è un fiume di persone che vogliono venire in Europa per fare un tentativo di ricostruire le loro vite. Nel dato stimato del 2015, questo fiume è diventato un'alluvione. Sono queste persone che Trilling vuole incontrare, con cui vuole parlare per cercare di capire la loro situazione, sperando di scoprire quali sono le differenze tra migrante economico, richiedente asilo e rifugiato e vedere se queste definizioni ampie resistono alla realtà della vita.
    Questo libro, forte e potente, rappresenta il volto del rifugiato, e a tal proposito vorrei ricordare: Joseph scappato in Francia per paura di essere arruolato nell'esercito, Marc che ha ottenuto l'asilo politico in America, Hannah che ha attraversato le frontiere clandestinamente, Farrokh che ha lasciato l'Africa pressato nella stiva di una nave, Dante che è stato perseguitato e costretto a fuggire dalla sua città, Enea che è arrivato in Italia con un barcone e qui ha trovato la sua nuova patria. Anche alcuni dei nostri "miti" sono stati migranti. Il mondo è fatto di movimento, la storia è costellata di migrazioni. E loro, questi profughi e questi nomi, non sono i disperati che vediamo nei telegiornali. Joseph è Joseph Conrad, che per evitare l'arruolamento nell'esercito zarista scappò dalla Russia e arrivò a Marsiglia con una lettera di raccomandazione per imbarcarsi su un veliero diretto in Martinica. Marc è Marc Chagall, prima arrestato a Pietroburgo, perché entrato in città senza il permesso necessario per gli ebrei della periferia, poi rifugiato a New York durante il nazismo; Hannah è Hannah Arendt, che attraversava le frontiere di nascosto per difendersi dalle persecuzioni; Farrokh è Freddie Mercury, che lasciò Zanzibar quando era ancora bambino; Dante è Dante Alighieri, esiliato da Firenze e migrante poeta; Enea è il protagonista dell'Eneide, fuggito da Troia e approdato nel Lazio come terra di salvezza.
    Questi sono miti, moderni e non, il mondo gira e la storia si ripete. Ieri come oggi, oggi come domani.
    Da leggere, se si vuole comprendere.
    (Luisa Debenedetti)



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