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Genere: Narrativa

Trama:
Nella desolata campagna alla periferia di Edimburgo svetta una torre di guardia. E' il Panopticon, una struttura a metà tra un carcere e una casa famiglia. Qui vengono rinchiusi i ragazzi senza speranza: i giovani disadattati, segnati per sempre da un'infanzia difficile. Come Anais Hendrix, 15 anni, che da quando è nata è passata da una famiglia all'altra, sballottata tra assistenti sociali e genitori adottivi. E adesso è accusata di aver mandato in coma una poliziotta. Al Panopticon non sarà facile sopravvivere. Qui si viene spiati giorno e notte, studiati come cavie. Per non perdere la testa, il trucco è non pensare, non vedere, e magari affezionarsi agli strampalati compagni di sventura. Oppure inventarsi una meravigliosa realtà parallela...

Recensione:
Panopticon, come il carcere ideale progettato nel 1791 da Bentham, è il luogo che fa da teatro all'intera vicenda narrata nel romanzo. Un istituto per minori difficili, piccoli delinquenti o ragazzi problematici che, per qualche motivo, non possono vivere in famiglia. "Panopticon" è un romanzo distopico, che ci porta in una dimensione reale difficile e disturbante.
All'inizio quest'opera si rivela scostante col lettore, indifferente al fastidio, alla diffidenza che può suscitare, ma poco a poco la voce narrante della protagonista Anais, entra nelle menti, creando una dipendenza ipnotica dalla sua storia e da quella degli altri ragazzi che come lei si trovano, ospiti forzati del Panopticon.
Anais è la protagonista più lontana dall'idea che si ha dell'eroina classica: è una quindicenne "incasinata", che non conosce le proprie radici, vissuta da sempre in istituti e case famiglia, alla quale hanno ucciso la madre adottiva che di mestiere faceva la prostituta. Ha iniziato a bere e a drogarsi a nove anni, a fare sesso a undici, e la sua fedina penale è talmente lunga che non è possibile leggerla tutta in un giorno. Nessuno si aspetta nulla da lei, a parte una vita in carcere, lontana dalla vita civile alla quale non è adatta. Questa è Anais, e molto altro. E' una bambina ingenua e una donna navigata, è una teppista che spaccia, ruba e commette atti vandalici ma è anche una persona capace di pensieri profondi; è sempre sballata, sotto acido, ma non mente mai; fa a botte per non venire sottomessa senza provarne nessun piacere, alla ricerca di amicizia, di affetto, di considerazione e della prova che è un essere umano, nata da esseri umani e non un esperimento su quanto si possa sopportare nella vita prima di impazzire; è schizofrenica, allucinata e lucida. E' magnifica, tragica ed avvincente.
Jenni Fagan con la sua scrittura potente, diretta, correttamente scorretta, crea un romanzo capace di mettere di fronte al lettore tutto il brutto che c'è nell'infanzia rubata, maltrattata, non considerata. Un viaggio nei gironi e nelle bolge dei ragazzi istituzionalizzati, che si perdono perché gli adulti li considerano già persi in partenza, perché una società che non è in grado di prendersi cura dei suoi cuccioli genera criminali e criminali in erba che si fanno del male per tentare di stare a galla e spesso muoiono da soli nelle stanze dove dovrebbero essere sorvegliati.
"Panopticon" ti entra dentro, ti porta in una dimensione parallela dove le pagine volano. Fa arrabbiare e soffrire, ti dà momenti di gioia e tanta tristezza, coinvolge e quando arriva la fine ti lascia con una speranza, un leggero sorriso e un desiderio, rivolto alle stelle, che una ragazza possa volare a Parigi sulla groppa di un gatto alato.
Un romanzo come pochi, un romanzo che sarete felici di avere letto.
(Tatiana Vanini)



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