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Piscio sull'acqua
di Rachel B. Glaser

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    Casa Editrice: Carbonio Editore - 150 pagine
    Disponibile in formato cartaceo e ebook




  • Genere: Narrativa

    Trama:
    13 racconti estremi, surreali, sfrontati, ricchi di immagini poetiche dolorosamente vivide: un ombrello che ha una faccia e cammina, e può sollevarti in alto, fino a Marte; un fuoco che sfida la marea; una capsula spaziale in cui si viaggia in compagnia di uno scimpanzé; un Cristo appeso per secoli sempre alla stessa croce; un videogioco in cui si può essere John Lennon e fare sesso sfrenato con Yoko Ono. La realtà virtuale allucinata nel chiuso degli appartamenti, gli amori post-moderni trasposti in diapositive, le piazze desolate percorse dagli skater: scene di vita americana contemporanea si intrecciano con i ricordi di un'era primordiale, in un viaggio onirico che estende oltre ogni livello le possibilità della narrazione per poi richiuderla in un finale sospeso e scioccante.

    Recensione:
    "Piscio sull'acqua" di Rachel B. Glaser, è una raccolta di 13 brevi racconti surreali, edita da Carbonio una giovane casa editrice che rivolge le proprie pubblicazioni verso lettori dagli interessi multidisciplinari, esigenti, curiosi, eclettici. Carbonio propone infatti testi del Novecento e contemporanei di respiro internazionale, in grado di offrire nuove prospettive su diversi temi, affrontati con voci originali, anche con stile non omologato.
    Riguardo al libro in oggetto sarò sincera: sono partita con grandi aspettative ed entusiasmo di trovarmi di fronte ad un estro creativo decantato da molti. Francamente sono rimasta abbastanza delusa, o meglio, piuttosto apatica nell'accogliere i ghirigori narrativi della giovane scrittrice.
    E' una serie di racconti eccentrici e alquanto bizzarri presentati dalla Glaser con uno stile sicuramente interessante, senza fronzoli, molto fluido ed avvolgente, in grado di trasformare la banalità del quotidiano in qualcosa di oscillante tra l'umoristico e l'inquietante ed in questo caso lo spunto irrazionale è spesso utilizzato in maniera indiscutibilmente azzeccata, anche se poi, a conti fatti, ciò che resta a fine lettura è un senso di incompiutezza, forse perché gli incipit sono spesso invitanti, seguiti però da un plot narrativo che non è facile da decifrare e approvare.
    E' tuttavia interessante notare come in poche pagine l'Autrice riesca a far trasudare un intenso spirito amaro, spesso cinico, quasi minaccioso eppure lieve allo stesso tempo. Sembra un divertissement, giocoso col lettore che viene sfidato ad abbracciare le elaborate fantasticherie della Glaser che celebra l'esaltazione del caos secondo una realtà filtrata attraverso coordinate grottesche, cercando di esorcizzare l'imponderabile connaturato alla vita.
    Fin dall'inizio appare chiaro che Glaser intende armeggiare con la tradizione: il racconto di apertura è probabilmente il più disorientante della collezione, anche se è fra quelli che ho apprezzato, inizia come se fosse la favola di un bambino, per poi passare da un estratto di "Piccole Donne" a un immaginario colorito racconto dello stile di vita di Louisa May Alcott, prima di rivelare finalmente, qualche pagina dopo, che il narratore della storia "L'Ombrello Magico" è una vecchia copia di Piccole Donne che vive in una collezione di libri rari.
    Ogni racconto è una sorta di cortometraggio contemporaneo e in quanto tale rappresenta tutto quanto la nostra epoca mette a disposizione, dando vita ad un prodotto letterario quantomeno coraggioso. Il mondo della Glaser vacilla, in un modo non diverso da quello di Jason nel racconto "La Jon Lennin Xperience", tra le esistenze reali e quelle virtuali che caratterizzano le vite contemporanee. Come tanti personaggi di Glaser, Jason è terrorizzato dal contatto con il mondo. Glaser è eccezionalmente sensibile a questa paura e quello che a prima vista sembra ridicolo è in realtà tenero, ed è ciò che succede alla ragazza triste a bordo di un treno della metropolitana di cui si dice che "Se la fidanzata triste lascia che gli occhi indugino troppo a lungo su uno qualsiasi degli uomini, quell'uomo potrebbe, più tardi, loggarsi a Craigslist e postare l'annuncio di un incontro mancato"(Pag. 85). Molte storie, nella raccolta, ci invitano a chiederci cosa è reale e cosa è virtuale, dove fissiamo le nostre identità e in quali luoghi scegliamo di orientare i nostri sforzi nell'atto di preparare per il mondo (ciò in cui crediamo o decidere di essere) il nostro vero io.
    La Glaser armeggia con la tradizione, usa materiale trovato e trasforma le storie applicandovi un personalissimo strato di stucco. In ogni storia, lei attinge qualcosa di profondo e risonante, cercando di non rendere semplicemente banali "gli strani", e mettere in scena per il lettore uno specchio che ricorda quello di "Attraverso lo specchio" di Lewis Carroll. E se nulla fosse dato per scontato? Come appare il mondo sottosopra?
    Ogni storia è una serie di piccoli shock, a volte di sessualità repressa, spesso di corporeità quasi morbosa, sessualmente espliciti, a volte sono shock dolci. Spesso sono dolci e morbosi. Spesso sono altre cose. "Brad Pitt sta lentamente disamorandosi e innamorandosi di qualcun altro. Materia che si trasforma in energia, energia in luce." (Pag. 83) "La ragazza si infila miele e sterco di coccodrillo nella vagina per bloccare lo sperma." (Pag. 131) "A volte trovare un fidanzato è quasi come giocare nell'NBA". (Pag. 86) "La visuale si spostò sulla vagina di Yoko." (Pag. 25) "Lettori, io sono quel libro." "Le persone famose trovano il tempo di morire"(pag. 136).
    La storia finale, che dà il titolo alla raccolta, è un collage di episodi e frammenti. Spiega a casaccio l'evoluzione del mondo e la "civiltà" umana, rivelando la continuità della nostra meraviglia e confusione nella nostra condizione bella, sporca, precaria, noiosa, estatica, confusa. E' una metafora perfetta per il libro nel suo insieme.
    La scrittura di Glaser appare scettica, racconta storie di desiderio e simultaneamente di paura e fame di vita.
    Rachel Glaser è tanto critica nei confronti della narrativa e del linguaggio che si può verosimilmente scambiarla per un nichilista, ma il suo lavoro è davvero punk, perché lei distrugge per reinventarsi, divertita di sentirsi sconveniente. I suoi personaggi avvertono i bisogni in modo doloroso ma subiscono interferenze da loro stessi, il che li fa sembrare imitazioni di se stessi. Come lettori, vediamo energia nel lavoro della Glaser ma, a mio modesto parere, quello che trasmette è più noia che piacere.
    (Luisa Debenedetti)



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