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Amnesie. Dalla strage di Erba al delitto di Cogne
di Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani

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    Casa Editrice: Sovera Edizioni - 233 pagine
    Disponibile in formato cartaceo




  • Genere: Informazione

    Trama:
    E' possibile uccidere e poi dimenticarsi di averlo fatto? E' possibile descrivere l'assassino in un modo e poi cambiare idea, disegnandolo nel modo opposto? E' possibile descrivere perfettamente la scena di un crimine senza esserci mai stati, senza averlo commesso? E fingere di essere un'altra persona così bene da ingannare tutti e dimenticarsi chi si è realmente, è possibile? La risposta a tutte queste domande è sì. Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani vi portano in un'altra delle loro indagini. Dopo aver gettato luce su numerosi cold case italiani - tra cui l'omicidio di Pier Paolo Pasolini - visitano i luoghi del delitto di Cogne e della strage di Erba, studiano gli atti processuali, parlano con gli esperti, indagano nei misteri della mente e della testimonianza.

    Recensione:
    "Amnesie - dalla strage di Erba al delitto di Cogne" di Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani è la disamina avvincente e fruibile a più livelli (giornalistico, criminologico e scientifico-investigativo) delle due vicende che sono scolpite nella nostra memoria, perché Annamaria Franzoni, Olindo Romano e Rosa Bazzi, rispettivamente protagonisti del delitto di Cogne e della strage di Erba, due tra i casi di cronaca nera degli ultimi anni che hanno più diviso l'opinione pubblica, hanno sgretolato e messo in discussione due colonne portanti della nostra cultura e tradizione di popolo generoso e profondamente legato alla famiglia: l'amore incondizionato di una madre per il proprio figlio e la solidarietà tra i vicini di casa di un piccolo centro.
    Le due vicende sono analizzate dal punto di vista delle amnesie e ritrattazioni di colpevoli e vittime, un'angolazione sicuramente singolare, che riguarda alcuni dei capitoli più interessanti della criminologia: la persistenza dei ricordi, la testimonianza e le tecniche di interrogatorio.
    Annamaria Franzoni ha veramente dimenticato quello che ha fatto? Siamo sicuri che Olindo e Rosa siano i veri colpevoli? O forse sono stati loro, ma come la mettiamo con le inconsistenti prove portate in giudizio? Indagando di nuovo su questi omicidi, gli autori investigano anche e soprattutto i meccanismi della memoria, le invisibili distorsioni dei ricordi, i mille modi in cui falsiamo la realtà a nostro uso e consumo, anche nella vita di tutti i giorni. Attraverso gli studi compiuti dalla Psicologia della Testimonianza, questo libro esplora non solo la mente di un'assassina e di un testimone, ma anche la mente di tutti noi.
    Gli Autori, fascicoli processuali alla mano, confrontando le dichiarazioni rese da tutti i soggetti presenti sulle scene dei crimini, ci dimostrano come sia possibile confessare una strage in ogni dettaglio, descrivendo una scena del crimine parecchio complessa, per poi ritrattare, negando di esserci mai stati, come hanno fatto Rosa Bazzi e Olindo Romano, colpevoli di aver sterminato un'intera famiglia di vicini di casa. E poi si interrogano sul ruolo giocato realmente dai testimoni nella risoluzione di un caso come quelli presi in considerazione? E' più attendibile chi ricorda troppi dettagli o chi non ne ricorda affatto? Le risposte che i due autori danno, in questo viaggio tra Cogne e Erba, talvolta sono sorprendenti e si rifanno sempre al principio del cosiddetto Rasoio di Occam, secondo cui la ricostruzione più semplice è sempre quella più plausibile, mettendo da parte ipotesi troppo suggestive e talvolta complottiste, più simili alle trame di un giallo che alla realtà.
    Col loro stile coinvolgente, caratterizzato dai fitti dialoghi in cui le voci si alternano, si sovrappongono sino a diventare indistinguibili e con l'analisi di documenti rigorosamente tratti dalle carte processuali, Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani tirano le somme di due casi estremamente difficili, di fronte ai quali è difficile mantenere il giusto distacco anche a distanza di tanti anni, soprattutto perché tra le vittime ci sono anche due bambini molto piccoli, assassinati con estrema violenza e per delle ragioni che, dall'esterno, sembrano troppo banali per essere vere. Due casi in cui il movente è un tassello poco rilevante rispetto al ruolo giocato dalla memoria e dalla consapevolezza di ciò che si è commesso, oltre al quadro che dei colpevoli fanno i testimoni e le persone a loro vicine. Del resto, gli autori sfatano il mito dell'assassino lucido mentitore che prima o poi commette il passo falso, come se indossasse la precisa maschera del colpevole: chiunque può mentire, più o meno consapevolmente, anche chi pensiamo di conoscere alla perfezione, e ciò che sappiamo dei segnali che può dare chi mente è ancora estremamente labile per essere considerato infallibile in ogni caso.
    Divisorio dell'analisi di questi due casi che tutti conosciamo, è il racconto della storia del cosiddetto Smemorato di Collegno, un caso curioso accaduto all'inizio del Novecento e che si ricorda per lo più per il famoso film interpretato da Totò, ma che in realtà è una sorprendente storia vera che i due autori ripercorrono, facendoci fare un tuffo in un passato più lontano e nelle tecniche allora usate dalla Polizia giudiziaria.
    Gli Autori dedicano molta attenzione alla dinamicità della memoria nonché ai processi di alterazione dei ricordi e, con estrema limpidezza espositiva, conducono il lettore nei meandri insidiosi del labirinto della mente umana fino al "post event misinformation effect" (I ricordi riportati dai testimoni oculari sono facilmente modificabili ed influenzati dall'esposizione, in seguito all'evento, ad informazioni scorrette).
    Colpisce, perché particolarmente calzante, per ricomporre lo stato mentale della Franzoni, è la metafora teorizzata dagli autori delle sei matrioske: la Fragilità contiene la Mancanza di empatia, che contiene Ansia e Somatizzazione, che ha al suo interno l'Isteria e che quando si schiude rivela lo Stato Crepuscolare Orientato. E la più piccola, quella che non si apre?
    "Al di là di tutte le prove e le analisi, il mistero di questo delitto è nella mente di Annamaria, in quella cassaforte lì". (pag. 94).
    Per quanto riguarda il caso di Erba, nel 2014 è venuto a mancare Mario Frigerio, il principale accusatore e, a novembre 2018, dopo l'uscita del libro è stata avanzata richiesta di ispezione ministeriale del fascicolo da parte del Ministro della Giustizia. Tale particolare è significativo perché è testimonianza dell'arguzia e dell'ineccepibile tecnica ricostruttiva dei due autori.
    (Luisa Debenedetti)

    Degli stessi autori:
    Un mostro chiamato Girolimoni



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