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Un mostro chiamato Girolimoni: Una storia di Serial killer di bambine e innocenti
di Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani

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    Casa Editrice: Sovera Edizioni - 192 pagine
    Disponibile in formato cartaceo e ebook




  • Genere: Informazione

    Trama:
    Gino Girolimoni: un nome che a Roma vuol dire infame. Il nome di chi avvicina le bambine, le cerca, le vuole, le prende. Un nome usato ancor oggi. Già, ma chi era davvero Gino Girolimoni? Un uomo benestante, coinvolto nella Roma degli anni Venti in una storia molto più grande di lui, così, dall'oggi al domani. Arrestato, accusato di ben sette tra stupri e omicidi a danno di bambine. Peccato che Girolimoni fosse completamente innocente, peccato che ogni prova fosse inventata di sana pianta per placare l'isteria, la follia che ormai s'era impossessata dei quartieri della città, della gente. Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani, con l'aiuto di esperti di primo piano, ricostruiscono la vicenda dandone il quadro storico e criminologico completo. Rifacendo le indagini, passo passo, strada per strada, sospetto per sospetto, con le tecniche investigative di oggi.

    Recensione:
    "Un mostro chiamato Girolimoni - Una storia di serial killer di bambini e innocenti" è un libro di Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani. Tratta di quello che si definisce un "cold case", avvenuto più di novant'anni fa ed è un caso unico al mondo, perché passato alla storia col nome di un innocente, Gino Girolimoni: un uomo di successo che viveva in modo brillante, grazie al suo lavoro di "mediatore" per avvocati. Un uomo, suo malgrado, finito in un tritacarne mediatico ante litteram. Sono i primi anni dell'avvento del regime fascista, un mostro inafferrabile terrorizza i quartieri romani di Borgo e di Ponte, 7 bambine vengono seviziate, violentate e, di queste, 4 vengono massacrate, creando una psicosi generale per cui un vetturino, sentendosi preso di mira, si suicida bevendo acido muriatico.
    Le bambine, adescate all'ombra del Cupolone ed alle quali è doveroso rivolgere un pensiero sono: Emma Giacobini 4 anni (sopravvissuta alla violenza), Bianca Carlieri 3 anni, Armanda Leonardi 2 anni( ri-violentata e uccisa a 5 anni), Rosina Pelli 4 anni, Elsa Berni 6 anni, Celeste Tagliaferro 18 mesi (sopravvissuta alla violenza), Elvira Coletti 6 anni (sopravvissuta alla violenza).
    I fatti avvengono tra il 1924 è il 1927, la polizia brancola nel buio alla ricerca "dell'Ombra" finché una servetta tredicenne, Olga, dice ai suoi datori di lavoro che c'è un uomo che la importuna, che sa dove abita e si presta a fare da esca per favorirne l'arresto.
    Quell'uomo era Gino Girolimoni che negò sempre la sua colpevolezza di fronte a chi lo accusava, la testimonianza di un muratore che lo scagionava affermando di essere lui con la figlia l'avventore dell'osteria, e non Girolimoni con Rosina, fu nascosta, l'uomo fu messo in carcere per qualche giorno e sua figlia in istituto. Nessuno doveva sapere che Girolimoni era stato arrestato per errore.
    Ma perché? La risposta è semplice quanto squallida. Erano gli anni in cui il regime fascista si stava insediando, imponendo il suo potere in ogni campo della vita pubblica. Il cavallo di battaglia del duce era la sicurezza sociale e il caso del mostro di Roma metteva in dubbio l'efficienza del regime che perdeva così consensi. L'arresto di Girolimoni fu quindi pubblicizzato a tamburo battente dalla stampa ormai fascista o fascistizzata e lui fu descritto come un degenerato, un pervertito, un mostro da eliminare. Si inventarono casi precedenti, gli si attribuirono misfatti in ogni parte d'Italia. Soprattutto, però, si celebrò la forza della polizia, del regime e del duce al quale si attribuiva direttamente la cattura sostenendo che sempre si era tenuto al corrente e aveva dato disposizioni sul caso. A fronte di tutto ciò non era possibile fare marcia indietro, dire "ci siamo sbagliati".
    Ma, nella disgrazia, Girolimoni ebbe anche qualche lampo di fortuna. Trovò magistrati onesti che fecero il loro dovere come si deve e lo assolsero per non aver commesso il fatto. La cosa però non fu detta dai giornali. Il regime controllava direttamente la stampa e la cronaca nera era stata bandita per dare alla gente quella sensazione di sicurezza di cui la propaganda di regime aveva bisogno. E così il nome di Girolimoni fu per sempre legato a quei fatti e divenne sinonimo di pervertito, di mostro. Passò il resto della vita in povertà, facendo molti lavori differenti, cambiando diverse case a causa della nomea che i giornali gli avevano affibbiato. Cercò anche di cambiare nome, ma gli fu negato anche questo. Morì, povero, nel 1961.
    Ancora oggi non si sa chi fosse il vero colpevole, anche se diverse ipotesi furono fatte.
    Rilevante fu l'operato del poliziotto Giuseppe Dosi, genio investigativo, che finì in prigione e al manicomio per aver provato a salvarlo, perché c'era di mezzo Mussolini (che doveva mostrarsi solutore di problemi) e la diplomazia (un sospetto ben più calzante di Girolimoni, un pastore protestante pedofilo, fu rilasciato per motivi di convenienza politica).
    E' un libro interessante per diversi motivi.
    Gli autori sono un giornalista investigativo e un criminologo, che interpellano il medico legale, la sessuologa, il profiler, rivedendo l'indagine con i mezzi di oggi. La lettura è scorrevole, la tematica è agghiacciante, la scrittura è avvincente, trasporta il lettore in un mondo che abbiamo dimenticato, in cui i bambini giocavano ancora per la strada e coinvolge emotivamente il lettore, in questo "dialogo" tra Fabio e Armando che passandosi la palla fanno emergere particolari interessanti che, ovviamente, non vi dico.
    Da leggere.
    (Luisa Debenedetti)

    Degli stessi autori:
    Amnesie. Dalla strage di Erba al delitto di Cogne di Fabio



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