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La Creazione di Gesù e del Nuovo Testamento
di Giuseppe Verdi

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    Casa Editrice: Uno Editori - 320 pagine
    Disponibile in formato cartaceo




  • Genere: Saggi

    Trama:
    Un pizzico di buon senso e di rigore, uniti all'imprescindibile verifica delle fonti, ci porterà alla necessità di ridefinire l'uomo chiamato Gesù per collocarlo in maniera corretta nel contesto del suo tempo. Va ricordato infatti che la nostra conoscenza di Gesù e del cristianesimo risulta condizionata da fortissimi pregiudizi, legati a quanto su di essi ci ha inculcato la Chiesa. Ecco perché, in questo Atto 2 della Commedia Divina, tenteremo di fare chiarezza sul periodo storico in cui visse Gesù e sul modo in cui l'uomo fu gradualmente trasformato in una divinità. In genere, infatti, credenti e non credenti conoscono un Gesù dai contorni assolutamente vaghi, fatto nascere in un indefinito Israele quasi sospeso nella favola, tra stelle comete e cori angelici, e fatto agire in una sfuggente realtà quasi astorica, fatti salvi i riferimenti evangelici a Ponzio Pilato, ai farisei, ecc., che, però, dicono ben poco riguardo al contesto socio-politico dell'epoca.

    Recensione:
    "La Creazione di Gesù e del Nuovo Testamento" di Giuseppe Verdi, è la seconda parte della "Commedia Divina", il suo lavoro di ricerca di fonti storiche di quanto narrato dalla Bibbia.
    Quante persone sono disposte a rivedere sotto una luce diversa tutto ciò che sanno sull'Unto? A scandagliarne e infine scoprirne la vera identità, documenti storici alla mano e senza ricorrere a sensazionali quanto strampalate teorie? Gli studi accademici hanno fatto molta strada nella comprensione del personaggio più famoso della Storia: questo volume è indicato per chi ha la volontà di capire. E il coraggio di leggere.
    Ci sono motivi per mettere in discussione la paternità tradizionale di alcuni libri del Nuovo Testamento. I vari studiosi, a cui l'autore fa riferimento, rispondono a queste domande in modo diverso, e le nostre personali conclusioni dipenderanno, almeno in parte, dalla nostra apertura (o chiusura) mentale. Un credente non ha dubbi nel seguire la dottrina secondo la quale le parole della Bibbia sono state date agli apostoli da Dio, ma per coloro che detengono un concetto più libero di ispirazione di Dio, la cosa fa poca differenza. La figura di Gesù, una volta liberata dal costrutto teologico e dall'atmosfera "evanescente" creata dai Vangeli ed inserita nella realtà storica ebraica del I secolo, diventa inesorabilmente qualcos'altro.
    Vengono messi in evidenza particolari il cui vero senso ha connotazioni radicalmente diverse da quelle che la tradizione tramanda. Scopriamo il reale significato delle espressioni "regno di Dio" e "stirpe davidica", "amore per Dio al primo posto" (alla luce delle cronache di Giuseppe Flavio), rivendicazione sociopolitica ("gli ultimi saranno i primi"), laicità antagonistica alla casta sacerdotale, origine galilaica, "dottorato" giudaico, tassazione imperiale (accettata ma anche rifiutata), "profezie messianiche", promessa di "segni" divini degli aspiranti al trono di Israele, "ritiro nel deserto", preavviso di martirio ai seguaci, non ultima l'inspiegabile morte per crocifissione come "re dei Giudei"...
    L'esposizione è chiara ed esaustiva, il lavoro di ricerca è svolto su vari campi e si citano varie fonti, gli scritti del già menzionato Giuseppe Flavio, la letteratura rabbinica, Marcione, Tacito. Emergono: l'evidente parallelismo/analogia tra Cristianesimo e Mithraismo e le incongruenze tra Saulo di Tarso e gli Atti degli Apostoli, in particolare colpisce la figura di Saulo, poi divenuto Paolo, che riveste un ruolo fondamentale nella "creazione" e divinizzazione della figura di Cristo e della diffusione della religione cristiana (sempre ammesso che Saulo/Paolo sia realmente esistito). E' una lettura molto interessante, sebbene non originale considerati i numerosi studi, susseguitisi nei secoli, sulla veridicità storica dei personaggi e sulla datazione dei documenti fondamentali del Cristianesimo. Personalmente ritengo che queste incertezze facciano poca differenza: conoscere gli autori certamente aiuterebbe a determinare se questi fossero testimoni oculari, o in contatto con testimoni oculari, in questo caso il fattore più importante sarebbe la data di composizione. Il resto dei libri fornisce insegnamento sulla fede e sulla vita cristiana, e qui la paternità è meno importante, perché una visione diversa dell'autorialità avrebbe cambiato alcuni dettagli, ma non avrebbe influito molto sul quadro generale, perché alla fine è una questione di fede.
    Concludo con una personale considerazione: l'autore precisa di essere non credente, io ho riscontrato che spesso gli atei e gli agnostici hanno valori superiori a qualunque credo religioso, meglio chi ha dei valori concreti e si adoperi per il bene comune, piuttosto che un fedele tiepido o con un grosso fervore mistico nei confronti di una divinità distante e che finalizza il proprio operato a un ricongiungimento con essa in un paradiso promesso.
    Qui ci sta bene Fabrizio De Andrè - da "Un blasfemo" -
    "E se furon due guardie a fermarmi la vita,
    è proprio qui sulla terra la mela proibita,
    e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato,
    ci costringe a sognare in un giardino incantato (...)"

    (Luisa Debenedetti)



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