Casa Editrice: Imprimatur - 160 pagine
Disponibile in formato cartaceo e ebook
Genere: Umoristici
Trama:
Matisse è il gatto adottato da Claudia, ingegnere informatico che fa la cassiera al supermercato, e Roberto, impiegato con la passione per il divano di casa. Il fortunato felino è il re indiscusso della casa, almeno fino al giorno in cui fa la sua apparizione una culla con un piccolo umano dentro, pronto a usurpargli il trono. Improvvisamente il piccolo umano si ammala, proprio quando Matisse inizia a frequentare il cimitero e a fare amicizia con la morte. Il Triste Mietitore spiega al gatto il senso della vita a suon di freddure, parabole sui generis e lezioni di arte e letteratura, mentre i suoi padroni si destreggiano tra colleghi ammorbanti e strane tipologie di clienti in fila alla cassa, in una favola nera che vi farà ghignare.
Recensione: "La Morte e il Gatto" edito da Imprimatur, è l'opera di Alessandro Balsamo, un giovane genovese che si firma con lo pseudonimo de Il Triste Mietitore, che è anche il nome della sua pagina Facebook e di un blog.
In questo libro si susseguono trovate argute, a volte amaramente ironiche e spesso esilaranti, anche se non del tutto originali.
I personaggi principali sono, appunto, il gatto Matisse e la Morte, tra i quali si instaura un rapporto di amichevole complicità.
Gli umani sono visti e descritti con attenzione, cogliendone gli aspetti più caratteristici ed essenziali. L'autore ne coglie le peculiarità come farebbe un gatto. Sì, perché se amiamo i gatti, quegli esseri misteriosi che abbiamo scelto o meglio che ci hanno scelto come compagni di vita, finiamo con l'acquisirne l'acuto e critico punto di vista.
La figura della Morte è umanizzata, tutt'altro che spaventosa, anzi, riesce a risultare persino simpatica con le sue strampalate novelle e per via di quel sentimento di solitudine e quasi inutilità che svela a Matisse. Ovvio, viene da dire, che la Morte soffra di solitudine, sappiamo tutti che è sempre dietro l'angolo, ma da lì a volerla come compagna di viaggio... lascia più perplessi il fatto che sostenga che il suo compito non è più quello di uccidere le persone: "Ormai l'uomo da solo uccide il suo simile con la guerra e l'odio, è l'uomo a uccidere se stesso con vizi e stupidità. (...) la Morte prende per mano le persone e le accompagna nell'ultimo viaggio..."
Un testo divertente, godibile, vi sono passaggi e periodi che provocano sorriso e ilarità spontanei (avvertenza a chi legge in treno o su qualsiasi mezzo pubblico), senza essere demenziale. Dietro il sorriso c'è sempre qualcosa che fa pensare.
Un gatto non è solo un morbido e rilassante compagno di vita e la Morte non deve fare paura, la si può vedere come una figura romantica che, tra il serio e il faceto, mostra quanto meravigliosamente dolorosa sia l'esistenza di coloro che nascono sapendo che un giorno si dovranno spegnere. Infine l'epilogo, che unisce ironia e dolce amarezza.
Bravo Alessandro, un buon testo che si fa perdonare la tirata d'orecchi per quel "Giorgio Boccaccio", evidentemente un refuso.
(Luisa Debenedetti)
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