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Radical. Il mio viaggio dal fondamentalismo islamico alla democrazia
di Maajid Nawaz

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    Casa Editrice: Carbonio Editore - 314 pagine
    Disponibile in formato cartaceo e ebook




  • Genere: Biografia

    Trama:
    Inglese di origini pakistane, a soli sedici anni Maajid sceglie la strada del fondamentalismo. Esasperato dalle angherie razziste subite fin da bambino e soggiogato dalla propaganda islamista, entra a far parte di un gruppo rivoluzionario e diventa lui stesso reclutatore. Finché a ventiquattro anni, arrivato in Egitto, viene arrestato e rinchiuso nel penitenziario di Torà, nei pressi del Cairo, famigerato per l'uso della tortura. Vi rimarrà quattro anni. Ma è proprio durante l'esperienza estrema della prigionia che Maajid mette in discussione le proprie convinzioni e infine, liberato grazie ad Amnesty International, si fa portavoce di un messaggio antitetico, di pace e libertà. Il suo viaggio dalle radici del male alla coscienza democratica e civile è il paradigma di un'evoluzione possibile e necessaria, un inno alla potenza della ragione, capace di ribaltare non solo una singola esistenza, ma il destino dei popoli.

    Recensione:
    "Radical - Il mio viaggio dal fondamentalismo islamico alla democrazia" è l'autobiografia di Maajid Nawaz. La definirei una storia avvincente, che ci fornisce la spiegazione di come qualcuno con il suo background e le sue esperienze di vita potrebbe essere influenzato dalla promessa di una nuova identità e una causa da sostenere.
    Figlio di una famiglia di istruiti e abbienti immigrati pachistani di fede islamica, si impegnò nella ricerca di un'identità che lo ponesse in una condizione di non dover subire ulteriormente la discriminazione, divenne uno "scafato" ribelle fortemente influenzato dalla cultura hip-hop del South Bronx. In particolare, il professor Griff, un fanatico islamico e membro del famigerato gruppo rap Public Enemy, fece una forte impressione sul giovane Nawaz. La sua fede non avrebbe avuto nulla di cui vergognarsi perché era stata ribattezzata come una forma di resistenza, come un'identità provocatoria autoaffermante.
    Il background di Nawaz lo aveva reso particolarmente suscettibile ed i testi rap gli fornirono una spiegazione alternativa e avvincente per le sue tribolazioni: la sofferenza e gli attacchi che aveva sperimentato non erano incidenti isolati, ma parte di un più ampio affronto occidentale per distruggere l'Islam. Sotto l'abile persuasione di un reclutatore, Nawaz diventò un membro del gruppo estremista Hizb ut-Tahrir; quello che seguì fu un meandro tentacolare attraverso l'ascesa di Nawaz da novizio a reclutatore di piombo in Pakistan, Danimarca, Palestina ed Egitto.
    Non so se definire il testo pienamente autobiografico di un ex-islamista molto eloquente oppure il ritratto di Maajid Nawaz ispiratore e megalomane.
    Nawaz si rifiuta di scusarsi o di condannare. Piuttosto, egli tenta di far luce su come i sentimenti forti possano essere indirizzati male e cerca di presentare una contro-narrativa per il futuro.
    Personalmente, trovo difficile capire come si possa essere influenzati a tal punto da raggiungere la convinzione che sia necessaria un'azione tanto radicale che giustifichi l'omicidio di persone innocenti.
    Nawaz racconta vividamente l'esperienza in una temibile camera di tortura nell'Egitto di Mubarak, dove si era recato per promuovere il suo gruppo nel paese autocratico. Il suo racconto è avvincente quanto ossessionante. Per esempio, la scena in cui Nawaz (numero 42) attende nervosamente di essere chiamata per un interrogatorio ascoltando le assordanti urla di coloro che sono chiamati prima, viene raccontata con tale dettaglio straziante che il lettore viene lasciato in tensione, aspettando con ansia quello che verrà dopo.
    Radical, in definitiva, è una storia di redenzione, ed è in prigione che Nawaz è liberato dall'ideologia che lo ha tenuto prigioniero. Le letture approfondite del testo islamico, le varie interpretazioni e le lunghe conversazioni con ex terroristi, anch'essi reclusi, portarono Nawaz a concludere che l'islamismo era una mera "ideologia politica vestita da islam".
    Nawaz è brutalmente onesto riguardo ai suoi fallimenti, tuttavia non evita occasionali attacchi di auto-esaltazione.
    Il libro è pieno di storie auto glorificanti sulla vita personale di Maajid, sia che fosse nel carcere egiziano o davanti a David Cameron, la sua figura assume sempre il ruolo primario. Credo che l'umiltà sia una caratteristica, forse troppo occidentale, che non gli appartiene.
    Maajid mi ha dato l'impressione di cambiare la sua ideologia da una visione islamica estremista ad una visione islamofobica estremista. Sarebbe stato più convincente se si fosse trasformato in un completo scettico e, vista la sua tendenza megalomane, penso che prima o poi finirà per entrare in politica.
    Nell'epilogo di Radical, Nawaz scrive a suo figlio: "Puoi essere quello che vuoi, Ammar. Non permettere mai a nessuno di dirti altrimenti".
    Il concetto che possiamo essere ciò che vogliamo potrebbe essere allettante, ma le esperienze di Nawaz come descritte in Radical suggeriscono che, almeno quando siamo giovani, possiamo diventare cose che gli altri vogliono che siamo, e che ci vuole una grande dose di autoriflessione e forza di carattere per iniziare veramente il viaggio verso l'essere qualcuno che vorremmo essere piuttosto che qualcuno modellato dalle nostre esperienze.
    Un'ultima considerazione sul titolo scelto: Radical. La parola radicale, spesso usata nell'inglese moderno per significare estremo, deriva il suo significato dalla parola latina radix, che significa "radice". Nawaz utilizza intelligentemente entrambi i significati - il vecchio e il nuovo - per descrivere chi era una volta e chi ora è diventato: un ex leader di un'organizzazione islamica che è ora in prima linea in una missione personale per liberare l'Islam dall'ideologia eccessiva e politicizzata che una volta aveva creduto fermamente e predicato con forza.
    A volte il libro è difficile e macabro, ma per me vale la pena leggerlo, fa sperare nella prospettiva ottimistica che le alternative all'islamismo possano prosperare: "Sul lungo periodo, le nuove generazioni arriveranno a creare altri movimenti e a ispirare nuove tendenze, al di là del paradigma islamista. (...) L'islamismo non è il futuro." Spero che abbia ragione.
    Raccomando la lettura a chiunque voglia conoscere l'estremismo islamico e quanto sia facile attirare e reclutare i giovani o le vittime di discrminazioni o molestie. La storia personale di Maajid è molto simile a quella di molti giovani di Paesi diversi.
    (Luisa Debenedetti)



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