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Genere: Saggistica

Trama:
Ragazze che si prendono a spinte per avere l'onore di apparire, seminude, sulle copertine delle riviste per soli uomini; aumento di nightclub a luci rosse, emancipazione femminile coincidente con la tolleranza per immagini sempre più hard, con le quali identificarsi: è davvero scomparso, o almeno attenuato, il sessismo che denunciavano le femministe negli anni Settanta? O non ci troviamo, piuttosto, di fronte ad una nuova ondata, più potente, perché apparentemente presentata come una forma della libertà delle donne, di discriminazione femminile? Dopo il successo e le polemiche che hanno accolto "The new Feminism", pubblicato nel 1998, in cui l'autrice si diceva convinta che ormai la parità fosse un obiettivo facilmente raggiungibile, Natasha Walter torna a riflettere sui modelli e gli stereotipi di genere con cui le donne si trovano a fare i conti, miti maschili della bellezza femminile, patinata in figure di principesse superdotate o esplicitata in corpi provocanti e disponibili: sempre e comunque, bambole per il desiderio dell'altro.

Commento:
Un libro ben fatto, soprattutto perché ciò che viene detto o ipotizzato è accompagnato da ricerche bibliografiche, interviste e statistiche. Sì, è vero, i numeri non bastano a provare che la società di oggi sia sessista, ma scorrendo le pagine di questo libro l'atroce dubbio viene eccome (per non dire che alla fine il tutto si fa certezza).
Attraverso un'analisi sul mondo della prostituzione, delle bambine, delle amanti e della pornografia, Natasha Walter giunge a conclusioni estremamente interessanti: nella società di oggi le donne vengono incoraggiate a smettere di considerare virtuose quelle che si mettono al servizio degli altri, come è stato per il XIX secolo, e vengono spinte a concentrarsi sui propri desideri e sulla propria indipendenza. Il problema è che questo focalizzarsi sulla propria autonomia e sulla libera espressione viene rivenduto alle ragazze sotto forma di sfrenato consumismo e riduzione a oggetto sessuale. Pensiamo soltanto al fatto che, oggi, la nostra cultura sottolinea continuamente che l'autorealizzazione delle donne deve passare inevitabilmente attraverso il perfezionamento del corpo. L'imperativo è migliorarsi, non attraverso una crescita emotiva o intellettuale, ma tramite un rifacimento fisico. Ancora più aberrante se si pensa che questa idea sia già portata avanti da bambine di otto, nove anni che dedicano energie alle diete, alla cura del corpo e allo shopping.
Senza dubbio, il fatto che la donna nel 2012 abbia consapevolezza della propria sessualità senza provare nessun tipo di imbarazzo o vergogna, come succedeva in passato, è fantastico, ma questa emancipazione, che le femministe immaginavano come un'onesta accettazione della sessualità femminile, si è trasformata in qualcosa di più complesso, e paradossalmente, di meno liberatorio.
Una lettura consigliatissima, che aiuta a chiederci se davvero siamo indipendenti ed emancipate o se invece, non siamo ancora "schiave" di un atteggiamento maschile che ci condiziona e ci influenza.
(Benedetta Gigli)



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