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Genere: Giallo

Trama:
Adottata dai portinai di un condominio milanese, la gatta Isotta passa il suo tempo a osservare le abitudini degli umani, sulle quali avrebbe molto da ridire. Vita tranquilla, la sua, tra coccole e argute riflessioni. Finché la quiete del palazzo è sconvolta da un misterioso delitto.
In una notte di temporale, Isotta si imbatte nella porta semiaperta dell'appartamento di un fotografo gay. Entra, e si trova davanti il poveretto a terra, la testa fracassata. E cosa fa? Istintivamente lecca il sangue, ma così addio impronte... La polizia avrà il suo bel daffare, e lo farà sotto l'occhio vigile di questa gatta speciale, sempre pronta a un commento ironico, a una considerazione sagace, a un gesto risolutivo.

Commento:
Un giallo da leggere e da sentire questo, perché la storia - scritta con uno stile fluido e piacevole da A. Capeder - si può anche ascoltare, grazie al CD audio con le belle voci di E. Di Cioccio e N. Bruschetta.
L'originalità del romanzo non sta nell'intreccio, abbastanza prevedibile sia nella sua evoluzione che nell'epilogo, ma nella voce narrante: è Isotta infatti, la gatta adottata dai portinai, a descrivere tutto ciò che accade nel palazzo e nelle sue immediate vicinanze.
In effetti si può dire che l'autrice non punti molto sugli aspetti investigativi della vicenda, tanto che le principali indagini sono proprio quelle svolte dal curioso felino. La morte del fotografo sembra invece servire solo come scusa per dare l'avvio ad un'accurata analisi della natura umana, fornendo la giusta occasione per parlare degli abitanti del palazzo, il tutto visto e descritto attraverso gli occhi ironici e spesso stupiti di Isotta.
Andando alla ricerca del misterioso omicida, la gatta farà infatti una panoramica dei condomini, raccontandone pregi e difetti, parlando delle loro vite, scoprendone il passato, svelandone i dolori, i segreti e le speranze. Attraverso le loro esistenze, presenterà al lettore un'impietosa riflessione sulla società odierna e sui suoi (spesso stravaganti!) protagonisti.
Ecco allora le persone preda dei pregiudizi, ancora fin troppo diffusi, contro gli omosessuali; ecco i classici superbi e superficiali, votati solo alla bella vita e concentrati sull'apparire invece che sull'essere; ecco la gente comune che cerca di sopravvivere alle mille difficoltà di ogni giorno... Quelle descritte sono tutte vicende fin troppo realistiche e in cui è facile riconoscersi perché, al di là dell'omicidio, c'è anche tanta normalità nel romanzo, quella che ritroviamo in quei giorni sereni che scorrono tra figli e lavoro, tra faccende domestiche e un abbraccio davanti alla televisione, tra una discussione col vicino e una carezza al gatto di casa, perché in fondo tutti viviamo nello stesso, strano e folle mondo.
(Maria Guidi)



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