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LA MALEDIZIONE DI MEZZAPICA
di Paolo D. M. Chicco


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  • Genere: Narrativa

    Trama:
    Don Tano se ne andava con passo lento facendo saltellare il bastone dal manico d'osso. Su quel tratto di strada, che dalla chiesa nuova portava a Canale, si camminava bene. Lo avevano lisciato a cemento nell'inverno, con i sacchi avanzati dalla costruzione del pontile di Pecorini. Da anni u Parrino insisteva perché venisse sistemato quel sentiero ma Stefano Virgona, il delegato comunale, prometteva-prometteva senza mai dar disposizione: si convinse solo quel gennaio, quando sua sorella portava sempre febbre e nessun dottore riusciva a capire cosa avesse. Ne approfittò allora u Parrino convincendolo che, se faceva sistemare il sentiero, l'infinita riconoscenza di San Bartolo avrebbe risolto tuttecose. Il Santo era particolarmente interessato alla questione. Tutti gli anni, per la festa del paese, la sua statua veniva salita in processione alla chiesa vecchia. In quel tratto, i portatori inciampavano spesso tra le pietre sconnesse del sentiero e le bestemmie del suo nome coprivano le giaculatorie del Parrino e delle fedeli. San Bartolo allora tremava tutto, più per le bestemmie che per gli scossoni, e il tintinnare delle collane e dei bracciali d'oro, che per l'occasione gli avevano appizzato addosso, si sentiva sino a mare. Anche Don Tano, come il Santo, apprezzava ora la comodità di quel tratto di strada e non andava mai da altre parti.

    Commento:
    Recensione di Patrizia Danzè, Gazzetta del Sud

    Isole di miti, ma soprattutto isole di approdi, ma anche di derive, le Eolie, da sempre presenti nell'immaginario letterario.
    E Paolo Chicco avvocato penalista torinese vi è approdato, fisicamente da quando aveva sedici anni, emotivamente ora che ha scritto la opera prima, La maledizione di Mezzapica (Fausto Lupetti editore, pagg. 140 euro 12), ambientata a Filicudi.
    E' un'Odissea moderna con il tema del viaggio, e con tempeste e naufragi, inganni e tradimenti, perdite e mancanze, questo romanzo in forma di racconti che procede in un climax narrativo sempre più sicuro nel passaggio da una stazione all'altra delle storie.
    Lacerti di vita isolana, di passioni, di perdite e tradimenti, ma anche di legami con un mondo ancestrale dove fa la sua incursione l'aspetto magico e misterioso della vita, rappresentato da Chicco (il quale mostra di aver ben studiato, lui sabaudo, da siciliano) non certo con distacco da studioso di folklore, bensì con la partecipazione sentita ad una realtà complessa nella quale il senso del destino, l'invidia degli dei e l'incantamento magico servono a spiegare situazioni ed eventi che sfuggirebbero altrimenti ad una spiegazione razionale.
    E' l'anima greca che riappare dalle viscere di quelle terre vulcaniche affiorate nella notte dei tempi, grumi di terra insieme benedetta e maledetta, dove un pugno di uomini lì gettati dal caso o dal destino affrontano il dramma della vita.
    Aleggia, infatti, su tutto il racconto una certa atmosfera da tragedia, nonostante il tono volutamente leggero e ironico dell'autore. La tragedia dell'emigrazione, ad esempio, perché le storie si dipanano lungo la prima metà del secolo scorso, quando l'isola da fiorente divenne sempre più desolata, con un numero sempre maggiore di gente che vedeva la sua terra allontanarsi, mentre andava via con la nave, con la certezza che non l'avrebbe più rivista per molto tempo o forse per sempre.
    E ancora, incombe il senso del destino sui personaggi, molti dei quali sembrano essere schiacciati dal peso di una maledizione, prima fra tutte quella di doversi affidare al mare, nella vita e nella morte.
    Terra di emigrazione, coste dalle quali ci si imbarca per non tornare, o al contrario si approda in un confino forzato, con identità nascoste, come quelle dei mafiosi, o con la veste frivola di turisti indifferenti, pronti a scappare dopo la recita della stagione estiva, case abbandonate un tempo vitali, e la perenne vicenda del ruolo di femmina e di maschio da recitare, sottomettersi o agire d'astuzia, da "fimmina" appunto, nel primo caso, e del dover prevaricare o fare il proprio dovere di "masculo" nel secondo.
    E su tutto e oltre tutto, quel mare calmo o furioso, acque misteriose davanti alle quali avvolgersi in un amplesso amoroso o gorghi minacciosi che allontanano persino l'unica certezza di un'isola, l'approdo della nave-speranza-disperazione, la nave che tutto conduce e tutto porta via.
    (Recensione fornita dall'autore)

    Tutte le informazioni sul libro e sull'autore sono disponibili sul sito www.mezzapica.it



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