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Haru.
Forse esistono ancora le mezze stagioni

di Marco Sampietro

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    Casa Editrice: Susil Edizioni - 224 pagine
    Formati disponibili: cartaceo




  • Genere: Narrativa

    Trama:
    Un giovane reporter occidentale, realizza il sogno di vivere e lavorare nella frenetica ma gentile Tokyo, la megalopoli dai mille colori. In un Giappone, forziere di antiche tradizioni e con lo sguardo sempre rivolto al futuro, attraverso amori, amicizie, disavventure e inganni, ritrova la giusta "via di mezzo" da percorrere. A sostenerlo in questo cammino, sarà fondamentale la sua passione per quel paese e per tutti quei miti anni '80 che con un velo di nostalgia fa rivivere quotidianamente. Infine, libero dai tanti dubbi della vita, comprende non senza qualche difficoltà che: "L'amicizia e l'amore non si chiedono come l'acqua, ma si offrono come il tè..."

    Recensione:
    "Haru" è un libro particolare, quasi di nicchia. Per apprezzarlo e comprenderlo in toto occorrono dei requisiti precisi: essere appassionati del Giappone, conoscerne un po' usanze e mentalità e, soprattutto, apprezzare la produzione letteraria dei manga e, non guasta, amare gli anime. Se poi siete dei nostalgici che hanno tanti ricordi degli anni '80, comprenderete e vi divertirete nei tanti riferimenti che nell'opera si trovano.
    La penna di Marco Sampietro è delicata come un fiore di ciliegio e carezzevole come una brezza gentile. Possiede un ritmo tranquillo, che colora lo scritto di tante suggestioni, come se stessimo guardando scorci di Giappone che, nella sua narrazione, divengono vita. "Haru" è un'opera nella quale entrare con calma, sedendoci comodi, sorseggiandola e gustandola un poco alla volta come una bevanda pregiata, piuttosto che berla in un sorso.
    La trama ci porta nella vita lavorativa e sociale del protagonista, Haru, che, a dispetto del nome, non è un nipponico, ma il paese del sol levante è chiaramente nel suo destino. Non solo, il suo carattere è così particolare da essere definito più giapponese di un giapponese. Lo seguiamo passo passo, vivendo con lui avventure e disavventure, amori, inghippi e traversie che lo porteranno a maturare, esattamente come capita nella realtà, quando siamo alle prese con le mille sfide quotidiane.
    Capita di incontrare nei capitoli scene tipicamente degli anime, come l'epistassi copiosa degli uomini di fronte alle forme di una bella ragazza (al maestro delle tartarughe di Goku capitava sovente, ricordate?), ecco perché è un libro indicato a chi ha una certa conoscenza di determinati argomenti. Non solo, tanti, davvero tanti sono i riferimenti a opere, canzoni, modi di dire, film, ma anche espressioni tipiche giapponesi, luoghi geografici o simili. Vero è che l'autore non tralascia di usare note esplicative che, a fondo del libro, chiarificano ogni cosa, ma se pensate che le note sono ben 230, su una narrazione di 195 pagine, risultano un po' ridondanti e se il lettore dovesse andare a cercare ogni spiegazione, non solo la lettura sarebbe macchinosa, ma temo verrebbe abbandonata prima del finale.
    I personaggi sono ben descritti, hanno le loro particolarità che li rendono distinguibili, eppure si sente il bisogno di vederli più attivi e meno riflessivi. Tanti pensieri spezzano la continuità narrativa, alcuni poi sono facili da intuire, frasi fatte, che si sarebbero potute evitare donando così un ritmo più intenso che avrebbe giovato. Un libro non ha immagini come nei fumetti, non è sostenuto da colori vividi dei cartoni, la narrazione deve necessariamente possedere un mordente che dia la giusta impressione di movimento; qui, soprattutto nei capitoli iniziali, si ha l'impressione che stringi stringi sia accaduto ben poco. Procedendo, vuoi che ci si abitua allo stile dell'autore, vuoi che la storia si complica con difficoltà ed inganni, la situazione migliora.
    "Haru" regala un pezzo di Giappone, con le sue tipicità, vi piacerà se vi piace questo paese. E' una dimensione letteraria particolare e suggestiva, per estimatori.
    (Tatiana Vanini)



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