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Auschwitz Blocco 10. Una storia vera
di Magda Hellinger e Maya Lee
Traduzione a cura di: Erica Farsetti

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    Casa Editrice: Newton Compton - 288 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Storie vere

    Trama:
    Nel marzo 1942 Magda, una maestra d'asilo di venticinque anni, viene deportata ad Auschwitz insieme a un altro migliaio di donne: sono tra le prime ebree a essere rinchiuse nel campo. Qui, i nazisti hanno l'abitudine di designare una prigioniera come responsabile di tutte le altre, e Magda viene spesso scelta per questo ruolo. La sua vita nel campo prosegue quindi sul costante filo del pericolo: sfrutta in tutti i modi la sua posizione per aiutare le altre prigioniere, rischiando ogni volta di essere scoperta e giustiziata dai soldati. Basato sulla testimonianza della stessa Magda e su estese ricerche, questo libro ricostruisce un incredibile racconto di resilienza, bontà e misericordia: la prova che la parte migliore dell'animo umano può resistere anche in mezzo alle condizioni più atroci. L'incredibile testimonianza della sopravvissuta che salvò centinaia di ebree dagli esperimenti medici nel famigerato Blocco 10 di Auschwitz.

    Recensione:
    "Auschwitz Blocco 10" è una storia vera.
    Maya Lee, con la collaborazione dello scrittore David Brewster, ha deciso di raccontare in questo modo l'esperienza della madre Magda Hellinger, deportata ad Auschwitz.
    Rielaborando gli appunti della madre e ampliandoli con le informazioni tratte da ricerche e interviste fatte agli altri protagonisti di questa sconvolgente vicenda, Maya restituisce al lettore il racconto di ciò che accadde in quegli anni bui e terribili, ripercorrendo con grande chiarezza ed incredibile distacco la sequenza di eventi che portò all'annientamento di molte migliaia di ebrei inermi. Magda era una giovane maestra d'asilo che, in Slovacchia, si era distinta nella comunità sionista per le sue doti di fervente attivista e grande organizzatrice. Nel marzo del 1942 fu costretta dai tedeschi, con un altro migliaio di ragazze nubili, a prendere un treno per andare a lavorare, dicevano, in una misteriosa e lontana fabbrica di scarpe per la quale c'era urgente necessità di manodopera. Furono invece le prime ebree ad essere deportate ad Auschwitz.
    Il racconto della progressiva organizzazione dei campi di sterminio, alla quale Magda è chiamata sin da subito a collaborare in qualità di funzionaria o responsabile di questo o quel blocco in virtù delle grandi capacità organizzative e di leadership di cui si mostra dotata, procede con l'oggettività e la precisione di una cronaca che mai, neanche di fronte agli eventi più terribili, si abbandona alla disperazione e al sentimento. Più volte mi sono stupita sia del distacco con cui va avanti la narrazione, sia di quella incrollabile determinazione a sopravvivere giorno dopo giorno senza soffermarsi sull'orrore e sul dolore: una pulsione alla vita che nonostante tutto ha consentito a diversi deportati di resistere a sofferenze indicibili e di continuare a prendersi cura gli uni degli altri rischiando la vita, cercando di stare uniti fino all'ultimo, conservando, per quanto possibile, la propria umanità e la propria dignità. Il Blocco 10 richiamato nel titolo era quello riservato ai prigionieri scelti da alcuni dei più famigerati medici tedeschi per condurre i loro sadici "esperimenti". Nel corso degli anni tuttavia Magda viene più volte trasferita da un blocco all'altro, da un campo all'altro, da una mansione all'altra: la sua testimonianza è dunque in grado di far luce su molti dei luoghi e dei personaggi diventati negli anni tristemente famosi. Costretta a prendere decisioni impensabili, a dipendere direttamente dagli ordini delle SS ma al contempo ad approfittare della loro fiducia per cercare di salvare quante più compagne possibile dovendo tuttavia scegliere ogni volta chi poteva cercare di salvare e chi doveva abbandonare al proprio destino, Magda è una delle poche persone che riuscirono a sopravvivere per oltre tre anni alle terribili condizioni di Auschwitz-Birkenau, grazie a quell'ambiguo ruolo che ricopriva che gli ha consentito, pur rischiando più volte la morte, di vivere in condizioni un po' migliori delle compagne.
    Un libro duro, che mi ha fatto prendere coscienza di alcuni aspetti dell'Olocausto su cui non mi ero mai soffermata. Una lettura che mi ha provocato un profondo senso di straniamento soprattutto per la scelta di descrivere Magda come una sorta di "macchina salva-vite", una eroina senza pentimenti, dubbi o sensi di colpa, senza momenti di disperazione e sconforto, ma che tuttavia consiglio a chiunque sia interessato a questa parte così oscura e disumana della nostra storia che nessuno dovrebbe mai sottovalutare.
    (Cristina Quochi)



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