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Capire col corpo
in 101 aneddoti di vita quotidiana

di Andrea Ambrogio

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    Casa Editrice: TEA - 288 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Biografia

    Trama:
    Per l'autore di questo libro, un ex bocconiano che lavora nella finanza, il territorio più esotico che mai avrebbe pensato di visitare non si trova né in Africa, né in Asia, né in Sudamerica. Si trova dentro di sé. Cercando di risolvere un fastidioso dolore alla spalla, si ritrova quasi per caso in una inaspettata odissea di conoscenza esperienziale del proprio corpo da cui non riesce più a uscire. Ma soprattutto non ne vuole uscire. Perché radicarsi sempre più nel corpo non lo porta solo a una più profonda e inaspettata comprensione della relazione con la famiglia, gli amici, il lavoro e lo sport, quanto soprattutto a riscoprire tutti questi aspetti della sua vita con un piacere sempre più profondo.
    "Un libro che esemplifica con leggerezza e profondità il ruolo del corpo nella scoperta di sé."
    (dalla prefazione di Jader Tolja)


    Recensione:
    Il contenuto di questo libro si può riassumere in breve: l'autore sostanzialmente vuole farci notare che ciò che percepiamo con il corpo è diverso da ciò che elaboriamo con la mente. Cioè tutti noi abbiamo una parte razionale, costruita nel tempo con quei mattoni fatti di educazione, cultura, conoscenze, convenzioni, che ci porta a vedere le cose in un certo modo, più o meno stereotipato; il corpo, invece, è capace di percepire vibrazioni inizialmente invisibili alla parte razionale, che poi si dimostrano quelle più importanti, più vere, più "naturali", perché, non dimentichiamolo, noi stessi apparteniamo alla natura.
    Ho scritto subito il succo di questo libro perché anche io, nel fare questa recensione, ho dovuto fare ciò che l'autore propone: ascoltare il corpo e non la mente. La mente mi dice che se un libro viene proposto come un manuale e non trovo neanche una riga di istruzioni, spiegazioni, illustrazioni, approfondimenti, su cosa fare e come fare per mettere in pratica ciò che viene proclamato, questo libro è da bocciare senza repliche. Il lettore deve essere rispettato, bisogna dare le giuste informazioni, altrimenti si resta delusi e si scappa via indispettiti.
    Quindi, visto che non è un manuale, di cosa si tratta?
    Abbiamo fra le mani una "semplice" autobiografia.
    In verità è un'autobiografia tutt'altro che "semplice" in quanto l'autore scrive a ruota libera, mettendo su carta ogni sua sensazione. Si lascia andare a pensieri profondi, intimi, delicati e forti allo stesso tempo, racconta episodi di vita quotidiana che ad una lettura superficiale potrebbero apparire persino banali, cose che capitano a tutti: lavoro; incontro con i colleghi; tenere a bada due bambini che confondono il giorno con la notte; ritrovarsi stanchi dopo una nottata insonne. E poi ancora attraversare la strada e notare una vigilessa particolarmente empatica o incrociare lo sguardo di un senza tetto; andare a lavoro in bicicletta o fare quattro passi al parco durante la pausa pranzo. Cose normali, dicevo, ma che di normale non hanno nulla se a scrivere è una persona che vive una profonda lotta quotidiana fra ciò che è e ciò che è costretto ad essere. Già, proprio così! Ognuno di noi è costretto ad essere qualcosa: dobbiamo essere adulti e responsabili, padri di famiglia e lavoratori indefessi. E Andrea Ambrogio riesce benissimo in tutto questo: è una persona che nella vita ha accumulato e accumula successi e riconoscimenti ma... (c'è un ma!) tutto quello che per altri sarebbe motivo di assoluta soddisfazione, a lui non basta. Sente dentro un vuoto, sente di non vivere come il suo corpo richiede. Questo vuoto cerca di colmarlo "migliorandosi", facendo ogni sorta di corso: yoga, tai chi, reiki, anatomia esperienziale, canto, ed è proprio grazie a questi corsi che avverte sensazioni mai provate prima. Avverte che il corpo gli sta parlando per indirizzarlo verso una vita meno frenetica, dove ogni cosa che accade può essere un'esperienza formativa e ricca di emozioni. Non me ne voglia l'autore se non mi soffermerò sugli aspetti del corso (come ho già detto non è un manuale per cui al lettore tutto questo non interessa), trovo invece sorprendente la sensibilità d'animo, il calore con cui ci racconta tutto di se stesso, strappandosi di dosso i vestiti da bancario per trasformarsi in un amico, una persona che parla ad altre persone, manifestando ogni piccola emozione.
    Ed ecco che anche io, ascoltando il corpo invece che la mente, ho avuto un'esperienza positiva nel leggere queste pagine, ho partecipato con l'autore a tutte le sue piccole conquiste e alla fine mi sono trovato arricchito e desideroso di guardare ogni evento da altre angolazioni, scoprendo (non è facile ma è possibile) che tutto, ma proprio tutto ciò che accade, ci lascia un insegnamento e/o serve a farci crescere e, nel bene o nel male, abbiamo sempre una piccola possibilità di scegliere chi essere.
    Andrea Ambrogio, in uno dei brevissimi capitoletti che compongono questo libro, dice di aver sempre desiderato diventare uno scrittore. Io posso dire che ne ha tutte le capacità: quando si inizia a leggere uno qualunque dei suoi 101 racconti, le parole entrano dentro, scorrono placide, e un po' alla volta si trasformano in immagini nella mente di chi le assorbe. Il lettore non è più distante, ma è parte integrante delle scene: le vive, le sente proprie e avverte insieme ad Andrea le forti emozioni per il semplice abbraccio ad un vecchio amico o per il sorriso felice della figlia piccola che lo guarda mentre si dimena in un imbarazzante ballo.
    Per concludere consiglio a tutti questa lettura ma voglio sottolineare che, non essendo un romanzo, non può essere letto tutto d'un fiato. Al contrario è una di quelle opere da tenere sul comodino ed aprire a caso, di tanto in tanto. Le sue parole necessitano di tempi di sedimentazione che lentamente trovano un varco, vanno a stimolare pensieri e riflessioni, fino a scoprire che fra queste pagine c'è anche qualcosa di noi, perché tutti viviamo l'eterna lotta fra ciò che dobbiamo essere per compiacere chi ci sta intorno e ciò che realmente siamo.
    (Norberto Loricati)



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