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La stanza dei serpenti
di Alberto Verzè
Illustrazioni a cura di: Pietro Tebaldi

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    Casa Editrice: Viola Editrice - 238 pagine
    Formati disponibili: cartaceo




  • Genere: Gialli

    Trama:
    A Long Seat Lake ogni cinque anni una ragazza scompare senza mai fare ritorno. Alan Pyrst è stato segnato da un evento indelebile: anche sua sorella Nathalie è sparita nell'anno 2000. Quindici anni dopo, Alan e i suoi amici si ritrovano coinvolti direttamente in questo enigma in seguito alla scoperta fortuita di un cadavere ignoto lungo il sentiero per la "Secret Beach", la spiaggetta in cui il gruppo è solito incontrarsi. La terrificante vicenda li spinge a cercare di ottenere maggiori informazioni, scavando nel passato e nel presente della cittadina adagiata sulle rive del lago. Tuttavia, gli indizi raccolti sembrano condurli a uno strano simbolo. Un simbolo plasmato dalla morte stessa... ma il peggio dovrà ancora arrivare...

    Recensione:
    "La stanza dei serpenti" è un romanzo che si avvolge su due elementi: l'amicizia e il mistero. Uno scritto di formazione rinchiuso in una cornice gialla suggestiva ed intrigante.
    La scrittura di Alberto Verzè è scorrevole, corretta, perfetta per creare l'ambiente della trama e regalare una storia di atmosfera che, da un determinato punto in avanti, regala suspense in un ritmo frenetico.
    La prima metà dell'opera ci introduce nell'ambiente teatro degli eventi, portandoci a conoscere il protagonista e i suoi affetti, sia in ambito famigliare che nei rapporti con gli amici. Alan è giovane, simpatico, un ragazzo a modo che si porta dentro il dolore per la scomparsa mai risolta della sorella, che passa le estati in un luogo bellissimo, di turismo da cartolina, luminoso e caldo che cela un segreto nero e freddo: ogni cinque anni una ragazza sparisce senza lasciare tracce. Affascinante è seguire la narrazione in prima persona, affidata ad Alan, che ci parla di normalità, della quotidianità vacanziera di un ragazzo e della sua comitiva, coi divertimenti, le feste e gli amori che nascono, tra l'affetto dei genitori e buone letture. In mezzo a questo quadretto di pace e allegria, l'autore ogni tanto lascia un cenno, lancia un piccolo sasso nell'acqua, lasciando alle increspature e alla sensibilità dei lettori, le stranezze da cogliere. Così certi comportamenti appaiono dissonanti, e chi legge si interroga, si pone domande e la fiducia inizia ad essere minata da sospetti così flebili che hanno la sostanza dei sogni: presenti di notte, destinati a scomparire al caldo sole del mattino.
    Belli i personaggi, ben caratterizzati, svolgono egregiamente i loro ruoli. Con alcuni si instaura un rapporto empatico di simpatia e vicinanza, altri vengono tenuti a distanza, anche senza un motivo valido, solo così a pelle, si diffida per istinto senza mettere in mezzo la ragione. Abile l'autore ad ottenere questo effetto, permettendo l'immersione nella storia come se il lettore divenisse un personaggio che agisce, non solo spettatore.
    Da un certo punto in avanti "La stanza dei serpenti" diviene investigazione, il ritmo si impenna e la tensione presagita diviene reale. Fondamentale il supporto del gruppo per Alan, che decide di riempire i vuoti nella sua memoria, di seguire i messaggi onirici che la sorella gli manda, di scoprire cosa si cela sotto la superficie. Il pericolo non manca, anzi, dai ragazzi viene quasi corteggiato: sono consapevoli dei rischi, ma nessuno si sottrae, in una decisa lotta contro il male strisciante.
    "La stanza dei serpenti" è un romanzo sulla condivisione: dell'amicizia e della follia, insieme si sta sotto il sole, insieme si compiono azioni nel buio. La verità fa male, ferisce e a volte uccide, ma le vittime meritano che venga rivelata, perché chi resta e chi le ha amate abbia la possibilità di una sorta di pace data dal sapere il come e il perché.
    Un giallo da apprezzare, una trama che si segue con coinvolgimento, una lettura che lascia soddisfatti.
    (Tatiana Vanini)

    Citazioni da questo libro:
    Troppe casualità rendono il caso illegittimo.

    Non sono i luoghi a essere maledetti, ma sono le persone a fare quello che fanno.



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