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Splendi come vita
di Maria Grazia Calandrone

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    Casa Editrice: Ponte alle Grazie - 224 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Storie vere

    Trama:
    "Splendi come vita" fa quello che fa la letteratura alla sua massima potenza: ridà vita a ciò che non c'è più, illuminando di riflesso la vita del lettore. Ma lasciamo che a parlarne sia l'autrice. «Splendi come vita è una lettera d'amore alla madre adottiva. E' il racconto di una incolpevole caduta nel Disamore, dunque di una cacciata, di un paradiso perduto. Non è la storia di un disamore, ma la storia di una perdita. Chi scrive è una bambina adottata, che ama immensamente la propria madre. Poi c'è una ferita primaria e la madre non crede più all'amore della figlia. Frattura su frattura, equivoco su equivoco, si arriva a una distanza siderale fra le due, a un quotidiano dolore, a un quotidiano rifiuto, fino alla catarsi delle ultime pagine. Chi scrive rivede oggi la madre con gli occhi di una donna adulta, non più solo come la propria madre, ma come una donna a sua volta adulta, con la sua storia e i suoi propri dolori e gioie. Quando si smette di vedere la propria madre esclusivamente come la propria madre, la si può finalmente "vedere" come essere separato, autonomo e, per ciò, tanto più amabile» (Maria Grazia Calandrone).

    Recensione:
    Non è facile leggere "Splendi come vita" se non si ha una certa dimestichezza con il linguaggio poetico. Io che non sono amante delle poesie mi sono avvicinata con una buona dose di diffidenza a questo originale non-romanzo poetico in cui Maria Grazia Calandrone narra in prima persona il suo rapporto con la madre adottiva, l'unica figura materna da lei conosciuta, visto che la madre naturale si è suicidata dopo averla abbandonata all'età di 8 mesi a Villa Borghese.
    Più che a un romanzo, mi sono trovata di fronte a una sorta di "album dei ricordi", con tanto di fotografie ingiallite e di articoli di giornale a testimoniare una storia familiare difficile, piena d'amore e di sofferenza. La narrazione è volutamente frammentaria e oscura, i dettagli non vengono mai del tutto resi noti al lettore che, se già non conosce la storia almeno a grandi linee, può fare fatica a ricostruirne il filo di questa lettera d'amore a quella "bionda Madre elettiva da me fragorosamente delusa". Non c'è bisogno di dettagli, perché Madre già sa: è a lei che Maria Grazia si rivolge cercando di ricostruire, attraverso immagini slegate fra loro e potentissime, frammenti di vita che vanno pian piano a tratteggiare il quadro familiare e i suoi cambiamenti nel tempo. Il passato è ripercorso con l'accorata lucidità che oggi, da adulta, consente alla bambina di un tempo di percepire Madre anche come donna e di perdonarle mancanze ed errori e di dare un senso nuovo a quel feroce Disamore che ha impresso un marchio a fuoco sulla sua infanzia.
    Fra Maria Grazia e Madre nessuna figura sembra in grado di frapporsi a colmare una distanza che con gli anni si fa sempre più grande e straziante: né quella di Padre, buono ma sempre lontano da casa per lavoro e per di più morto prematuramente, né quella di Nonna, priva della forza necessaria a fronteggiare i violenti sentimenti di una donna che si accanisce contro una figlia che non riesce più a sentire sua.
    Una lettura difficile e dolorosa, che mette in luce com'è difficile crescere accanto a qualcuno che non ripone fiducia in noi, qualcuno che non sembra capace di vedere e di accettare quell'amore di cui, nostro malgrado, continuiamo ad essere colmi.
    (Cristina Quochi)

    Citazioni da questo libro:
    Il Disamore avvolge i letti dei bambini fra le spire di un pianto non pianto. I bambini non amati non piangono. Chi chiamerebbero, col loro pianto?

    Col tempo, la notizia scavò un solco oceanico, nel mistero affettivo di Madre, tra lei e l'amore che portavo. Che non ha visto mai più. Ma io ero fatta di quell'amore, non avevo altro.

    Fu così che smise di vedermi. Fu così che iniziò a perseguitarmi. Fu così che, infine, divenne cieca. E fu così che smisi di dipingere quadri che non poteva più vedere e tentai la poesia.



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