Genere: Poesia

Trama:
Una raccolta che alterna poesie e ricette.

Recensione:
"I segreti del cuo(co)re" di Antonio Corona ha una doppia anima, è una raccolta di poesie e un ricettario.
L'Autore è coraggioso per il suo parlare d'amore, per affrontare in maniera esclusiva e totalizzante il più usurato dei temi. Corona affronta la sfida di rivitalizzare una grande tradizione (latina, medievale e moderna) sopravvissuta ai giorni nostri soltanto in forme banalizzate. Il risultato è un canzoniere d'amore piuttosto tormentato, con le nevrosi del mondo contemporaneo.
Quello che mi ha attirato però non è stato il contenuto amoroso - che anzi porta con sé il rischio della banalità, del trito e ritrito - ma la presenza del cuoco. Insomma, un richiamo alla tradizione culinaria che nulla ha a che vedere con una lettura fatta con la consapevolezza di chi sa cosa legge e chi legge. Ciò premesso, la mia opinione è semplicemente una impressione immediata e sincera di quello che ho letto.
Per scrivere un libro c'è bisogno di una storia, un argomento da raccontare, un foglio, una penna e nulla più.
Per scrivere una poesia hai bisogno solo di una cosa: tutto. Corona, a quanto apprendo leggendo in rete, è un medico veterinario amante dell'arte e della cucina, scrittore di medicina veterinaria e questo suo libro di poesie ha riscosso più gradimenti che critiche.
La mia è una voce fuori dal coro, perché la raccolta non mi ha proprio entusiasmato, tranne qualche verso, e nel complesso mi ha dato l'impressione di un gioco poco originale. Sicuramente ci sono dei componimenti freschi ed immediati, ma sembrano usciti dalla penna di un adolescente colto nel pieno dell'innamoramento con tutti gli struggimenti e le fantasie che lo accompagnano. Si tratta di un amore, finito (?), impresso nella memoria dell'autore che lo porta a rivivere momenti passati dolci e amari, trasferendoli in versi. Premesso che non ho titolo per dare lezioni di letteratura, ma leggendo il libro di Corona, mi sono ritrovata a riflettere su cosa sia effettivamente, oggi, la poesia.
Non si può pretendere che nel 2020, un poeta scriva poesie come fosse Dante, Petrarca, Leopardi...
Siamo nell'epoca in cui i colori delle parole sono stati tramutati in quelli freddi della tecnologia: abbiamo perso l'abitudine della lirica.
Quello che vorrei dire è che i componimenti più apprezzabili in questa raccolta sono quelli più brevi, "frammenti" che si avvicinano alla definizione di poesia.
In alcuni casi, Corona "allunga il brodo" e, quella poesia che è presente in ogni sensazione che ogni cosa ci lascia sulla pelle - il ricordo di un amore perso, di uno trovato, di un amico che ci ha lasciato e di altri che, invece, ci sono vicini - si perde in una zuppa di rime baciate che le fanno perdere di sapidità.
A mio modesto parere, c'è della poesia nelle pagine di questo libro, sono poesia quelle che possono sembrare immagini quotidiane, immagini, forse anche banali per alcuni, ma in questo caso occorre che i componimenti siano brevi, semplici, poesie del 2020, in uno stile quotidiano, quasi un SMS o le poche righe di una e-mail, scritte quasi senza voler scrivere poesia, scrivere "come fosse una terapia".
In fondo, come ho sempre creduto, la felicità sta nelle piccole cose e Corona lo sa, deve solo fermarsi all'essenziale, perché il suo lavoro possa essere efficace come poesia, se si limiterà alla lunghezza del classico "bicerin" le sue saranno deliziose sensazioni tutte da gustare. E' un mio suggerimento e, per il futuro: "Buon lavoro Antonio!"
(Luisa Debenedetti)

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