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Il Fantasma Di Dervil:
Cronache Di Andorian

di Daniele Pezzano

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    Casa Editrice: Streetlib - 447 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Fantasy

    Trama:
    Un giovane cavaliere viene chiamato dagli anziani del suo ordine per portare a termine la sua prima missione nelle lontane contee orientali e dare lustro al nome del suo casato. Un prigioniero della Torre dei maghi costretto fin da bambino a servirli come schiavo, mette a rischio la sua vita per ritrovare la propria libertà. Due vite, parallele e distanti si trovano tuttavia ad essere legate da un filo invisibile che dalla lontana cittadina di Dervil conduce fino alle sponde del grande lago.

    Recensione:
    Un fantasy interessante e corposo, una storia che prende inizio in un tempo indefinito ed in un punto dello spazio dal nome di per sé intrigante, la Torre della Mente, per giungere dopo un lungo percorso ad un epilogo che lascia presagire una possibile prosecuzione futura di questo racconto. Due sono le strade principali lungo le quali i personaggi che popolano queste pagine si muovono; lungo il tragitto di entrambe, intervengono deviazioni imposte dal destino, da situazioni collaterali da risolvere, da incontri fatidici e determinanti per lo sviluppo delle vicende in divenire. Intrecci complessi, ai quali partecipano le diverse energie dei protagonisti umani, animali e di altra natura. Al di sopra dei panorami vasti e mutevoli che quest'opera letteraria attraversa, aleggia l'aura della magia, della comunicazione tra creature in carne ed ossa e dimensioni sovrannaturali che si manifesta in azioni concrete, a volte benevole e sublimi, a volte maligne ed offensive. Queste pagine descrivono situazioni di conflitto ricche di pathos, di suspense e di emozioni forti e coinvolgenti, ma parlano anche di sentimenti nobili e profondi.
    La trama ingloba due percorsi di vita principali, tra loro differenti. Alcuni dei protagonisti appartenenti all'uno ed all'altro sono destinati ad incrociarsi in modo imprevedibile nell'epilogo del racconto. Mentre un ristretto gruppo cavalleresco, supportato da una maga ed un deviante suo servo, si muove per abbattere l'oppressione esercitata dal malefico Fantasma di Dervil, un giovane adepto, prigioniero ed oggetto di sperimentazione da parte dei maghi, fugge in cerca della propria libertà. Lungo entrambi i sentieri sui quali le vicende si muovono, si manifesta in forme diverse la corrente esoterica emanata dal medesimo punto di partenza, La Torre della Mente. Due vie tortuose, faticose e lunghe da percorrere, irte di ostacoli e marcate, ciascuna in modi diversi, anche da eventi terribili. Ognuno degli interpreti principali che percorrono queste strade del destino, eccezion fatta per l'ombrosa ed occulta figura del Fantasma di Dervil, compie anche un viaggio all'interno di se stesso. L'impresa da portare a termine è accompagnata da un'opera di ricerca interiore e di trasformazione evolutiva. Pur essendo articolata su due percorsi fondamentali fra loro separati, ognuno dei quali interseca situazioni collaterali, la lunga e complessa esposizione risulta scorrevole per il lettore disposto a prestare un buon livello di attenzione.
    L'ordito fondamentale del racconto è accompagnato da alcune regressioni e digressioni, nonché da un'abbondante porzione di testo nella quale i protagonisti, i loro comprimari e gli scenari ove la narrazione si sviluppa sono dipinti con grande accuratezza. Il notevole spessore della parte descrittiva è giustificato dalla necessità di consentire al lettore di immergersi in uno spazio ed in un tempo fuori dal comune. Questo corredo descrittivo comporta un rallentamento della velocità e del ritmo della lettura, che accelera sino a divenire a tratti incalzante solo nei momenti riservati all'azione pura e semplice; d'altro canto, esso ha il merito di conferire al racconto una connotazione molto nitida e vivida, premiando così la pazienza e la dedizione da parte del lettore.
    Lo stile dell'autore è classico, piacevole e garbato, consono alla natura del racconto, ben comprensibile in quanto diretto, ma mai offensivo, neppure nei passaggi nei quali si fa menzione di episodi consumati nel segno della lotta, della violenza e della sopraffazione.
    (Angelarosa Weiler)



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