Genere: Narrativa

Trama:
Cosa succederebbe se ci ritrovassimo nel cervello di chi ci ha fatto soffrire? Un viaggio all'interno delle varie aree del cervello per capire certe dinamiche nascoste.

Recensione:
Una lettura davvero singolare, sotto molti punti di vista. Un racconto concepito dall'Autrice all'interno di una parentesi di isolamento sociale, coincidente con il primo lockdown imposto dalla pandemia da Covid-19; il silenzio e la solitudine di quel periodo la portano a "sentire" uno spazio ancor più ristretto, l'interno del cervello di un'altra persona alla quale è stata legata nel passato, nonché a condividere la "compagnia" delle sensazioni, delle emozioni e delle intenzioni che in quei meandri di materia grigia si sono formati per dare vita ad azioni consumate nella realtà. Seguire la narrazione che si sviluppa in queste pagine non è stato né semplice né facile, ma per converso sono entrata in contatto con dei contenuti molto toccanti ed illuminanti. Contenuti che mi hanno rimandata ad una precedente lettura altrettanto impegnativa, "Le cinque ferite e come guarirle" di Lise Bourbeau, poiché di ferite dell'anima e di maschere inconsapevolmente indossate per medicare le crepe del profondo in questo libro si parla.
Così come l'oggetto della narrazione, anche lo sviluppo della trama è singolare. Non ho intravisto, come di norma accade, lo sviluppo di un ordito fondamentale, a partire dal quale si diramano regressioni e digressioni, ma piuttosto un complesso intreccio tra passato e presente in un lungo dialogo tra due voci narranti: quella dell'Autrice e quella della sua eterica interlocutrice, Sofia, all'interno della quale abita il cervello visitato ed esplorato in questo inconsueto viaggio letterario. La bolla dell'isolamento logistico è l'effimero, trasparente, ma indistruttibile contenitore che ospita questa esperienza narrativa. All'interno della bolla, si susseguono colori, suoni, ricordi, riflessioni, analisi, metafore ed un sottile, incruento conflitto tra realtà e fantasie esperite sotto forma di fatti concreti. La sfida proposta da quest'opera letteraria consiste nello stabilire il confine tra verità ed invenzione e nel comprendere il perché un essere umano abbia necessità di rifugiarsi in uno spazio differente da quello reale.
Altrettanto singolare è lo stile dell'autrice, connotato da una preponderante componente emozionale, diretta a far vibrare le corde del lettore più sensibile ed attento. Impeccabile nella sua enigmaticità, la penna di Stefania Meneghella si abbandona più volte alla lirica, inserendo nell'ambito narrativo parentesi di poesia in cui la parola scritta risuona come emozione pura, fonte del verbo vero e proprio.
Per il notevole impegno e la costante attenzione che richiede, la lettura di questo racconto non è affatto veloce e non può essere di per sé definita dilettevole. Certamente meriterà l'attenzione di coloro che sono avvezzi a confrontarsi con i processi mentali propri e altrui, onde pervenire alla realizzazione di una crescita personale attraverso il riconoscimento delle emozioni e motivazioni più insite e profonde.
(Angelarosa Weiler)

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