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Più scuola, per tutte e tutti
di Maria Chiara Acciarini e Alba Sasso

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    Casa Editrice: Edizioni Gruppo Abele
    Disponibile in formato cartaceo e ebook




  • Genere: Informazione

    Trama:
    Della scuola del nostro Paese spesso e volentieri si parla male: sarebbe fonte di spreco e causa di tutti i problemi giovanili, a cominciare dalla disoccupazione. Negli ultimi dieci anni sono state compiute scelte politiche basate su due obiettivi: il risparmio delle risorse (anzitutto umane) e l'impoverimento culturale del sistema. Si è cercato di eliminare le esperienze più significative della scuola primaria, si sono ridotte le materie nella scuola superiore e le ore di laboratorio negli istituti tecnici. Si è dato per scontato l'appiattimento del sistema educativo sulle richieste del mercato del lavoro, senza ottenere, peraltro, risultati apprezzabili neppure da questo punto di vista.
    Questo libro propone di cambiare direzione, e di lavorare per attuare un compito che la Costituzione affida alla Repubblica: rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini e garantire così lo sviluppo della persona umana e la partecipazione dei lavoratori alla vita del Paese.

    Recensione:
    "Più scuola per tutte e tutti" di Maria Chiara Acciarini e Alba Sasso è un'accurata e ben documentata riflessione sul mondo della scuola.
    La scuola è malata; la sua malattia pervade la società e proviene allo stesso tempo dalla società stessa; senza una adeguata scuola un paese è destinato prima al declino, poi al disastro: l'istruzione è la linfa vitale di una nazione.
    Del resto, almeno negli ultimi due decenni, la scuola italiana è stata gradualmente inghiottita in una sorta di abisso articolatosi in vortici concentrici, decisamente non per effetto del suo mancato adeguamento all'evoluzione della società, ma per la sciagurata combinazione di vari fattori quali incompetenza, malafede di interessi economici "forti", ignoranza ed arroganza culturale: un processo lento, a tratti anche doloroso, svoltosi fra l'indifferenza e il colpevole silenzio dei cosiddetti "intellettuali", che tanto chiasso inutile avevano fatto negli anni '70, e ora sono ben inseriti nei centri di potere mediatici.
    Le Autrici, entrambe ex insegnanti, "sparano a zero" sul lento e inesorabile sprofondamento dell'istituzione scolastica in un abisso di demagogia e inefficienza, fino ad essere stata ridotta con la "buona scuola" a un più o meno dequalificato centro di formazione professionale asservito a un disegno di banale "addestramento d'impresa".
    L'analisi parte dall'ormai passato governo "giallo-verde", che ha contribuito ad esacerbare problemi di lontane origini quali crescita zero, diseguaglianza sociale, iniqua imposizione fiscale, difendendo le rendite di posizione e mettendo a tacere gli scontenti con politiche assistenzialiste (quota 100 o reddito di cittadinanza, per esempio, così come gli 80 euro di renziana memoria) che non aiutano ad innescare una crescita duratura del nostro Paese: occorre ripartire dai fondamentali e cioè dall'istruzione.
    Non parlano a caso le due Autrici, ci mettono di fronte a numeri, tabelle che dimostrano come l'Italia sia, in Europa, fanalino di coda sia dal punto di vista quantitativo degli studenti impegnati, sia da quello qualitativo. Si investe poco per l'istruzione, ad iniziare dalle basse retribuzioni degli insegnanti e ci accontentiamo anche di poco, i nostri ragazzi frequentano una scuola nozionistica e poco attenta al ragionamento logico e alla comprensione del testo, c'è ancora un'evidente differenza tra nord e sud e la spinta autonomista delle grandi regioni del nord penalizzerà ulteriormente il problema dell'efficienza e dell'efficacia scolastica.
    Non c'è retorica in questo lavoro, non c'è nemmeno una piatta elencazione di dati, c'è consapevolezza e contezza del problema, c'è lucidità nell'esame dell'evoluzione possibile che potrebbe essere un suggerimento per i governanti a venire: aumentare il livello di istruzione per consentire di avere una forza lavoro più produttiva, ma anche una maggiore mobilità sociale ed una popolazione più consapevole. Si parla tanto di fuga di cervelli, un aumento del livello di istruzione aiuterebbe anche ad accrescere la richiesta di laureati da parte delle imprese; un argomento che viene toccato è basato su uno studio per cui imprenditori con una formazione universitaria sviluppano più attività high tech e aumentano le dimensioni dell'azienda modernizzando il sistema produttivo e di conseguenza aumentando le assunzioni di personale preparato.
    Torniamo, dunque, ad investire nell'istruzione mettendo al centro l'apprendimento degli studenti considerati come persone e non come potenziali elettori.
    Consiglio la lettura, tutt'altro che d'evasione, a chi è interessato ai problemi della scuola i cui diritti, va ricordato, sono sanciti dalla Costituzione.
    (Luisa Debenedetti)



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