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#stodadio.
L'enigma di Artolè

di Carmine Caputo

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    Casa Editrice: Damster - 236 pagine
    Formati disponibili: cartaceo




  • Genere: Gialli

    Trama:
    Cercate le risposte difficili, che quelle facili sanno darle tutti. Non è necessario che veniate a trovarmi al cimitero. Non sto là. Sto altrove, e devo dire che sto benone. Sto da Dio. Il maresciallo Luccarelli si è finalmente preso un paio di giorni di ferie. Si rilasserà partecipando ad Artolè, una festa sull'Appennino bolognese: arte, buon cibo, musica nel paesino di Tolè. Ma i criminali non vanno in ferie, e il mattino dopo il carabiniere si ritroverà di fronte a un cadavere trafitto da un pugnale. Unico indizio: un elenco di numeri di telefono sul comodino della vittima. Se solo le opere d'arte che riempiono le strade di Tolè potessero raccontare quello che hanno visto...

    Recensione:
    Un giallo che possiede un'ottima quota di intrigo e brio per un'esperienza letteraria che diverte. Un libro che sorprende per la profondità e la rotondità che dona a tutti i suoi personaggi. "#stodadio L'enigma di Artolè" è un'opera coinvolgente, snella, che tiene piacevole compagnia.
    La scrittura di Carmine Caputo è amichevole, non si perde in fronzoli ed istrionismi e si mette accanto ai lettori per condurli nei sapori e nelle atmosfere della provincia bolognese, in un borgo dell'Appennino caratteristico, che d'estate, grazie alle sagre e le feste paesane, si anima, invita ad esplorarlo, rendendosi vivo e colorato come non è in inverno.
    L'autore dimostra di possedere confidenza e comprensione delle dinamiche montane dei centri quasi dimenticati, dove sono sempre meno gli abitanti e si devono fare chilometri solo per acquistare un libro, perché i servizi sono sempre meno come gli abitanti originali. Indubbio che qui ci sia tutta l'esperienza lavorativa di chi in certe dinamiche è immerso e le racconta.
    Immersi in una festa, in piena aria di svago e rilassamento, i suoi protagonisti nelle vesti del maresciallo Luccarelli e dell'amico Leonardo, si troveranno con una morte misteriosa sulla quale indagare. Una morte nella quale la defunta ci mette lo zampino, anzi la voce, e si fa narratrice. Presenza dolce e leggiadra, che rassicura e un po' si offre agli occhi incuriositi dei lettori.
    L'impianto è quello del giallo classico: un ambiente ristretto, personaggi sui quali indagare presenti in una ben identificata cerchia. Nel rispetto della tradizione letteraria di genere, si comincia, dopo il ritrovamento del cadavere e i primi rilievi, con le audizioni delle persone interessate.
    La prima sorpresa, che ci risveglia dalla lettura godibile con alcune frasi simpatiche che fanno sorridere e danno un buon ritmo, è che i protagonisti hanno capito come si sono svolti gli eventi e individuato il colpevole. Si sobbalza, ci si domanda come sia possibile, perbacco! In effetti è possibile, ma Caputo è abile, intorta ed inganna nel senso buono del termine, mettendo tutti gli indizi in piena vista con disinvoltura da ottimo mestierante.
    Ci si aspetta quasi la dovuta spiegazione con riunione generale, e invece no, seconda sorpresa. Senza presentarsi con nome e cognome all'inizio del capitolo, chi è coinvolto comincia a raccontare l'ultima giornata in vita della vittima. Espone le sue sensazioni, i punti di vista. Racconta i suoi affari, le proprie azioni e cosa le motiva. Ogni figura ci regala la sua unicità di carattere ed indole, mettendoci anche quelle particolari inflessioni dialettali oppure forbite e colte, fresche e giovani che ci permettono di identificare chiaramente chi sta parlando al momento. L'identità la sappiamo dagli interrogatori, la ricordiamo dai piccoli, ma fondamentali dettagli, senza timor di confusione. Un espediente che dona profondità e verità ai personaggi e tiene desta l'attenzione di chi legge, rendendolo attivamente parte del romanzo.
    Cosa è accaduto in quella casa al confine del paese? Chi ha tolto la vita all'inoffensiva Luciana? Il finale sarà tutto dei protagonisti, per una costruzione ciclica che porta luce su tutti i punti, anche per coloro che amano lasciare ai libri e ai loro protagonisti ogni onore della prova.
    Immersi nell'atmosfera paesana dove, tra i pochi abitanti stabili si creano rapporti più stretti di quelli famigliari, a volte succedono fatti non semplicemente spiegabili con la pura ragione.
    "#stodadio L'enigma di Artolè" è genuinità, emozione di pancia, un giallo verace e ricco, che dice tanto della nostra realtà provinciale, di quella dell'Appenino bolognese in particolare. Profondità stemperata di leggerezza, per un romanzo che oltre ad una trama gialla, è psicologia e ambiente, cultura, vita e, sì, anche morte.
    Da scoprire!
    (Tatiana Vanini)



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