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Yes I Know... Pino Daniele.
Tra pazzia e blues: storia di un Masaniello newpolitano

di Carmine Aymone

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    Casa Editrice: Hoepli - 200 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Arte / Musica / Spettacolo

    Trama:
    Dall'infanzia nei vicoli di Napoli ai suoi album, dalla super band alle collaborazioni col gotha della musica mondiale, dall'amicizia con Massimo Troisi alle sue chitarre, fino all'ultimo abbraccio della sua città in piazza del Plebiscito, davanti a centocinquantamila neri a metà col viso solcato dalle lacrime. Il libro che esce in occasione del quinto anniversario della scomparsa di Pino Daniele, nell'anno di quello che sarebbe stato il suo 65° compleanno, racconta la storia di un "suonautore", cresciuto nel cuore del centro storico di una città fatta di sole e mare, di tufo e musica, nata dal canto della sirena Partenope. Un luogo dove una storia millenaria si mescola a miti e leggende, in ultimo proprio alla sua, a quella di un bluesman scugnizzo che, chitarra in spalla e con un cuore malato, seppe conquistare con le sue note tutto il mondo, riscrivendo le coordinate della canzone napoletana e d'autore.

    Recensione:
    "Yes I Know...PINO DANIELE - Tra pazzia e blues: storia di un Masaniello newpolitano" di Carmine Aymone è un'opera didascalica dedicata a un artista cittadino del mondo, fortemente legato alle sue radici, la cui storia si fonde con quella di Napoli e la cui musica è di quelle viscerali che entra nell'animo di chiunque ami la musica, e che è sempre viva attraverso le generazioni.
    Ho definito didascalico il lavoro di Aymone ma questo è riduttivo, perché è di più della mera biografia di un musicista, è un raccontare, come un abbraccio amorevole e commosso, un amico nella cui musica, che veniva molto prima dei testi (anche se ne ha scritti di splendidi, da "Napul'è" a "Quando"), conviveva di tutto: il blues - l'amore più grande - e il jazz, il funky e il rock. Ma anche, e talora soprattutto, la tradizione mediterranea e campana.
    L'impaginazione, come fosse un articolo di giornale, inquadra il momento storico, evidenzia i ricordi dei tanti grandi artisti che hanno suonato con Pino, degli amici che gli hanno voluto bene e dedica apposite sezioni alla spiegazione di immagini e soggetti popolari, talvolta pittoreschi, che Pino inserisce nei suoi testi.
    Aymone ci presenta Pino, un illuminato folle, umanamente piacevolissimo, che sapeva essere feroce nei giudizi, non solo su Bossi e Bassolino, un animo intriso di "appocundria" che metteva sullo stesso piano il blues e la tradizione napoletana, inventando orizzonti alieni con un sound che teneva dentro James Senese, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Rino Zurzolo, Joe Amoruso e talenti infiniti.
    E leggendo sembra di vederlo, di sentirlo duettare col suo idolo Pat Metheny o con Eric Clapton, che lo guarda come un parigrado. Lo vediamo cambiare genere, capelli, chitarre. Ma non lo sguardo e il genio: quelli restano intatti.
    Lo sentiamo cantare "nun me scoccia'", un inno contro tutti quelli che non hanno nulla da dire e per questo lo dicono.
    Lo sentiamo cantare di esser pazzo, (meno male) se non lo fosse stato non sarebbe stato il genio che è stato.
    L'Autore riesce a regalarci l'immagine di Pino con Troisi, il suo Massimo, che canta "Quando" e il cuore del lettore si unisce a loro, gli occhi si inumidiscono perché è una canzone che strappa l'anima, perché entrambi con i loro "cuori a metà" muoiono troppo presto, lasciandoci il peso ingombrante e doloroso della loro assenza.
    Grazie Carmine Aymone per averci raccontato e presentato Pino Daniele, uno dei più grandi talenti mai visti, sentiti e vissuti in questo paese: un paese che trasuda genio. Solo che ci sono casi in cui siamo i primi a scordarlo. O, peggio, a rinnegarlo esaltando personaggi che non hanno nulla a che fare con la musica ma seguono l'onda del mercato discografico. E questo è imperdonabile.
    Speriamo solo che, prima o poi, piova. "Ma po' quanno chiove/ L'acqua te 'nfonne e va/ Tanto l'aria s'adda cagnà". Speriamo proprio che piova. Che l'aria cambi. Sì, che l'aria cambi.
    (Luisa Debenedetti)



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