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Big Muff
di Ezio Gavazzeni

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    Casa Editrice: WLM - 480 pagine
    Disponibile in formato cartaceo e ebook




  • Genere: Giallo

    Trama:
    Una Milano estiva, calda e punteggiata da temporali ricorrenti fa da sfondo a questo noir, Big Muff, il grande parlatore. Un giornalista incrocia per caso una storia di omicidio. Faccendieri che nascondono conti offshore. Funzionari di partito che pensano a truccare appalti, distribuire bustarelle, nascondere i rimborsi elettorali in Svizzera e inviarli nei paradisi fiscali. Luoghi dove dimorano i soldi, ma non gli uomini, che devono rimanere qui a difenderli e a tentare di arraffarne degli altri. L'incontro imprevisto con una ragazza cinese che sembra una figurina educata di Holly Hobbie. L'aldilà incombente sopra ogni cosa con i morti che tentano di comunicare con i vivi... Big Muff, diviene così un viaggio imprevisto dentro una Milano bagnata dalla pioggia e bella come un amore giovanile, che nasconde storie dolorose con il pudore beneducato delle signore borghesi di una volta.

    Recensione:
    "Big Muff" di Ezio Gavazzeni, è un affresco noir di storia politica e sociale. L'autore, che mostra di avere una conoscenza vasta dei meccanismi criminali e delle pagine più oscure del nostro Paese, in questo caso rappresentato da Milano, in cui la politica e gli affari si intrecciano e la corruzione rappresenta una piaga vecchia e mai sanata. Il titolo è curioso, intrigante e misterioso: l'assonanza fa pensare a uno strato di muffa che nasconde del marcio, ma il Muff è anche un pedale che permetteva ai chitarristi, negli anni '60-'70, di passare da una distorsione pesante e ricca di bassi fino all'opposto contrario scuotendo prepotentemente gli animi di molti artisti, davanti ai cui occhi si apriva tutto un nuovo mondo di possibilità, inoltre nello slang americano "big muff" significa grande parlatore, o meglio, gola profonda.
    In questo caso il grande parlatore è Emanuele Prandiani, un faccendiere abile nei suoi giochi di scatole cinesi e a sfuggire dalle maglie della giustizia, che decide di scoperchiare il vaso di Pandora rivelando la sua storia a Stefano Metz, giornalista freelance. Chiaramente la pubblicazione degli articoli alza un gran polverone negli ambienti patinati della Milano-bene sotto il cui artificiale scintillio emerge un mondo squallido di violenza, prostituzione, degrado morale e illeciti.
    La Milano di Gavazzeni parte dalla scoperta, fatta casualmente da Stefano, del cadavere di una ragazza immerso in una piscina a cielo aperto sul terrazzo di un palazzo esclusivo, un delitto che approfondisce le pulsioni di una classe dirigente di politici ed imprenditori corrotti. La città, vista nei suoi aspetti meno noti, nei quartieri che non sono il mitico quadrilatero della moda e del design, ma luoghi dove si annidano miseria e delinquenza, omertà e complicità,. resta protagonista della storia.
    Con lo scorrere delle pagine il lettore si ritrova immerso in un giallo - perché questo è un giallo, un gran bel giallo, e non un thriller - molto lento, misurato, studiato nei minimi dettagli e descritto con minuzia e raziocinio; c'è qualche difficoltà ad entrare nell'ottica e sentirsi a proprio agio ma l'autore, con maestria, riesce a prenderlo per mano e non farlo perdere, perché con lo scorrere delle pagine il ritmo sale, man mano che gli indizi crescono, che il tempo scorre, che i personaggi evolvono, tutto cambia e si sente parte integrante di un piano prestabilito in modo perfetto.
    Gavazzeni ricostruisce fedelmente un pezzo di società milanese, la racconta nella sua amoralità, nel suo disprezzo dei valori più sani della convivenza civile, nei picchi di disperazione a cui la corsa forsennata al denaro ha precipitato tanti. I rapporti familiari distrutti, la perdita del valore dell'amicizia, gli incontri fatti solo per convenienza, il sesso consumato frettolosamente, il disprezzo per le donne, la mondanità intesa solo come possibilità di incontri utili e fruttuosi, la frequentazione di ambienti troppo elevati ed escludenti, l'invidia sociale, tutto questo è lo scenario in cui si inserisce la vicenda del protagonista e dei suoi numerosi comprimari.
    Per ogni singolo personaggio l'autore fa emergere in modo predominante i sentimenti e le imperfezioni permettendo al lettori di immedesimarsi in ognuno di essi, arrivando a comprenderli. E' proprio tutta questa imperfezione che ci permette di vivere la vicenda in modo più umano, più reale, meno cinematografico, difetto che secondo me spesso emerge ultimamente in chi vuole fare colpo con libri del genere e finisce per strafare. In questo caso invece tutto fila, dalla trama molto particolare e ben costruita, all'indagine, agli intrecci tra i personaggi e le loro vite.
    I personaggi sono veri, reali, senza fronzoli o palesemente irrealistici: ognuno ha i propri pregi e difetti, un passato non sempre impeccabile e le proprie debolezze.
    Così il linguaggio del romanzo è una sorta di pastiche linguistico, nel quale le locuzioni del parlato colloquiale, si alternano al linguaggio tecnico ed elitario dell'economia e della finanza, a quello della letteratura, non rare sono metafore e similitudini, inoltre a pag. 51, nel nome del poliziotto Giovanni Drogo, c'è un riferimento al Deserto dei Tartari di Buzzati. Ritengo che questo non voglia essere solo un cammeo, il senso di attesa di qualcosa di grande permea tutto il romanzo e gli conferisce un'atmosfera particolare, si trasmette al lettore che si ritrova lui pure ad aspettare, coinvolto nell'indagare le ragioni profonde di troppi assurdi comportamenti umani.
    Inoltre c'è il mistero della frontiera che esiste tra la vita e la morte. Le immagini che l'autore mette davanti agli occhi del lettore sono a volte crude e cariche di violenza e la cosa che fa più male è rendersi conto che non si è dovuto inventare nulla, poiché quanto viene raccontato, in fondo, non è solo un romanzo, ma è storia, la nostra storia.
    L'atmosfera di suspense creata dall'autore si mescola con l'empatia che dimostra di nutrire nei confronti dei suoi personaggi, siano essi vittime di un destino terribile, che sembra mettano la loro sofferenza al servizio del bene comune, o carnefici. Stefano Metz ha un ruolo fondamentale nelle indagini di polizia, il suo coraggio nell'annullare ogni desiderio egoistico ed ogni forma di vita privata, pur di ottenere i risultati che si prefigge, lo rendono un personaggio originale e unico.
    In conclusione, ho apprezzato questo libro: ho amato lo stile capace di assorbirmi completamente per le oltre trecento pagine, ho gradito i personaggi sia quelli positivi che quelli volutamente negativi, ho amato la scelta dell'Autore di non concentrarsi unicamente sul mistero ma di darci un quadro completo di vita. Insomma, un libro che consiglio senza riserve.
    (Luisa Debenedetti)

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    Corpi di confine



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