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La grande vergogna.
L'Italia delle leggi razziali

di Carlo Brusco

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    Casa Editrice: Edizioni Gruppo Abele - 176 pagine
    Disponibile in formato cartaceo e ebook




  • Genere: Storia

    Trama:
    Italia, 1938: è l'anno dell'entrata in vigore e dell'applicazione delle leggi razziali emanate dal regime fascista che colpirono duramente le comunità ebraiche. Lungi dal rappresentare solo un ostacolo alla professione religiosa, le leggi si imposero anzitutto come drastica restrizione di tutti i diritti civili delle persone: sposarsi, iscrivere i figli a scuola, lavorare e fare impresa, possedere terreni e fabbricati, solo per citarne alcuni. L'autore ripercorre le tappe fondamentali della nascita e dell'applicazione dei provvedimenti e di come questi vennero recepiti dall'opinione pubblica italiana dell'epoca, analizzando il concetto di razzismo nei suoi vari orientamenti ed esaminando le ragioni che portarono le comunità ebraiche a una drammatica sottovalutazione di questa vergognosa legislazione.

    Recensione:
    "La grande vergogna - L'Italia delle leggi razziali" di Carlo Brusco è una ricostruzione, pacata e ben documentata, della nascita e delle conseguenze di quell'aberrazione pseudo scientifica e culturale delle famigerate Leggi razziali, precedute dal Manifesto ideologico scritto su indicazioni dello stesso Mussolini e reso pubblico il 14 luglio 1938.
    Brusco, magistrato e presidente di Sezione della Corte di Cassazione, dedica un capitolo ad ognuno dei provvedimenti conseguenti, e li fa evitando di cadere nella veemenza, con l'intento chiaro e preciso di documentare i fatti che queste disposizioni stavano producendo nel nostro Paese.
    Lo stile è quello di una prosa pacata e persuasiva, in cui il fattore empatico del lettore non nasce dalla spinta dell'autore bensì dalla storicità accertata dei fatti che documentano l'enormità delle discriminazioni.
    Quello che colpisce immediatamente è la scelta dell'immagine di copertina, quelle pietre d'inciampo che, da sole, testimoniano la vergogna e scuotono le coscienze (per chi ne possiede).
    Come è facile credere, all'epoca la maggioranza degli italiani rimase indifferente rispetto alla discriminazione degli ebrei in quanto la legislazione non li toccava personalmente. La pubblicazione di libri come questo fa intendere che questa linea di demarcazione è labile e mutevole: oggi il rinnegato è qualcuno diverso da me, domani potrei esserlo io. E questa indifferenza davanti alla violazione di un principio è miope oltre che ingiusta e bisogna tristemente ammettere che è ancora ampiamente diffusa.
    La nostra storia ci ha resi protagonisti di vergogna indelebile, resa ancora più nera dal fatto che questo trattamento venne imposto da un esercito di un Paese invasore – la Germania di Hitler – a cui Benito Mussolini consegnò l'Italia, parte della quale venne annessa al Reich.
    Certo, non furono direttamente le leggi razziali a far deportare gli italiani di fede ebraica, ma esse concorsero a far regnare un clima di normale segregazione e, per molti, di sorda accettazione di ciò che avvenne ai danni di vicini di casa e compagni di banco, colleghi e conoscenti che, dopo l'occupazione pianificata dell'Italia da parte della truppe tedesche, portarono anche al rastrellamento e alla deportazione degli ebrei italiani.
    Il 16 ottobre 1943, ci fu l'eclatante rastrellamento del ghetto di Roma, ma avvennero centinaia di episodi minori.
    Così morirono in migliaia. Anche anziani combattenti ed eroi di Vittorio Veneto. Addirittura ardenti sostenitori del fascismo da Sansepolcristi prima, a festosi partecipanti alla marcia su Roma poi.
    Sopratutto a pagare furono semplici cittadini, donne, bambini.
    La prefazione di Liliana Segre riconosce a Brusco il merito di avere, con questo saggio, svolto quel compito di ricerca che porta alla conoscenza e all'istruzione, fasi "del medesimo indefettibile processo di costruzione di una società e di una convivenza davvero civile e democratica."
    Concludendo, Brusco ha fatto un ottimo lavoro che dovrebbe far riflettere (se avessero il buonsenso di leggerlo) quanti, irresponsabilmente, si richiamano alla "propria razza" e a quanti, ancora più irresponsabilmente, li ammirano con entusiasmo ed è stata un'ottima scelta quella di allegare in appendice il Manifesto della razza, in tal modo è il lettore medesimo che, alla luce di quanto dimostrato in precedenza, si rende conto direttamente del tono dogmatico, privo di dimostrazioni e prove a sostegno con cui è stato predisposto e diffuso, nonché la scelleratezza con cui è stato messo in pratica.

    "Se Dio esiste, dovrà chiedermi scusa"
    (Scritta apparsa su un muro di Auschwitz)
    (Luisa Debenedetti)



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