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Lettera a un razzista del terzo millennio
di Luigi Ciotti

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    Casa Editrice: Edizioni Gruppo Abele - 65 pagine
    Disponibile in formato cartaceo e ebook




  • Genere: Saggi

    Trama:
    Ho deciso di scrivere. Proprio a te, coinvolto nella ubriacatura razzista che attraversa il Paese. Una ubriacatura a cui partecipi forse per convinzione o forse solo per l'influenza di un contesto in cui prevalgono le parole di troppi cattivi maestri e predicatori d'odio, che tentano di coprire così l'incapacità di chi ci governa (e ci ha governati) di assicurare a tutti, compresi i più poveri, condizioni di vita accettabili. Non mi sento, comodamente e presuntuosamente, dalla parte giusta. La parte giusta non è un luogo dove stare; è, piuttosto, un orizzonte da raggiungere. Insieme. Ma nella chiarezza e nel rispetto delle persone. Non mostrando i muscoli e accanendosi contro la fragilità degli altri. Così don Luigi Ciotti apre questa lettera a un razzista del terzo millennio. Una lettera dura e, insieme, accorata. Perché il rancore non prevalga, travolgendo tutti.

    Recensione:
    "Lettera a un razzista del terzo millennio" di Luigi Ciotti, è la critica dura e schietta ad un Paese diviso e incattivito ma è anche l'invito a superare quel sentimento di intolleranza sempre più diffuso.
    La lettera di Luigi Ciotti, sacerdote fondatore del GruppoAbele e di Libera, che ha dedicato tutta la vita ai più poveri e agli emarginati e che da ventinove anni vive sotto scorta, è indirizzata ad un razzista tutt'altro che immaginario, e rappresenta un appello a quella concretezza di cui si vanta chi si scaglia contro i "buonisti". Ebbene, la lettera non è la classica predica del sacerdote che si sente presuntuosamente dalla parte giusta, don Ciotti è un Uomo che parla e agisce, non ha paura di smantellare uno per uno tutto i luoghi comuni che i rappresentanti delle istituzioni snocciolano in continuazione, la sua non è polemica spicciola.
    Ciotti sottolinea la responsabilità di una politica che ha svenduto l'etica in cambio del potere, alla ricerca convulsa di voti e consensi, una politica che ha contribuito ad alimentare paure anziché soffermarsi ad affrontare il disagio e cercare di risolverlo.
    Il testo è molto descrittivo, le parole usate sono semplici e giuste per contrastare l'onda xenofoba e razzista, sicurezza è vivere in libertà insieme agli altri non a discapito degli altri.
    Fino a poco tempo fa in Italia non era il caso di parlare di razzismo, bensì di forme di ignoranza e intolleranza. Però in questi ultimi anni qualcosa è cambiato: i social sono popolati da veri e propri "imprenditori della paura" che intossicano la razionalità a base della convivenza e questo grazie a una politica latitante e meschina che vola rasoterra, che si nutre di "aiutiamoli a casa loro", "prima gli italiani" ed altri slogan a basso prezzo.
    Ciotti ricorda che dal 1861 ad oggi più di 24 milioni di italiani sono migrati ed in gran parte la migrazione è stata clandestina. Non ci hanno aiutati a casa nostra, ci hanno lasciato partire.
    Il leitmotiv di oggi è garantire la sicurezza, ma cosa mette davvero a rischio la sicurezza? Il numero esiguo di migranti presenti nel paese o la mancanza di una politica sociale? I lavoratori sfruttati nelle campagne del Sud e nei capannoni del Veneto o il caporalato che lucra sulla mancanza di controlli e di lavoro? E' tempo di scegliere da che parte stare, non di farsi la guerra. Con la consapevolezza che "la parte giusta non è un luogo dove stare; è, piuttosto, un orizzonte da raggiungere. Insieme".
    I "cattivisti" predicano la diffidenza e la paura "se uno ha paura non basta dirgli che non ne deve avere", (pp.41) - ma hanno anche instillato facili generalizzazioni e il pregiudizio, questo davvero razzistico, di un'umanità geneticamente diversa, inferiore. Una polveriera quella evocata da Ciotti che, lo dovremmo sapere, è alimentata anche dalle cosiddette fake news: gli strumenti più beceri, usati per scatenare la rabbia sociale contro i nuovi capri espiatori. Il fondatore di Libera ricorda la famosa questione dei 35 euro a migrante: a fronte di reali 2,50 euro a migrante, una somma spesa, "per i richiedenti asilo, ma in misura superiore al 90 per cento a beneficio di italiani" (pp.33).
    La lettera si conclude con la speranza e la voce dei bambini.
    Un libro breve che si potrebbe leggere in mezz'ora, ma che impegna il lettore a riflettere, a soffermarsi sulle parole e sui dati oggettivi e quindi può aiutare a non subire l'onda imperante contro la libertà di migrare e contro il valore di ogni persona.
    Consigliato, non solo ai "buonisti" (!) come me, chi altri avrà voglia di leggerlo scoprirà che ci interessa tutti, come Italiani.
    Concludo quindi con la citazione tratta da uno scritto di Igiaba Scego: "Il futuro è sempre incerto, amici miei. Preoccuparsi dei diritti degli altri non è buonismo, ma significa anche (oltre a essere segno di umanità) preoccuparsi dei propri. Perché non si sa a chi toccherà la prossima volta il fato avverso. Almeno affrontiamolo tutti quanti con dei diritti in tasca. Datemi retta, lo so per esperienza, è meglio" (pag.22).
    (Luisa Debenedetti)



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