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Perché ci ostiniamo
di Fredrik Sjöberg

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    Casa Editrice: Iperborea - 184 pagine
    Disponibile in formato cartaceo e ebook




  • Genere: Saggi

    Trama:
    Entomologo, affabulatore e audace pensatore, Fredrik Sjöberg ci accompagna in nove viaggi di scoperta seguendo il suo fiuto per le storie d'eccezione che si nascondono dietro i dettagli più marginali. Un'escursione sulle tracce di un tiglio centenario o un nome trovato sul retro di un raro autoscatto di Strindberg diventano il punto di partenza per funamboliche avventure attraverso la storia, la natura, l'arte, tra aneddoti bizzarri e personaggi tanto curiosi quanto sconosciuti, all'insegna di quel gusto per la ricerca e per il "pezzo unico" che lo Sjöberg collezionista sa tradurre in letteratura. Dalla battuta di caccia di Theodore Roosevelt che lanciò il popolare orsacchiotto Teddy Bear alla passione per l'arte che a inizio '900 trasformò un impiegato delle poste di Göteborg in un collezionista d'avanguardia, dall'incontro tra Lenin e la pioniera dell'ambientalismo svedese Anna Lindhagen al ruolo che ha avuto l'invenzione della borsa, nella lontana preistoria, per l'evoluzione umana: di racconto in divagazione ci ritroviamo a osservare il mondo con lo sguardo di uno scienziato-umanista e fine provocatore, che in ogni campo rivendica l'importanza, oggi trascurata o data per scontata, della bellezza. Quella bellezza che di rado si affaccia nella ricerca estetica contemporanea e di cui non si parla mai nelle politiche ambientali, così tese a proteggere la biodiversità da perdere di vista il valore poetico di uno splendido paesaggio. Facendo incontrare natura e cultura nella leggerezza ironica delle sue pagine, Sjöberg ci porta lungo quel crinale, come lo definì Nabokov, che congiunge il versante del sapere scientifico con quello opposto dell'immaginazione artistica.

    Recensione:
    "Perché ci ostiniamo" di Fredrik Sjöberg è la raccolta di nove saggi che ci portano ad affrontare un viaggio attraverso paesaggi sia interiori sia esteriori, nel passato e nel presente. Confesso di non essere mai stata particolarmente attratta dalla letteratura e dal mondo nordici, pertanto non ne conosco molto, anzi, direi molto poco. Forse per questo motivo, iniziando la lettura di questo testo, mi sono trovata in imbarazzo: la sensazione era quella di leggere un catalogo dell'IKEA; siccome sono solita reprimere i preconcetti, ho scelto di cogliere la narrazione più che i nomi, in tal modo la lettura è risultata, oltre che piacevole, a tratti divertente. Trovo che sia estremamente difficile inquadrare il testo in una tipologia definita: un buon saggio dovrebbe, nel suo formato, essere basato sui fatti e anche personalizzato. "Perché ci ostiniamo" ha qualcosa in più: coinvolge il lettore in viaggi che definirei concitati tra il geografico, lo storico e il filosofico, con l'obiettivo di trovare e persino ritrarre uno dei più grandi doni della vita, vale a dire la bellezza, con un ragionamento sia scientifico sia umanistico.
    La bellezza di questa vita è attribuita a cose molto diverse, come fotografie, insetti, uccelli, valli discendenti, e tante altre. Ogni saggio rappresenta la costante sete di conoscenza, dell'autore che porta avanti il discorso costantemente accompagnato da un uso brillante del linguaggio che tratta la serietà della vita, ma anche le sue gioie.
    Sul piano più serio, ci sono le questioni nucleari, le dissertazioni relative all'affair Madagascar che nel XVIII secolo coinvolse politica e pirateria, le memorie del padre dell'autore, un fotografo di talento recentemente scomparso. Vi sono anche momenti più leggeri e arricchiti di aneddoti, divertente è la storia del ritorno del castoro in città, la convinzione che per Lenin sarebbe stato meglio sostituire falce e martello con retino per farfalle e cavatappi, e il rocambolesco tour di una fotografia di August Strindberg.
    L'autoriflessività è una grande dote dell'autore che, con un sottile umorismo, tratta esperienze più o meno complesse sia dal livello professionale sia da quello privato. La premura dell'Autore sta nello spiegarci come sia arte il raffigurare uccelli (è il cogliere l'attimo) oppure come un hobby esasperato (più precisamente il collezionismo ) possa creare attrito nella coppia e compete, per quanto riguarda il catalizzare l'attenzione, con la visione desolata di Moberg del futuro della campagna svedese contrapposta alla progettazione di spazi verdi nelle aree urbane.
    Arte, viaggi, natura e, naturalmente, la parola scritta sono la spina dorsale dei saggi.
    Dopo ogni saggio, il lettore ha la sensazione di aver imparato qualcosa di nuovo, qualcosa di eccitante. I personaggi del libro sembrano essere un po' come l'autore stesso: viaggiatori e collezionisti curiosi.
    Non si sa mai dove l'autore ci porti, un particolare che in un primo momento sembra essere insignificante, in seguito si rivela essere centrale per la storia.
    I saggi di Sjöberg sono come storie deliberatamente meditate, le immagini della sua infanzia costituiscono una sorta di cornice del libro, che è anche logicamente conclusa con un bellissimo testo di addio al padre.
    In una battuta riferita all'essenza, dice che il saggista "dovrebbe mirare a un lettore istruito ma disinteressato".
    Anche se non penso che sia una preoccupazione che guida il lettore di testi di oggi, a volte mi chiedo se non siamo una folla in calo. Le persone che sono interessate a prove e processi sono poco influenzate dall'ossigeno in un clima politico e culturale, dove la condizionalità e le abitudini ideologiche sembrano dominare. L'essenza può forse servire come luogo di rifugio.
    Ciò che caratterizza il saggista Sjöberg è un tono e un'attitudine che caratterizza i testi indipendentemente dall'argomento, a volte è un po' energico, altre volte divertente, ma è fondato su basi serie che danno il senso della sua profondità.
    Come una parafrasi di un preventivo senza tempo, si potrebbe finire con le parole: mai prima d'ora, testi brevi hanno significato così tanto per alcune grandi questioni della vita.
    E' un testo che vale la pena leggere, se c'è interesse in un lavoro di ricerca dell'essenza del vivere.
    (Luisa Debenedetti)



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