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Echi di liriche dagli universi trascurati
di Federica Chiarentini e Sara Silvestrini

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    Casa Editrice: Robin - 152 pagine
    Formati disponibili: cartaceo




  • Genere: Poesia

    Trama:
    Una serie di componimenti che esprime il punto di vista, il disagio ma anche la volontà di riscatto di tutte quelle categorie umane e non umane che sono sempre state schiacciate e subordinate dal dominio gerarchico di un gruppo socioculturale sull'altro. Dalla guerra allo sfruttamento sul lavoro, dalla mercificazione dei rapporti umani all'incompleta emancipazione delle soggettività LGBT+, dall'oppressione del modello capitalista alla violenza sulle donne. Spesso il linguaggio poetico è intrinsecamente spinto a mettersi dalla parte della negazione, a fianco di tutto ciò che è assente, dalla parte di tutti coloro che "non esistono", invisibili agli occhi di una società attenta solo al calcolo e al profitto, a ciò che conviene da un punto di vista meramente economico che quasi mai coincide con ciò che conta in termini di qualità della vita, dei rapporti sociali, dei legami con la natura e dell'estetica, andando anzi a minacciare la stessa sopravvivenza della nostra come delle altre specie. Questi assenti rappresentano la contraddizione del sistema pronta a farsi antitesi. Così questa raccolta si propone di dare voce ai rinnegati, agli emarginati, ai subordinati, a tutti quegli universi trascurati che assillano la Storia "come la sua possibilità più vietata". Le fotografie che accompagnano le poesie arricchiscono l'opera.

    Recensione:
    "Echi di liriche dagli universi trascurati", di Federica Chiarentini e Sara Silvestrini, è una silloge che raccoglie componimenti che non sono esibizioni letterarie, né metafore vuote, bensì versi che trafiggono, elevano la parola, rivelano quanto gli esseri umani siano diventati ciechi.
    La sfida che lanciano le due Autrici è quella di un ritorno all'umano, alla lievità emotiva, ma anche alle profondità esistenziali per una rifondazione dell'impegno e della relazione che travolga il tempo e lo riproponga sotto la formula dell'uomo antico nel moderno ritrovato.
    Nei versi troviamo l'esigenza di scuotere l'indifferenza, le glaciali cristallizzazioni del contemporaneo, il cuore digitale che va imponendo quella società artificiale dove rischiamo di finire sottomessi.
    Ci sono, inoltre, le amare delusioni, le cadute e i dolori, ma anche il senso di un compiuto che deve sapersi elevare chiudendo i conti e salpando verso nuove mete, che ai giovani non possiamo non offrire.
    Può la politica ispirare la poesia? E può la poesia curare la politica? Ebbene sì, la poesia ispira la vita e poiché sale dal profondo dovrebbe guidare la vita, ne abbiamo un bisogno smisurato.
    Sensibili poetesse, le Autrici si approcciano al mondo degli uomini nella sua interezza, evidenziandone le mancanze, con la purezza di un animo fanciullo e con la consapevolezza di donne fortemente impegnate nel sociale, capaci di battersi contro ogni sorta di sopruso. Le loro armi di difesa sono i versi liberi, non imbrigliati da rime, che illuminano la mente del lettore, orientandolo in quel guazzabuglio di percorsi, spesso devianti, che fagocitano la nostra umanità dolente.
    Questa poesia è costantemente un grido di denuncia delle sopraffazioni, una voce coinvolgente che sa di amore per il prossimo e di voglia di rigenerazione; è una voce che, se da una parte commuove, dall'altra richiama al dissenso, all'impegno civile, ad alzarsi dalle poltrone comode dove ci hanno anestetizzato per tornare a quegli ideali che non dovrebbero avere scadenza. Questo dovrebbe essere il compito degli intellettuali, soprattutto dei poeti, che sembra abbiano perduto totalmente il fine rivoluzionario, il cui mezzo è la parola.
    In quest'opera è dunque evidente la vocazione senz'altro civile, nell'accezione alta del termine, che si manifesta in una scrittura che è, sì, lucidità di ragionamento e testimonianza, concretezza e denuncia, ma anche continua ricerca di stile, lavorìo sul linguaggio e sulle sue possibilità, sulla tensione che si accumula nel verso lungo o che si scarica di getto nella brevità dei testi più icastici.
    Quella di cui stiamo parlando è una poesia che analizza e squaderna il Sistema dall'interno per denunciarne i margini – culturali e retorici - di implosione e credibilità. Questa è un'ulteriore sfida, ed è una sfida che non si adagia sugli allori del "politicamente corretto" e del suo prevedibile linguaggio, né ammicca troppo scopertamente a sinistra, come ha invece fatto spesso la poesia sociale del passato: sebbene da molte liriche si possa intuire l'impegno delle Autrici in direzione di battaglie da sempre condivise dalla sinistra, si pensi alla tematica "femminile", alle liriche dedicate all'immigrazione, ai problemi legati al lavoro (o alla sua mancanza) o al rispetto dei diritti civili sempre più spesso calpestati.
    E, non ultima, la guerra come negazione della vita.
    E' altresì vero che la poesia non appare mai organica all'"ortodossia", ma piuttosto si mostra complice dell'asprezza di una situazione o di un ragionamento.
    E in un certo qual modo anche i rari testi in cui traspare una qualche componente autobiografica, quelli ad esempio di argomento memoriale e sentimentale, non fanno sconti (né a chi scrive né ai suoi compagni di viaggio): non c'è spazio per l'euforia o l'elegia tout court, tantomeno per la rivendicazione fiera o "piagnona"; tutto è filtrato da una sana disillusione storica e personale, a volte di genere o addirittura di classe, che non cede mai alla tentazione monotematica o monocromatica. Il tutto è accompagnato da una costante ricerca formale che si esercita sia sul versante strettamente materico e "quantitativo" della poesia, si va da composizioni elaborate e dall'evidente cursus prosastico a testi più brevi e ritmicamente scanditi, sia sul fronte del linguaggio poetico, della forma e sostanza dell'espressione lirica, che recupera e miscela tanto la compattezza di un lessico sorvegliato quanto la muscolarità del discorso contemporaneo, non escludendo né il registro colloquiale né frammenti di terminologia specialistica. In effetti, per concludere, proprio il linguaggio denso e molteplice, prosastico e variegato nei generi, mette in luce l'originalità e la vivacità della riflessione lirica delle Autrici che esibiscono una lucidità e una maturità di scrittura invidiabile, un volontarismo intellettuale che è acceso entusiasmo, alla greca, un coinvolgimento radicale che in ultima analisi sembra credere ancora nella forza della poesia; una forza che forse non raggiunge più, e magari non ha mai raggiunto, il grande pubblico, ma che ancora fa sentire tutta la coerenza e la purezza di una voce e di un canto appassionati.
    (Luisa Debenedetti)

    Citazioni da questo libro:
    Siamo la voce degli inaccolti
    i vostri incubi recintati e stravolti
    i reietti, quei fantasmi
    in cimiteri sconsacrati
    i vagabondi e i solitari
    a cui usate invidiar la libertà
    in cambio di un tozzo di pane
    e uno straccio di cuore che non volete rammendare.
    (da "Siamo")

    E delle avanguardie dell'umanità
    e della legge morale
    non rimarranno che i resti
    e il rischio di estinguere
    la nostra e le altre specie
    in un delirio antropocentrico
    di esseri umani onnipotenti
    da parte di chi si convince
    del suo presunto primato sulla Terra,
    nell'ecatombe di una catastrofe nucleare.
    (da "L'(ir)razionalità del reale")


    Della stessa autrice:
    Transiti e (ri)evoluzioni



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