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Transiti e (ri)evoluzioni
di Federica Chiarentini

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    Casa Editrice: Kimerik - 118 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Poesia

    Trama:
    Questa raccolta poetica vuole esprimere una dimensione votata alla riflessione e all'osservazione dell'evolversi del mondo, di situazioni ed eventi che tendono a ripetersi ineluttabilmente, ove l'elemento spirituale e la meditazione sul senso dell'essere e sull'avanzamento o progresso nell'essenza dell'esistenza accompagna e insieme accoglie ogni verso, colma della sua stessa impellente attesa, così come della portata del suo martellante e indefinito quesito. Le poesie sono dedicate a svariate tematiche: il rapporto tra materia e spirito, corpo e anima, la ciclicità del tempo per cui tutto ritorna, sebbene un po' modificato, non mancano riflessioni sull'attuale periodo storico che, carico di disillusione e sfiducia, porta con sé il sogno di un modello libertario, comunitario e alternativo, privo di comandanti e autoritarismi, in cui a dominare siano solidarietà, cooperazione, fratellanza; e ancora: il rapporto devastante fra l'uomo e la macchina, in un continuo tendere del primo, frustrato, verso la seconda, impossibile da eguagliare. Questa dinamica rimanda direttamente al mondo di progresso che stiamo vivendo, in campo informatico soprattutto, in termini addirittura di intelligenze artificiali. Nella realtà contemporanea, la macchina, da ausilio per l'uomo, è diventata essa stessa dominatrice della specie umana, divenuta a sua volta ausiliaria. Non mancano, inoltre, liriche dai toni intimi che la poetessa dedica ad affetti familiari. Lo stile impiegato è criptico ma puntuale, schietto e breve nei suoi versi taglienti.

    Recensione:
    "Transiti e (Ri)Evoluzioni" di Federica Chiarentini è una silloge che, a mio parere, ha la caratteristica dell'eterogeneità che trova puntuale conferma, come se i versi fossero frutto - e probabilmente lo sono - di sensazioni ed emozioni nate in epoche diverse, non ricercate, totalmente spontanee. Questo per quanto concerne i contenuti, ma per quanto riguarda la forma, la struttura, cosa posso dire? Credo che volutamente non ci sia la ricerca della semplicità di espressione, ma le poesie, senza arrivare a essere del tutto criptiche, non sono immediatamente comprensibili, e questo è anche un bene, perché così il lettore è costretto a soffermarsi per le opportune riflessioni. C'è anche una ricerca degli effetti, per così dire, speciali come ad esempio l'utilizzo dell'iniziale maiuscola per dar risalto ad alcune parole all'interno dei versi.
    Federica Chiarentini porta sulla pagina, con una ben determinata modalità linguistica, quella parte di realtà che la "impressiona" evidenziando un realismo autografato tutto personale, sembra rendersi conto della necessità di una nuova lingua atta ad esprimere la contemporaneità e ciò che l'uomo sperimenta nello sviluppo del suo stesso pensiero, dal punto di vista sociopolitico, e ecologista, scientifico e tecnologico: se da una parte è necessario tenere stretta a sé la propria umanità, intesa come elemento che ha radici evolutive ben precise, dall'altra è necessario penetrare nell'oggi scientifico e nei nuovi paradigmi proposti dalle nuove interpretazioni della realtà che la scienza propone nel suo procedere. Nei versi della Chiarentini trovo l'anelito, spesso compulsivo, a forzare per espandersi in diversi fraseggi che possano rendere giustizia a un mondo in rapido cambiamento, a ogni livello.
    La Chiarentini fa parte di quei poeti che non si arrendono davanti all'evidenza del fallimento della poesia nella società contemporanea e cavalca versi la cui incertezza semantica è la loro stessa forza, come in una sorta di principio di indeterminazione tra semantica e forza espressiva: siamo di fronte a un sistema poetico, a mio avviso destinato a diventare uno dei passaggi possibili verso nuovi campi mentali, adatti a descrivere, nella visione d'insieme, le nebbie che avvolgono i paesaggi socio-politici contemporanei.
    E' un esempio di poesia volontariamente ed esplicitamente impegnata, raramente in situazioni diverse un messaggio tanto schierato contro un sistema dominante, può risultare altrettanto forte, altrettanto dirompente, questo perché si tratta di poesia di per sé scandalosa, di per sé rivoluzionaria, questa poesia è "di per sé". E quando è vera poesia, il "di per sé" può cambiare le cose anche se, purtroppo, parla a un pubblico limitato.
    Soprattutto nella prima metà della silloge, la narrazione poetica si dipana attraverso la lente di uno sguardo assuefatto e una perizia linguistica che raccontano il dilagare della tecnica: l'uomo ridotto a funzione nel sistema capitalistico, assoggettato al mondo delle macchine e a una classe dirigente che vive in nome del profitto e del proprio ego. Quella che l'Autrice presenta in questi suoi testi è una "disumanità'" che non si ribella, non è più in grado di farlo: perché ha introiettato il pensiero della classe dominante, perché il lavoro toglie il sonno e ruba il sogno, e, dunque, l'immaginazione che è un grimaldello cognitivo indispensabile per ripensare a un nuovo modello di organizzazione sociale.
    E' una poetica che rompe l'ovvio, l'ordinario pensare, a volte versi e ritmi diventano serrati, la parola acquista nuove profonde sfumature, a tratti il dolore e il disincanto vengono interrogati con perizia e poi rielaborati alla propria realtà. Nessuna nostalgia, la vita rinasce e modifica e ci mette di fronte alla verità, anche quella più cruda; per contrappeso, vi sono versi, in un'ipotetica seconda parte, in cui pare che l'Autrice occhieggi alle proprie spalle nella certezza che tutto torni, anche la fine e, dunque, tutto riparta, ciò che è stato ce lo ritroveremo davanti come antico e nuovo sguado necessario, come si trattasse di qualcosa di già visto, come ad esempio l'amore e gli affetti familiari, ma inevitabilmente immerso in nuovi paradigmi e rinnovato dall'anima della poetessa.
    In breve: libro di denunce e riflessioni, con una cifra stilistica a volte esorbitante in cui però non si entra subito perché la scrittura non è e non vuole essere immediatamente decifrabile, aspirando ad una certa "oscurità" creativa del linguaggio, ad una certa sperimentazione verbale che però tende a "complicare", sempre con volontà di sperimentare la poesia, quale forma di resistenza all'odierna "civiltà della prestazione", alla barbarie e al disincanto.
    Perché la poesia, perché i poeti devono aiutarci a muoverci nel mondo e per il mondo consapevolmente, da animali politici come anche morali.
    (Luisa Debenedetti)

    Citazioni da questo libro:
    "Io dileguo il mio essere
    catturato dall'unico mio anfratto vitale
    immesso nel loro Artificio
    antibiotico,
    inesistenziale,
    nel mezzo della guerra scatenata
    dal progresso - preistorico
    barbarico - alla vita."
    (Da "Spazio blu")

    "siamo tacita spiaggia
    esposta agli andamenti dell'onde."
    (Da "L'anti-Hegel")

    "Sorridi anima mia;
    Perché solo se tu sorridi
    mi doni la gioia della vita."
    (Da "Sorridi (2004)")

    "Dorme e si posa il guerriero
    di nessuna guerra,
    il perdente dell'ultima
    come della prima ora."
    (Da "Dorme e si posa")

    Della stessa autrice:
    Echi di liriche dagli universi trascurati



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