Genere: Noir

Trama:
E' la vigilia di Natale e a Roma si annuncia una storica nevicata. L'ex giornalista Marco Paraldi riceve nella sua vineria dietro Campo de' Fiori la visita di Nazareno Balani, l'anziano capo della tipografia del giornale dove, tanti anni prima, ha cominciato a esercitare la professione. L'uomo è disperato per la scomparsa del figlio Max: i carabinieri, con malcelato scetticismo, hanno raccolto la sua denuncia promettendo di indagare, ma Balani, non fidandosi, chiede aiuto a Paraldi. Max fa l'autista per un deputato dalla reputazione dubbia, Pino Pignataro, che milita nel piccolo partito fondato da Gianfranco Cannone, vecchio pescecane della politica italiana. Per Paraldi è l'occasione di tornare a fare il cronista, anche stavolta accompagnato da Chicca, la principessina romana di vent'anni più giovane innamorata di lui. Insieme attraversano una Roma popolata da cardinali che bevono solo champagne e ministri corrotti, cinici faccendieri, killer spietati e romantici clochard. In questa nuova, appassionante inchiesta del cronista vinaio, Roncone guida il lettore tra i luoghi più oscuri della Capitale, dove il bene e il male sono amministrati dalla stessa violenza.

Recensione:
Amaro, graffiante, senza sconti: "Il potere di uccidere", il nuovo noir di Fabrizio Roncone, prende il lettore e lo trasporta in una Roma autenticamente ipocrita, indifferente, fatta di uomini e donne: gli animali peggiori che camminino sulla terra.
La penna dell'autore è capace di descrizioni precise, ma che lasciano correre l'immaginazione, per un teatro degli eventi tridimensionale. Da inviato speciale del "Corriere della Sera", Roncone ha una scrittura consapevole, capace di creare una trama nella quale si sta dentro di testa e di pancia, grazie all'uso del tempo presente che, unito alla terza persona, fa sì che il lettore viva la storia passo dopo passo. Non è qualcosa che è accaduto e ci viene raccontato, no, le azioni si svolgono al momento, le si vive in prima battuta, immersi nella storia, con una prospettiva vicinissima, seguendo e ascoltando i personaggi come se fossimo seduti sulle loro spalle.
Curiosità, interesse, sorprese. Capitolo dopo capitolo viviamo la corruzione, la disonestà, le cattiverie, gli intrallazzi, tutto lo sporco che si nasconde sotto i tappeti delle belle facciate, della ricchezza e di quel privilegio che dà anche il potere di uccidere.
Nella Roma dell'autore, più reale di quanto ci piace immaginare, i senzatetto vengono bruciati nelle notti fredde che portano al Natale, mentre nei palazzi si fanno aste per giocare al Mercante in Fiera. Politici si arrabattano tra strisce di coca, amanti e fondi nascosti; Babbi Natale fasulli chiedono regali invece di portarli; un uomo scompare nell'indifferenza insofferente di tutti, lasciando un padre a disperarsi da solo. E' proprio questo padre che trascina in una storia complicata il protagonista Paraldi, oste che mai ha dimenticato di essere un giornalista, che vorrebbe fregarsene di tutto e di tutti ma che, ancora una volta, si lascia coinvolgere.
Paraldi lo abbiamo conosciuto nell'opera precedente di Roncone: "Non farmi male". Di lui apprezziamo le umane distonie, le insicurezze e quell'essere stronzo che protegge un animo che non vuole soffrire. Un personaggio imperfetto e carismatico, affiancato da amici altrettanto peculiari, ma solidi, sui quali si può sempre contare: scorretti il tanto che serve per portare un po' di equità in una città infame e dura, che schiaccia chi non sa prenderla di petto e, quando serve, a sprangate.
Presente, mai rassegnata e sempre resiliente lei, Chicca, personaggio femminile che, da spalla, si prende tutto lo spazio che merita, divenendo protagonista, consegnando al lettore una quota di dolcezza, attenzione e presenza che è un balsamo tra tante brutture.
La storia procede spedita, con un ritmo dinamico dove c'è tutto quello che serve e niente di superfluo. Nel libro anche le ricette e le capacità culinarie di Paraldi hanno un senso e si leggono con piacere, restituendoci la normalità quando tutto appare folle e privo di senso.
Indagini non ufficiali che vanno di parallelo, ma senza mischiarsi con quelle degli inquirenti, professionisti che l'autore ci mostra competenti, attenti nel lavoro, che vanno avanti quando gli viene detto di fermarsi, che osservano attenti quando gli viene suggerito di guardare da un'altra parte, che fanno e arrivano dove possono.
Il bello del libro è che ci sono personaggi positivi, che sempre percepiamo così, anche quando fanno cose cattive e personaggi negativi, che mostrano il peggio. Tutti chiaramente distinguibili e centrati.
Tra le pagine non troverete una giustizia assoluta, ma imperfetta, parziale, terrena. C'è molto su cui riflettere, dal ruolo dei politici che, col passare del tempo sono sempre più improvvisati che professionali, alle persone comuni perse nei loro piccoli sogni, che possono portare ad atti meschini e grandi tragedie. Non c'è un felice finale, perché così è la vita, ma c'è una fine che dice pur tacendo, che è amara e commovente, che in parte soddisfa e ci ricorda che esistere è una lotta.
Un romanzo con temi importanti, reso con una scorrevolezza che appartiene a tutti, per una lettura che vi consiglio.
(Tatiana Vanini)


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Non farmi male

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