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Mastro Titta e l'accusa del sangue
di Nicola Verde

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    Casa Editrice: Frilli - 260 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Romanzo storico

    Trama:
    Roma gennaio 1869: Giambattista Bugatti detta le sue memorie allo scrittore Ernesto Mezzabotta. Roma, inverno 1859. La scomparsa di un neonato, figlio di un ufficiale francese, fa temere un nuovo "caso Mortara". Il bambino, infatti, nato ebreo, è stato sottoposto a un "battesimo forzato" dalla sua balia. Rapito, dunque, dai gendarmi pontifici e condotto nella casa dei catecumeni perché venga allevato nella fede cristiana? Siamo nel momento più delicato in cui si sta decidendo l'alleanza franco-piemontese contro l'Austria, che c'entri, quindi, la "longa manus" di una delle due potenze, prossime alleate, per screditare lo stato pontificio affinché Napoleone III possa schierarsi senza suscitare le ire e lo sdegno dei cattolici europei? Oppure, si tratta, più semplicemente, della fuga della giovane nutrice proprio per sottrarre il neonato alle "grinfie" pontificie? Ma quando il bambino e la balia verranno trovati trucidati, omicidi ai quali ne seguiranno altri, a quelle prime ipotesi se ne dovranno aggiungere altre. Gelosia? Oppure si deve dar credito a "l'accusa del sangue", il mito secondo il quale gli ebrei userebbero il sangue dei bambini cristiani per scopi rituali? O le ragioni di quel "furore assassino", risiedono altrove? Anche in questo caso Giambattista Bugatti, Mastro Titta, il famoso boia papalino, e i suoi due amici, Amilcare Laudadio, ispettore di polizia di Borgo, e Giuseppe Marocco d'Imola, poeta e tornitore, sono coinvolti per sciogliere il mistero. Il nuovo avvincente romanzo di un autore che sta portando alla ribalta una Roma ottocentesca sconosciuta, buia, sporca, puzzolente e addormentata, ma assolutamente fascinosa, incantevole e seducente.

    Recensione:
    Un giallo storico avvolgente, un mistero nella spirale del tempo. "Mastro Titta e l'accusa del sangue" è una lettura che porta lontano, in una Roma agitata, in un Italia diversa, in una dimensione che ci piacerebbe dire che non è più, eppure tanti richiami, echi e nuvole le possiamo sentire anche oggi.
    La trama è un ricordo del protagonista proposto al presente: Mastro Titta, anziano, racconta le sue gesta più avvincenti. Abbandoniamo lo studio dove le sue memorie vengono raccolte e lo ritroviamo pronto all'azione, in un intrigo dalle tante sfumature e dai tanti sapori.
    La scrittura di Verde è scorrevole, altamente descrittiva, capace di rendere reale il tetro delle vicende. Roma appare al lettore tridimensionale, coi suoni, gli odori di allora. Il dialetto che contamina certi dialoghi, come anche la discesa nel francese tra i dignitari più importanti, non inficia la comprensione ma dà a tutto una nota ancora più vera, per un giallo che mescola con sapienza verità e fantasia, storia e mistero.
    Una donna e il bimbo a lei affidato sono scomparsi: dove sono, quale sorte gli è toccata e soprattutto perché non si trovano? Potrebbe sembrare una storia come tante, una vicenda ai margini. Strabiliante è scoprire quanto ci possa essere dietro, quanti e quali interessi possano entrare in gioco e in causa, perché un tempo tutto poteva condursi alla politica, a venti di guerra, a giochi di specchi per fini che sono altri.
    I personaggi con i quali ci confrontiamo sono tutti creati con cura e spessore. Non solo Mastro Titta, ombrellaio e boia, rappresenta una figura attraente, ma anche le altre che girano intorno a lui, hanno la loro specifica ragion d'essere. Sono personaggi che soffrono, tramano, cercano, mossi da interesse, moventi occulti e segreti, passione, crudeltà e amore. Sono uomini e donne nei quali possiamo trovare qualcosa di noi, non è difficile "vederli" e percepirli.
    La scomparsa e la ricerca dell'infante che è radice della trama, è imprescindibilmente legata alla storia che si muove nell'Italia del 1859: equilibri precari tra il Papa re e la corte di prelati, il Piemonte di Cavour, la Francia di Napoleone III e l'Austria sono una bilancia che un giorno pende verso la guerra, un altro alla pace, e i burattinai possono fare di tutto per tirare i fili che preferiscono, anche far sparire un bambino. Il piccolo scomparso è ebreo, la donna che lo ha portato con sé cristiana, quanto può scatenare questa speciale alchimia? Facile arringare la folla, indirizzare paure, timori, invidie e rabbia verso gli ebrei, ghettizzati, ostracizzati, guardati con indifferenza. Un qualcosa che c'era allora e che, come un'onda, torna periodicamente, come una brace mai spenta, che aspetta solo un piccolo ramoscello per tornare a divampare.
    "Mastro Titta e l'accusa del sangue" è una lettura avvolgente, immersiva, che fa percepire la tensione che alberga nelle stanze dei palazzi e dilaga nelle strade. Dubbi, segreti e bugie, si dipanano tra i capitoli, mentre il mistero resta sempre ben presente accanto alle mille implicazioni che ci possono essere dietro. E se invece tutto fosse molto più semplice? Sarebbe meno terribile? Scopritelo, lasciandovi avvolgere dalla storia di Nicola Verde.
    (Tatiana Vanini)

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